Corriere della Sera
Ed. del 14.08.2011 - pag. 29
Giuseppe Remuzzi
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Il racconto
Se uno potesse scegliere quando ammalarsi certo dovrebbe evitare l’agosto. Medici in ferie, servizi che se va bene funzionano a metà, meno posti negli Ospedali. E al Sud a detta di tutti è anche peggio. Peccato che in vacanza di solito si va al Sud, e così d’agosto c’è sempre qualcuno che chiede aiuto: «Come posso fare? A chi rivolgermi? Qui non conosco nessuno, questo Ospedale va bene?». Insomma, se ti succede qualcosa lontano da casa non sai a che santo votarti. Non solo, ma fra luoghi comuni e notizie di cattiva sanità la gente non si fida degli Ospedali del Sud. Quest’anno è la volta di Carla, sua figlia è in vacanza in Sicilia da un’amica. «Tutto benissimo – mi dice al telefono - fino qualche giorno fa, poi di colpo Silvia sta male, febbre alta, 39 e anche 40, brividi, vomita di continuo anche l’acqua Cosa faccio?».
«Dille che prenda un aereo e torni a Milano poi vediamo». Non si può, Silvia non si regge in piedi. E adesso? Lì per lì al telefono non so che pesci prendere «...un momento forse una soluzione c’è, un medico bravissimo, il numero di cellulare dovrei averlo, speriamo non sia in vacanza, fra l’altro il suo Ospedale è vicinissimo alla casa dell’amica di Silvia».
Chiamo, il mio amico è al lavoro, gli spiego tutto: «Non preoccuparti - mi dice - faccio io». Sono le quattro del pomeriggio. Mezz’ora dopo Silvia è da lui all’Ospedale di Acireale. Fanno prima gli esami poi le mettono la flebo, giusto, va idratata, non beve da tre giorni. Alle cinque sappiamo che Silvia ha segni una infezione batterica. È una cosa seria, si guarisce a patto di trovare l’origine dell’infezione. Radiografia del torace ed ecografia dell’addome non rivelano focolai d’infezione. «Avete fatto emoculture?» chiedo (è importante per sapere se ci siano germi nel sangue e quali germi). «Sì, abbiamo fatto la prima, le altre due le faremo entro un’ora». Impeccabile. La domanda successiva forse non dovrei farla ma la faccio lo stesso: «Sono bravi i vostri microbiologi?». «Sono molto bravi» mi dicono. Alle sei la portano dal cardiologo per un’ecografia del cuore visto che da piccola Silvia era stata operata di un difetto congenito. Segni di infezione alle valvole del cuore non ce ne sono. Sarebbe stato un grosso guaio, l’averlo escluso rende tutto più semplice. Alle sette di sera ci sono i risultati di tutti gli altri esami inclusi gli ormoni tiroidei. Pure? Sì, Silvia qualche hanno prima aveva sofferto di tiroide e i medici hanno voluto accertarsi che fosse tutto in ordine. Questa degli ormoni tiroidei dosati nel giro di due ore all’Ospedale di Acireale una sera d’agosto proprio non me l’aspettavo. Si comincia una cura antibiotica empirica in attesa dell’esito delle colture (per quello ci vorrà qualche giorno, i germi per crescere hanno i loro tempi). Nel giro una settimana Silvia sta bene. Sono arrivati a capo di tutto: tipo di germe e fonte d’infezione e l’hanno fatto a tempo di record.
Chi avrà la pazienza di leggere queste righe potrebbe obiettare che il bravo dottore che si è occupato di Silvia era un amico e questo cambia tutto («Ai comuni mortali non succede» mi dice Carla passato lo spavento). Un po’ è vero, ma l’organizzazione non si improvvisa. Quello che hanno fatto all’Ospedale Acireale in poche ore una sera d’agosto lo si dovrebbe poter fare dappertutto, al Sud e anche a Roma e a Milano. Ma ce ne sono altri al Sud di Ospedali come quello di Acireale? Probabilmente sì. E ce ne potrebbero essere molti di più se chi ha la responsabilità di scegliere medici e infermieri per quegli Ospedali scegliesse quelli giusti, senza curarsi degli interessi di bottega o di compiacere il politico di turno.
«Dille che prenda un aereo e torni a Milano poi vediamo». Non si può, Silvia non si regge in piedi. E adesso? Lì per lì al telefono non so che pesci prendere «...un momento forse una soluzione c’è, un medico bravissimo, il numero di cellulare dovrei averlo, speriamo non sia in vacanza, fra l’altro il suo Ospedale è vicinissimo alla casa dell’amica di Silvia».
Chiamo, il mio amico è al lavoro, gli spiego tutto: «Non preoccuparti - mi dice - faccio io». Sono le quattro del pomeriggio. Mezz’ora dopo Silvia è da lui all’Ospedale di Acireale. Fanno prima gli esami poi le mettono la flebo, giusto, va idratata, non beve da tre giorni. Alle cinque sappiamo che Silvia ha segni una infezione batterica. È una cosa seria, si guarisce a patto di trovare l’origine dell’infezione. Radiografia del torace ed ecografia dell’addome non rivelano focolai d’infezione. «Avete fatto emoculture?» chiedo (è importante per sapere se ci siano germi nel sangue e quali germi). «Sì, abbiamo fatto la prima, le altre due le faremo entro un’ora». Impeccabile. La domanda successiva forse non dovrei farla ma la faccio lo stesso: «Sono bravi i vostri microbiologi?». «Sono molto bravi» mi dicono. Alle sei la portano dal cardiologo per un’ecografia del cuore visto che da piccola Silvia era stata operata di un difetto congenito. Segni di infezione alle valvole del cuore non ce ne sono. Sarebbe stato un grosso guaio, l’averlo escluso rende tutto più semplice. Alle sette di sera ci sono i risultati di tutti gli altri esami inclusi gli ormoni tiroidei. Pure? Sì, Silvia qualche hanno prima aveva sofferto di tiroide e i medici hanno voluto accertarsi che fosse tutto in ordine. Questa degli ormoni tiroidei dosati nel giro di due ore all’Ospedale di Acireale una sera d’agosto proprio non me l’aspettavo. Si comincia una cura antibiotica empirica in attesa dell’esito delle colture (per quello ci vorrà qualche giorno, i germi per crescere hanno i loro tempi). Nel giro una settimana Silvia sta bene. Sono arrivati a capo di tutto: tipo di germe e fonte d’infezione e l’hanno fatto a tempo di record.
Chi avrà la pazienza di leggere queste righe potrebbe obiettare che il bravo dottore che si è occupato di Silvia era un amico e questo cambia tutto («Ai comuni mortali non succede» mi dice Carla passato lo spavento). Un po’ è vero, ma l’organizzazione non si improvvisa. Quello che hanno fatto all’Ospedale Acireale in poche ore una sera d’agosto lo si dovrebbe poter fare dappertutto, al Sud e anche a Roma e a Milano. Ma ce ne sono altri al Sud di Ospedali come quello di Acireale? Probabilmente sì. E ce ne potrebbero essere molti di più se chi ha la responsabilità di scegliere medici e infermieri per quegli Ospedali scegliesse quelli giusti, senza curarsi degli interessi di bottega o di compiacere il politico di turno.
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