La difesa: i miei “soldati”? Si è trattato di un ottimo “investimento” per la Sicilia e per i siciliani.
L'assessore Massimo Russo (Fonte: internet)
PALERMO - «Credo che i cittadini onesti intellettualmente e scevri da condizionamenti politici o altro tipo di interessi debbano essere correttamente informati su alcuni importanti aspetti amministrativi riguardanti la vita dell’assessorato. Ritengo quindi opportuno fare chiarezza in merito a un articolo, pieno di insinuazioni e omissioni, pubblicato da “La Repubblica”».
È stata la dichiarazione dell’assessore regionale alla sanità ed ex magistrato, Massimo Russo, il quale ha così impostato la sua “difesa” contro le “insinuazioni” pubblicate su “Repubblica” di Palermo dello scorso 18 giugno in un articolo recante il titolo “Sanità, confermato lo staff dell’assessore: c’è anche lo zio della moglie di Russo”, e che è possibile reperire nella nostra sezione dedicata alla rassegna stampa.
«La legge del 2004 che prevede l’utilizzo dei “comandati” (personale delle aziende sanitarie chiamato a lavorare in assessorato) - ha spiegato Russo - è stata voluta dal governo Cuffaro e prevede la possibilità di usufruire di ben 35 “soggetti Comandabili”, ponendo gli oneri per il trattamento principale a carico dell’Amministrazione regionale. Quando ho assunto le redini dell’assessorato, nel giugno del 2008, vi erano 20 soggetti in comando. In questi tre anni ne ho sostituito alcuni puntando sempre alle migliori professionalità per le sfide imposte dal “Piano di rientro” e ad oggi i comandati sono 29, gran parte dei quali dirigenti medici e farmacisti, professionalità pressoché inesistenti nel ruolo regionale della dirigenza. Oltretutto, trattandosi sostanzialmente di una “partita di giro”, non ci sono aggravi di costi per la pubblica amministrazione. L’articolo cita correttamente gli emolumenti aggiuntivi rispetto allo stipendio base (23.000 euro l’anno) ma omette di dire che tale beneficio va a compensare una serie di voci previste in busta paga di cui i “comandati” non usufruiscono più».
«In quanto ai miei “soldati” - ha continuato Russo - è appena il caso di ricordare che Duilia Martellucci (figlia dell’ex sindaco), Fabrizio Geraci (cugino dell’on. Scoma) e Maria Paola Ferro (moglie del rettore Lagalla) erano “comandati” in assessorato prima del mio arrivo e ho ritenuto di confermarli per la serietà e la professionalità. I riferimenti ad altre persone (Murè, Crema, Noto, Leonardi e Traina) sono frutto di quella fantasia giornalistica che a Repubblica non fa difetto. In quanto allo zio di mia moglie, Attilio Mele, sarebbe stato opportuno citare il suo curriculum e sottolineare che l’attività svolta lo pone come uno dei più qualificati responsabili delle Strutture Regionali di Coordinamento secondo il giudizio del Centro Nazionale Sangue, autorità competente in materia. E non si comprende l’insinuante riferimento a Maria Grazia Furnari, quasi che la sua parentela acquisita con il pm De Lucia (è la cognata) possa essere un elemento penalizzante. Stupisce poi il riferimento a un “piccato” presidente Lombardo che mi avrebbe richiamato all’ordine, considerato che la mia attività di assessore si è sempre esplicata in piena autonomia e con il pieno sostegno del presidente».
«La cosa che più sorprende e delude - ha proseguito - è che un giornale che si definisce progressista non si pone invece le domande più importanti per i cittadini-lettori: perché Russo ha ritenuto di cambiare i vertici dell’assessorato? Oppure: i “comandati” dell’assessore lavorano bene? Sono bravi? Producono risultati? Credo che avere risparmiato 800 milioni di euro in tre anni e avere avviato una serie di riforme epocali, apprezzate in tutta Italia, sia una risposta più che sufficiente. Risultati che sono da ascrivere all’ottimo lavoro del personale regionale insieme al personale comandato che, provenendo dalle aziende e conoscendone il funzionamento, ha consentito di condurre la ristrutturazione in maniera ottimale. Insomma, una squadra di seri “comandati” e non di “raccomandati” di cui rispondo pubblicamente per meriti o demeriti e di cui, sino ad ora, sono sinceramente e pubblicamente orgoglioso. Si è trattato, in fondo, di un ottimo “investimento” per la Sicilia e per i siciliani. Se “Repubblica”, legittimamente, ritiene il contrario esprima le critiche con fatti e numeri e non con le solite mistificazioni, alle quali oramai da tempo ci ha abituato. Citare il malcontento dei funzionari rimossi (ovviamente anonimi) senza ricordare che con loro la sanità era sull’orlo del baratro non è intellettualmente onesto. Così come sorprende lo scarso spazio giornalistico dedicato al “Libro bianco” che cita i numeri e i fatti concreti del cambiamento in sanità».
