Intervista al responsabile regionale per lo SMI del 118 in Sicilia, Enzo Picciolo: «Il mancato coinvolgimento dei medici nelle scelte operative determina carenze organizzative del sistema 118».
Enzo Picciolo, responsabile regionale per lo SMI del 118 in Sicilia
TAORMINA – In Sicilia il 118 in questi due anni ha vissuto momenti di profonda trasformazione segnati in particolare dal cambiamento della società di gestione del parco mezzi e personale non sanitario dalla Sise alla Seus. Inoltre il piano di rientro ha fatto sentire i suoi effetti attraverso il taglio di alcune postazioni “poco attive”, la riqualificazione dei soccorritori in esubero e ultimamente anche attraverso il dimezzamento del numero degli autisti soccorritori nelle ambulanze medicalizzate con infermiere. Ma oltre ai tagli e agli “aggiustamenti” sta nascendo la rete contro l’infarto e nel frattempo la Seus ha annunciato il rinnovo del parco mezzi attraverso un bando di gara per l’affitto di 192 nuove ambulanze. Tuttavia non è possibile non rilevare che, specie fra i medici del 118, comincia a rendersi evidente qualche segno di malumore per il ruolo sempre meno chiaro rivestito dai medici che operano nelle ambulanze nella progettazione del “nuovo” 118 siciliano. Non vi sono medici del 118 nella gestione della rete dell’infarto, quando è proprio il medico dell’emergenza sanitaria a rappresentare la prima figura sanitaria della rete, così come anche viene lamentata l’assenza degli stessi nella elaborazione delle caratteristiche tecniche degli apparecchi medicali di cui le nuove ambulanze dovranno dotarsi.
Abbiamo incontrato il responsabile regionale dello SMI, Sindacato dei Medici Italiani, per il settore dell’emergenza sanitaria territoriale 118, Enzo Picciolo per fare il punto della situazione.
Dott. Picciolo, lo scorso 6 giugno lo SMI ha organizzato a Taormina un convegno dal titolo “Il 118 in Sicilia un modello per l’Italia”. Ma è un modello uniforme questo o esistono realtà differenti?
«Il piano di riordino del Servizio Sanitario Regionale ha avuto come primo obiettivo la riorganizzazione della la sanità regionale in termini di maggiore qualità delle prestazioni nell’ottica della ottimizzazione del servizio reso. Con il convegno di Taormina è stato presentato il modello Sicilia che ad oggi è stato attuato nella sua interezza solo nel bacino di Messina. E’ vero comunque ciò che dice lei e cioè che la Sicilia viaggia a più velocità. Non si comprende perché ad una identica legislazione regionale non corrisponda una identica organizzazione del servizio. Ricordo che il modello Sicilia ha avuto il plauso del Ministro, e questo certifica che le scelte nate dalla concertazione danno i risultati che tutti conosciamo. Nonostante tutto gli ultimi provvedimenti legislativi vanno verso una direzione diversa».
Questo vuol dire che al momento vi sono delle evidenti contraddizioni? E’ per questo che i medici del 118 vivono un momento di malessere?
«Credo di sì. Questo malessere nasce dalla constatazione che i medici della emergenza sanitaria territoriale gestiscono ampiamente il sistema 118: 82 delle 97 ambulanze avanzate, le MSA, sono equipaggiate con personale dedicato per un totale di 497 medici. Ma nonostante questa realtà, i medici dell’emergenza sanitaria territoriale non vengono chiamati dalle istituzioni a prender parte alla gestione del sistema con il rischio che il raggiungimento e il mantenimento della efficienza del servizio possa subire ritardi o apparire lacunoso. I necessari correttivi vengono fatti sempre dopo l’attuazione del provvedimento, per cui si continua ad operare sempre per “correttivi a consuntivo”».
Per questo dunque la richiesta di audizione in Commissione Sanità?
«Come dicevo prima la categoria rivendica la prerogativa di far parte integrante del sistema decisionale che riguarda il 118. In audizione presenteremo il “modello Messina” come riferimento regionale, porremo l’attenzione sulla riduzione del personale autista soccorritore nelle ambulanze, nella palese contraddizione che il personale che scende dalle ambulanze rimane comunque in carico alla SEUS, e le relative dichiarazioni rese in proposito alla stampa da dirigenti dell’assessorato.
