Sole 24Ore
Ed. del 22.07.2011 - pag.
Paolo Del Bufalo
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Allarme agli «Stati generali»
«Così muore il servizio pubblico», è l’allarme che 23 sigle sindacali di medici e dirigenti del Ssn riunite per la prima volta ieri a Roma negli «Stati generali della sanità» hanno lanciato contro la manovra. E hanno subito trovato sponda nelle Regioni con cui apriranno tavoli tecnici per difendere il sistema universalistico.
La protesta dei dottori non è solo per il maxi-taglio alle buste paga legato al blocco di contratti e convenzioni: circa 30mila euro in media ognuno tra stipendi, previdenza e perdita del potere di acquisto. I sindacati puntano il dito anche contro il blocco del turn over, esplicito nelle Regioni con piano di rientro, ma inevitabile nelle altre, costrette a tagli pesanti della spesa per il personale.
Ciò ha come conseguenza l’indebolimento soprattutto della prima linea dell’assistenza, l’emergenza-urgenza e l’allungamento delle liste d’attesa a favore del privato. Allarme anche dai medici di medicina generale: il blocco degli stipendi, ha detto Giacomo Milillo, segretario dei generalisti della Fimmg, porta un definanziamento che costringerà tra l’altro a “licenziare” il personale di studio e ridurre le tecnologie, indebolendo l’assistenza sul territorio.
Un’apertura verso c’è stata dal ministro della Salute Ferruccio Fazio che ha promesso il suo impegno su quattro fronti: rivedere il blocco del turn over; correggere e varare il Ddl sul governo clinico fermo alla Camera per la bocciatura delle Regioni; prevedere per gli specializzandi che i due anni finali di studi siano con contratto a termine nelle strutture del Ssn; sbloccare gli investimenti: «Cercherò di convincere l’Economia - ha detto - perché il blocco impedisce lo sviluppo».
«Dobbiamo avere uno scatto di orgoglio e gestire nuove forme di lotta per riportare la sanità all’attenzione dei cittadini - è l’appello ai colleghi di Costantino Troise, segretario dell’Anaao, il maggior sindacato degli ospedalieri - e per farlo dobbiamo muoverci solo in modo unitario».
La protesta dei dottori non è solo per il maxi-taglio alle buste paga legato al blocco di contratti e convenzioni: circa 30mila euro in media ognuno tra stipendi, previdenza e perdita del potere di acquisto. I sindacati puntano il dito anche contro il blocco del turn over, esplicito nelle Regioni con piano di rientro, ma inevitabile nelle altre, costrette a tagli pesanti della spesa per il personale.
Ciò ha come conseguenza l’indebolimento soprattutto della prima linea dell’assistenza, l’emergenza-urgenza e l’allungamento delle liste d’attesa a favore del privato. Allarme anche dai medici di medicina generale: il blocco degli stipendi, ha detto Giacomo Milillo, segretario dei generalisti della Fimmg, porta un definanziamento che costringerà tra l’altro a “licenziare” il personale di studio e ridurre le tecnologie, indebolendo l’assistenza sul territorio.
Un’apertura verso c’è stata dal ministro della Salute Ferruccio Fazio che ha promesso il suo impegno su quattro fronti: rivedere il blocco del turn over; correggere e varare il Ddl sul governo clinico fermo alla Camera per la bocciatura delle Regioni; prevedere per gli specializzandi che i due anni finali di studi siano con contratto a termine nelle strutture del Ssn; sbloccare gli investimenti: «Cercherò di convincere l’Economia - ha detto - perché il blocco impedisce lo sviluppo».
«Dobbiamo avere uno scatto di orgoglio e gestire nuove forme di lotta per riportare la sanità all’attenzione dei cittadini - è l’appello ai colleghi di Costantino Troise, segretario dell’Anaao, il maggior sindacato degli ospedalieri - e per farlo dobbiamo muoverci solo in modo unitario».
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