Gazzetta del Sud
Ed. del 10.07.2011 - Messina - pag. 27
Mauro Cucè
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L'Asp ha awiato l'indagine per scoprire come sia possibile che tanti cittadini non siano mai stati registrati dal Servizio sanitario o che defunti risultino in vita
Trentamila "morti-viventi" , troppi gli anelli deboli
Laccoto: «Necessaria una immediata informatizzazione». Formica: «Ennesimo flop della riforma».
MESSINA - Trentamila morti-viventi O viventi-morti. Fate un po’ voi. Quasi il 5% della popolazione della provincia, un’enormità. Un vero esercito di fantasmi che sfugge al nostro Sistema sanitario regionale. Un flop clamoroso della nostra sanità, una falla in un meccanismo che contribuisce ad allargare il buco. Non poteva non provocare reazioni la notizia pubblicata dalla Gazzetta del Sud dei trentamila individui, solo in provincia di Messina, che non sono mai stati registrati dal Ssr (in Sicilia sono nel complesso ben 658.168). In sintesi si tratta di persone che la Sanità regionale non ha mai censito: quindi individuiche per il Sistema sanitario non sono mai nati. O perchéa loro non è mai arrivata la tessera sanitaria o perché si è registrata una falla nei processi di trasferimento dei dati sui sistemi digitali.
Ma c’è anche un altro fronte della stessa vicenda: si tratta dei tanti defunti che non sono mai stati dichiarati tali e che quindi risultano ancora in vita e rappresentano inevitabilmente una spesa. Il meccanismo perverso ha inevitabilmente dei costi: il Ministero della Salute assegna, infatti, 1.700 euro per ogni assistito. Alla Sicilia ne spettano 1.450 per la questione del saldo negativo. Facile comprendere come i non registrati per il Sistema sanitario regionale rappresentino quote ovviamente non assegnate che vanno accantonate nel Fondo sanitario. I morti non comunicati, invece, sono una spesa non corrispondente alla prestazione. Alla notizia, stupito era apparso il direttore generale dell’Asp, Salvatore Giuffrida, che aveva immediatamente annunciato l’avvio di un’indagine per delineare i contorni della vicenda. Ma in realtà i tecnici dell’Asp conoscono da tempo questo problema. A confermalo è uno dei componenti del Collegio dei revisori dei conti, la dott.ssa Gabriella Lo Presti.
«Avevamo avuto qualche sospetto già nei mesi scorsi – ha commentato ieri - ed infatti proprio la settimana scorsa siamo stati al Dipartimento “Cure Primarie”, che si trova nella sede dell’Ospedale Margherita, per verificare gli elenchi dei medici di base e degli assistiti. È chiaro che qualche problema esiste, ma è ancora presto per capire quale anello della catena non funziona o comunque genera questo cortocircuito. Per quanto riguarda, ad esempio, i defunti che risultano ancora in vita, tocca ai comuni trasmettere la comunicazione ai Distretti sanitari. Questi a loro volta devono trasferire le informazioni al Centro meccanizzato di Palermo che poi le manda in automatico alle varie Asp. Ecco, bisogna capire esattamente dove si blocca la trasmissione delle informazioni. Il problema va risolto al più presto, perché è evidente che si genera un danno all’Azienda sanitaria».
Non mancano gli interventi della politica. A cominciare dal presidente della Commissione Sanità dell’ Ars, il deputato messinese Pippo Laccoto. «Bisogna portare avanti l’informatizzazione dell’intero sistema sanitario - sottolinea - altrimenti si rischia di andare incontro a problematiche come questa. Non è possibile che ancora oggi, nel 2012, con i sistemi esistenti, sidebba fronteggiare un problema che è di semplice registrazione di dati. Ed è necessario studiare anche delle sinergie con gli enti locali, per il trasferimento delle informazioni».
