Giornale di Sicilia
Ed. del 15.07.2011 - pag. 5
Giuseppina Varsalona
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Da lunedì il contributo aumenterà 10 euro sulle ricette mediche per specialistica e diagnostica
Armao al lavoro per varare una manovra di assestamento; «La Sicilia pagherà il prezzo più caro». Possibili tagli alle risorse destinate ai servizi sociali
PALERMO - Dalla prossima settimana aumenta di 10 euro anche in Sicilia il ticket sanitario sulle ricette mediche per la specialistica e la diagnostica ambulatoriale. Nell’Isola era invece già in vigore l’altro ticket da 25 euro sui “codici bianchi” per il pronto soccorso, che da lunedì tornerà in tutte le altre regioni. Naturalmente, il ticket varrà per chi non è esente. Ad essere più colpite saranno quindi le fasce con un reddito superiore a Il mila euro. Secondo i tecnici dell’assessorato alla Sanità, la Sicilia non esce immune dagli effetti della manovra economica di Tremonti, approvata ieri al Senato.
L’esenzione era stata prevista per la seconda metà dell’anno per 480 milioni e i ticket – introdotti una prima volta dal governo Prodi nel 2006 e ritirati dopo qualche mese per una forte opposizione – sarebbero dovuti tornare il 1° gennaio del 2012. Ma la coperta è corta e per contenere la spesa pubblica il ticket viene anticipato di cinque mesi.
Una manovra, che approvata in 72 ore, non ha dato tempo agli amministratori di potersi esprimere sul balzello. È possibile, quindi, che per recepire la nonna sanitaria sia necessario emanare un decreto regionale.
Il nuovo ticket riguarderà le ricette mediche per tutti gli esami ambulatoriali (laboratori d’analisi., radiologia, visite specialistiche e diagnostica in genere). E non finiscono qui i tempi duri per la sanità siciliana. Perché secondo quanto previsto dalla manovra nazionale, per il Servizio sanitario pubblico il contributo al risanamento pesa di un miliardo e mezzo di euro nel 2013 e di 3,4 miliardi nel 2014. E’ probabile, quindi, che il governo centrale chieda alle regioni ulteriori sacrifici. Che per la Sicilia potrebbero ammontare a minori finanziamenti pari a circa 150 milioni in meno nel 2013 e di 300 nel 2014. E altri risparmi sono attesi dall’entrata in vigore del federalismo e dall’applicazione dei costi standard.
«La Sicilia paga il prezzo più alto della manovra nazionale - dice l’assessore regionale al Bilancio, Gaetano Armao -. Ciò ci costringerà a una manovra di assestamento anche in sede regionale». I sindacati sono sul piede di guerra: contestano l’annunciata manovra regionale di assestamento di bilancio da 640 milioni, che dovrebbe essere pronta la prossima settimana, per essere discussa in Aula prima della pausa estiva. Cgil, Uil, Sadirs, Ugl, Cobas, Codir sono preoccupati per il rinnovo dei contratti e le risorse per il salario accessorio dei dipendenti regionali: «Da un lato la Regione dice di voler eliminare gli sprechi, in realtà ci troviamo di fronte ad una politica di tagli che colpisce le tasche di chi guadagna 1.500 euro al mese anziché di chi li guadagna in un solo giorno», dicono in una nota. E sotto la scure della manovra dì assestamento potrebbero finire anche le risorse destinate al sociale, che gravitano sul bilancio regionale: cornei centri di prima accoglienza per le vittime di maltrattamenti, per le associazioni antiracket, le famiglie meno abbienti (stanziati in bilancio 1,8 milioni), i contributi per i consultori (previsti 1.482 milioni), per l’associazione telefono Arcobaleno (650 mila euro), per le Ipab (8.170 milioni). Dall’assessorato alla Famiglia si dicono preoccupati per eventuali tagli sulle politiche sociali «perché sarebbe una grave violazione dei diritti minimi garantiti dalla nostra Costituzione».
L’esenzione era stata prevista per la seconda metà dell’anno per 480 milioni e i ticket – introdotti una prima volta dal governo Prodi nel 2006 e ritirati dopo qualche mese per una forte opposizione – sarebbero dovuti tornare il 1° gennaio del 2012. Ma la coperta è corta e per contenere la spesa pubblica il ticket viene anticipato di cinque mesi.
Una manovra, che approvata in 72 ore, non ha dato tempo agli amministratori di potersi esprimere sul balzello. È possibile, quindi, che per recepire la nonna sanitaria sia necessario emanare un decreto regionale.
Il nuovo ticket riguarderà le ricette mediche per tutti gli esami ambulatoriali (laboratori d’analisi., radiologia, visite specialistiche e diagnostica in genere). E non finiscono qui i tempi duri per la sanità siciliana. Perché secondo quanto previsto dalla manovra nazionale, per il Servizio sanitario pubblico il contributo al risanamento pesa di un miliardo e mezzo di euro nel 2013 e di 3,4 miliardi nel 2014. E’ probabile, quindi, che il governo centrale chieda alle regioni ulteriori sacrifici. Che per la Sicilia potrebbero ammontare a minori finanziamenti pari a circa 150 milioni in meno nel 2013 e di 300 nel 2014. E altri risparmi sono attesi dall’entrata in vigore del federalismo e dall’applicazione dei costi standard.
«La Sicilia paga il prezzo più alto della manovra nazionale - dice l’assessore regionale al Bilancio, Gaetano Armao -. Ciò ci costringerà a una manovra di assestamento anche in sede regionale». I sindacati sono sul piede di guerra: contestano l’annunciata manovra regionale di assestamento di bilancio da 640 milioni, che dovrebbe essere pronta la prossima settimana, per essere discussa in Aula prima della pausa estiva. Cgil, Uil, Sadirs, Ugl, Cobas, Codir sono preoccupati per il rinnovo dei contratti e le risorse per il salario accessorio dei dipendenti regionali: «Da un lato la Regione dice di voler eliminare gli sprechi, in realtà ci troviamo di fronte ad una politica di tagli che colpisce le tasche di chi guadagna 1.500 euro al mese anziché di chi li guadagna in un solo giorno», dicono in una nota. E sotto la scure della manovra dì assestamento potrebbero finire anche le risorse destinate al sociale, che gravitano sul bilancio regionale: cornei centri di prima accoglienza per le vittime di maltrattamenti, per le associazioni antiracket, le famiglie meno abbienti (stanziati in bilancio 1,8 milioni), i contributi per i consultori (previsti 1.482 milioni), per l’associazione telefono Arcobaleno (650 mila euro), per le Ipab (8.170 milioni). Dall’assessorato alla Famiglia si dicono preoccupati per eventuali tagli sulle politiche sociali «perché sarebbe una grave violazione dei diritti minimi garantiti dalla nostra Costituzione».
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