Rappresenteremo inoltre l’operato della S.E.U.S., con particolare riferimento al mancato coinvolgimento dei medici dell’emergenza alla stesura del capitolato tecnico delle nuove ambulanze. Infine, intendiamo conoscere le motivazioni che hanno portato alla totale esclusione dei medici dell’emergenza alla stesura ed alla presentazione della rete sull’infarto. Non ultimo chiederemo l’attivazione del passaggio alla dirigenza nelle ASP dei medici ai sensi dell’art. 10 dell’accordo collettivo regionale di settore».
A proposito della riduzione del personale sulle ambulanze è stato anche detto che vi era stata la vostra approvazione...
«Non è assolutamente vero. Noi non siamo mai stati convocati».
Invece a proposito del rinnovo dell’accordo collettivo regionale per i medici del 118?
«Dopo il primo incontro, non abbiamo ancora avuto notizie sulle successive convocazioni. Per questo abbiamo inviato un sollecito».
Insomma, cosa c’è dietro l’angolo?
«L’area di intervento sanitario relativa all’emergenza-urgenza è vasta e complessa in quanto lo scenario delle patologie ad essa connesse comprende sia problematiche acute o complicanze di situazioni croniche per non dire degli eventi a carattere traumatologico ed infortunistico. Per rispondere alla sua domanda è necessario sottolineare che una risposta adeguata ed appropriata a questa domanda di salute del cittadino, domanda di elevata rilevanza e criticità, oltre ad essere innanzitutto un obbligo sociale, ha implicazioni in materia di giuridica, medico-legale, etica e deontologica per tutto il personale sanitario e pertanto la razionalizzazione del settore è fondamentale. Quest’ultimo consiste nella individuazione, nella promozione, nella strutturazione e nella periodica revisione di un sistema 118 che è un sistema organico d’intervento, strutturato in diversi moduli logistici ed operativi, attrezzati e flessibili preposti a garantire prestazioni di emergenza per il riconoscimento e il recupero di tutte le situazioni di emergenza-urgenza».
Quindi?
«Quindi è altrettanto chiaro che tale strutturazione è imprescindibile dal coinvolgimento attivo degli operatori del settore la cui esclusione nelle scelte operative del sistema determina evidenti carenze organizzative nella programmazione del servizio. Il sistema 118 ha infatti dimostrato le eccellenze organizzative, vedi Messina, nate dal confronto e dalla partecipazione attiva di tutte le figure professionali, quando questo non avviene, il sistema produce le evidenti contraddizioni, fino ad arrivare ad un società come la S.E.U.S. che dall’esubero di personale, a suo tempo formato per operare sui mezzi di soccorso, si passa al taglio del 50% delle unità per singola postazione, trasferendo l’esubero, dopo una seconda riqualificazione, alla rete ospedaliera ma sempre in carico alla stessa SEUS».
In conclusione?
«In conclusione si continua a confondere l’assistenza sanitaria del paziente con il “trasferimento” dello stesso quando invece questi due sono momenti ben distinti nella emergenza-urgenza. E’ quindi evidente che la categoria vive un momento di tensione a causa della sovrapposizione delle varie problematiche, non ultimo il mancato rinnovo dell’AIR. Credo che il sindacato in questo particolare momento continui a rivestire un ruolo fondamentale nella difesa ad oltranza delle aspettative dei medici».
Abbiamo incontrato il responsabile regionale dello SMI, Sindacato dei Medici Italiani, per il settore dell’emergenza sanitaria territoriale 118, Enzo Picciolo per fare il punto della situazione.
Dott. Picciolo, lo scorso 6 giugno lo SMI ha organizzato a Taormina un convegno dal titolo “Il 118 in Sicilia un modello per l’Italia”. Ma è un modello uniforme questo o esistono realtà differenti?
«Il piano di riordino del Servizio Sanitario Regionale ha avuto come primo obiettivo la riorganizzazione della la sanità regionale in termini di maggiore qualità delle prestazioni nell’ottica della ottimizzazione del servizio reso. Con il convegno di Taormina è stato presentato il modello Sicilia che ad oggi è stato attuato nella sua interezza solo nel bacino di Messina. E’ vero comunque ciò che dice lei e cioè che la Sicilia viaggia a più velocità. Non si comprende perché ad una identica legislazione regionale non corrisponda una identica organizzazione del servizio. Ricordo che il modello Sicilia ha avuto il plauso del Ministro, e questo certifica che le scelte nate dalla concertazione danno i risultati che tutti conosciamo. Nonostante tutto gli ultimi provvedimenti legislativi vanno verso una direzione diversa».
Questo vuol dire che al momento vi sono delle evidenti contraddizioni? E’ per questo che i medici del 118 vivono un momento di malessere?