Molto critica, invece, la posizione del deputato regionale del Pdl, Santi Formica, vicepresidente dell’Arso «È la conferma che le riforme tanto strombazzate non funzionano. Lo dicono i fani - tuona - mentre si continua a procurare un danno alle Aziende sanitarie. Il direttore generale dell’Asp è stupito? Figuriamoci i cittadini che hanno letto questa notizia. Scoprire che ci sono tanti messinesi non registrati o peggio defunti mai dichiarati tali è una notizia che sorprende. Il problema è che non dovrebbe essere sorpreso il dg dell’Asp che doveva controllare che questo non avvenisse, visto che si procura un danno evidente alla stessa Azienda. Qualcuno, peraltro, dovrebbe spiegare come è possibile che nonostante venga sbandierata da mesi la necessità di tagliare i costi, a danno purtroppo dell’assistenza, ci sono aziende sanitarie, come quella di Messina, che hanno un buco di bilancio enorme. Diciamo la verità: questa è una riforma che non funziona. E devo dare merito all’Ordine dei Medici, presieduto da Giacomo Caudo, che ha posto l’attenzione sul problema dei morti-viventi».
Ma c’è anche un altro fronte della stessa vicenda: si tratta dei tanti defunti che non sono mai stati dichiarati tali e che quindi risultano ancora in vita e rappresentano inevitabilmente una spesa. Il meccanismo perverso ha inevitabilmente dei costi: il Ministero della Salute assegna, infatti, 1.700 euro per ogni assistito. Alla Sicilia ne spettano 1.450 per la questione del saldo negativo. Facile comprendere come i non registrati per il Sistema sanitario regionale rappresentino quote ovviamente non assegnate che vanno accantonate nel Fondo sanitario. I morti non comunicati, invece, sono una spesa non corrispondente alla prestazione. Alla notizia, stupito era apparso il direttore generale dell’Asp, Salvatore Giuffrida, che aveva immediatamente annunciato l’avvio di un’indagine per delineare i contorni della vicenda. Ma in realtà i tecnici dell’Asp conoscono da tempo questo problema. A confermalo è uno dei componenti del Collegio dei revisori dei conti, la dott.ssa Gabriella Lo Presti.
«Avevamo avuto qualche sospetto già nei mesi scorsi – ha commentato ieri - ed infatti proprio la settimana scorsa siamo stati al Dipartimento “Cure Primarie”, che si trova nella sede dell’Ospedale Margherita, per verificare gli elenchi dei medici di base e degli assistiti. È chiaro che qualche problema esiste, ma è ancora presto per capire quale anello della catena non funziona o comunque genera questo cortocircuito. Per quanto riguarda, ad esempio, i defunti che risultano ancora in vita, tocca ai comuni trasmettere la comunicazione ai Distretti sanitari. Questi a loro volta devono trasferire le informazioni al Centro meccanizzato di Palermo che poi le manda in automatico alle varie Asp. Ecco, bisogna capire esattamente dove si blocca la trasmissione delle informazioni. Il problema va risolto al più presto, perché è evidente che si genera un danno all’Azienda sanitaria».
Non mancano gli interventi della politica. A cominciare dal presidente della Commissione Sanità dell’ Ars, il deputato messinese Pippo Laccoto. «Bisogna portare avanti l’informatizzazione dell’intero sistema sanitario - sottolinea - altrimenti si rischia di andare incontro a problematiche come questa. Non è possibile che ancora oggi, nel 2012, con i sistemi esistenti, sidebba fronteggiare un problema che è di semplice registrazione di dati. Ed è necessario studiare anche delle sinergie con gli enti locali, per il trasferimento delle informazioni».
Molto critica, invece, la posizione del deputato regionale del Pdl, Santi Formica, vicepresidente dell’Arso «È la conferma che le riforme tanto strombazzate non funzionano. Lo dicono i fani - tuona - mentre si continua a procurare un danno alle Aziende sanitarie. Il direttore generale dell’Asp è stupito? Figuriamoci i cittadini che hanno letto questa notizia. Scoprire che ci sono tanti messinesi non registrati o peggio defunti mai dichiarati tali è una notizia che sorprende. Il problema è che non dovrebbe essere sorpreso il dg dell’Asp che doveva controllare che questo non avvenisse, visto che si procura un danno evidente alla stessa Azienda. Qualcuno, peraltro, dovrebbe spiegare come è possibile che nonostante venga sbandierata da mesi la necessità di tagliare i costi, a danno purtroppo dell’assistenza, ci sono aziende sanitarie, come quella di Messina, che hanno un buco di bilancio enorme. Diciamo la verità: questa è una riforma che non funziona. E devo dare merito all’Ordine dei Medici, presieduto da Giacomo Caudo, che ha posto l’attenzione sul problema dei morti-viventi».
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