«Credo di sì. Questo malessere nasce dalla constatazione che i medici della emergenza sanitaria territoriale gestiscono ampiamente il sistema 118: 82 delle 97 ambulanze avanzate, le MSA, sono equipaggiate con personale dedicato per un totale di 497 medici. Ma nonostante questa realtà, i medici dell’emergenza sanitaria territoriale non vengono chiamati dalle istituzioni a prender parte alla gestione del sistema con il rischio che il raggiungimento e il mantenimento della efficienza del servizio possa subire ritardi o apparire lacunoso. I necessari correttivi vengono fatti sempre dopo l’attuazione del provvedimento, per cui si continua ad operare sempre per “correttivi a consuntivo”».
Per questo dunque la richiesta di audizione in Commissione Sanità?
«Come dicevo prima la categoria rivendica la prerogativa di far parte integrante del sistema decisionale che riguarda il 118. In audizione presenteremo il “modello Messina” come riferimento regionale, porremo l’attenzione sulla riduzione del personale autista soccorritore nelle ambulanze, nella palese contraddizione che il personale che scende dalle ambulanze rimane comunque in carico alla SEUS, e le relative dichiarazioni rese in proposito alla stampa da dirigenti dell’assessorato.
Rappresenteremo inoltre l’operato della S.E.U.S., con particolare riferimento al mancato coinvolgimento dei medici dell’emergenza alla stesura del capitolato tecnico delle nuove ambulanze. Infine, intendiamo conoscere le motivazioni che hanno portato alla totale esclusione dei medici dell’emergenza alla stesura ed alla presentazione della rete sull’infarto. Non ultimo chiederemo l’attivazione del passaggio alla dirigenza nelle ASP dei medici ai sensi dell’art. 10 dell’accordo collettivo regionale di settore».
A proposito della riduzione del personale sulle ambulanze è stato anche detto che vi era stata la vostra approvazione...
«Non è assolutamente vero. Noi non siamo mai stati convocati».
Invece a proposito del rinnovo dell’accordo collettivo regionale per i medici del 118?
«Dopo il primo incontro, non abbiamo ancora avuto notizie sulle successive convocazioni. Per questo abbiamo inviato un sollecito».
Insomma, cosa c’è dietro l’angolo?
«L’area di intervento sanitario relativa all’emergenza-urgenza è vasta e complessa in quanto lo scenario delle patologie ad essa connesse comprende sia problematiche acute o complicanze di situazioni croniche per non dire degli eventi a carattere traumatologico ed infortunistico. Per rispondere alla sua domanda è necessario sottolineare che una risposta adeguata ed appropriata a questa domanda di salute del cittadino, domanda di elevata rilevanza e criticità, oltre ad essere innanzitutto un obbligo sociale, ha implicazioni in materia di giuridica, medico-legale, etica e deontologica per tutto il personale sanitario e pertanto la razionalizzazione del settore è fondamentale. Quest’ultimo consiste nella individuazione, nella promozione, nella strutturazione e nella periodica revisione di un sistema 118 che è un sistema organico d’intervento, strutturato in diversi moduli logistici ed operativi, attrezzati e flessibili preposti a garantire prestazioni di emergenza per il riconoscimento e il recupero di tutte le situazioni di emergenza-urgenza».
Quindi?
«Quindi è altrettanto chiaro che tale strutturazione è imprescindibile dal coinvolgimento attivo degli operatori del settore la cui esclusione nelle scelte operative del sistema determina evidenti carenze organizzative nella programmazione del servizio. Il sistema 118 ha infatti dimostrato le eccellenze organizzative, vedi Messina, nate dal confronto e dalla partecipazione attiva di tutte le figure professionali, quando questo non avviene, il sistema produce le evidenti contraddizioni, fino ad arrivare ad un società come la S.E.U.S. che dall’esubero di personale, a suo tempo formato per operare sui mezzi di soccorso, si passa al taglio del 50% delle unità per singola postazione, trasferendo l’esubero, dopo una seconda riqualificazione, alla rete ospedaliera ma sempre in carico alla stessa SEUS».
In conclusione?
«In conclusione si continua a confondere l’assistenza sanitaria del paziente con il “trasferimento” dello stesso quando invece questi due sono momenti ben distinti nella emergenza-urgenza. E’ quindi evidente che la categoria vive un momento di tensione a causa della sovrapposizione delle varie problematiche, non ultimo il mancato rinnovo dell’AIR. Credo che il sindacato in questo particolare momento continui a rivestire un ruolo fondamentale nella difesa ad oltranza delle aspettative dei medici».
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