«Da vecchio lettore di Repubblica - ha concluso l’assessore Russo - dispiace notare che la linea editoriale locale da qualche anno sia appiattita su valori culturalmente arretrati: le recenti consultazioni elettorali hanno confermato anche in Sicilia un vento riformatore e una voglia di rinnovamento che questo governo vuole con forza da anni e che invece certe analisi “gattopardiane” sembrano voler rallentare o peggio ancora arginare. Né mi consola sapere delle profonde spaccature all’interno della redazione dove in molti gradirebbero ben altro - e alto - prodotto giornalistico».
È stata la dichiarazione dell’assessore regionale alla sanità ed ex magistrato, Massimo Russo, il quale ha così impostato la sua “difesa” contro le “insinuazioni” pubblicate su “Repubblica” di Palermo dello scorso 18 giugno in un articolo recante il titolo “Sanità, confermato lo staff dell’assessore: c’è anche lo zio della moglie di Russo”, e che è possibile reperire nella nostra sezione dedicata alla rassegna stampa.
«La legge del 2004 che prevede l’utilizzo dei “comandati” (personale delle aziende sanitarie chiamato a lavorare in assessorato) - ha spiegato Russo - è stata voluta dal governo Cuffaro e prevede la possibilità di usufruire di ben 35 “soggetti Comandabili”, ponendo gli oneri per il trattamento principale a carico dell’Amministrazione regionale. Quando ho assunto le redini dell’assessorato, nel giugno del 2008, vi erano 20 soggetti in comando. In questi tre anni ne ho sostituito alcuni puntando sempre alle migliori professionalità per le sfide imposte dal “Piano di rientro” e ad oggi i comandati sono 29, gran parte dei quali dirigenti medici e farmacisti, professionalità pressoché inesistenti nel ruolo regionale della dirigenza. Oltretutto, trattandosi sostanzialmente di una “partita di giro”, non ci sono aggravi di costi per la pubblica amministrazione. L’articolo cita correttamente gli emolumenti aggiuntivi rispetto allo stipendio base (23.000 euro l’anno) ma omette di dire che tale beneficio va a compensare una serie di voci previste in busta paga di cui i “comandati” non usufruiscono più».
«In quanto ai miei “soldati” - ha continuato Russo - è appena il caso di ricordare che Duilia Martellucci (figlia dell’ex sindaco), Fabrizio Geraci (cugino dell’on. Scoma) e Maria Paola Ferro (moglie del rettore Lagalla) erano “comandati” in assessorato prima del mio arrivo e ho ritenuto di confermarli per la serietà e la professionalità. I riferimenti ad altre persone (Murè, Crema, Noto, Leonardi e Traina) sono frutto di quella fantasia giornalistica che a Repubblica non fa difetto. In quanto allo zio di mia moglie, Attilio Mele, sarebbe stato opportuno citare il suo curriculum e sottolineare che l’attività svolta lo pone come uno dei più qualificati responsabili delle Strutture Regionali di Coordinamento secondo il giudizio del Centro Nazionale Sangue, autorità competente in materia. E non si comprende l’insinuante riferimento a Maria Grazia Furnari, quasi che la sua parentela acquisita con il pm De Lucia (è la cognata) possa essere un elemento penalizzante. Stupisce poi il riferimento a un “piccato” presidente Lombardo che mi avrebbe richiamato all’ordine, considerato che la mia attività di assessore si è sempre esplicata in piena autonomia e con il pieno sostegno del presidente».
«La cosa che più sorprende e delude - ha proseguito - è che un giornale che si definisce progressista non si pone invece le domande più importanti per i cittadini-lettori: perché Russo ha ritenuto di cambiare i vertici dell’assessorato? Oppure: i “comandati” dell’assessore lavorano bene? Sono bravi? Producono risultati? Credo che avere risparmiato 800 milioni di euro in tre anni e avere avviato una serie di riforme epocali, apprezzate in tutta Italia, sia una risposta più che sufficiente. Risultati che sono da ascrivere all’ottimo lavoro del personale regionale insieme al personale comandato che, provenendo dalle aziende e conoscendone il funzionamento, ha consentito di condurre la ristrutturazione in maniera ottimale. Insomma, una squadra di seri “comandati” e non di “raccomandati” di cui rispondo pubblicamente per meriti o demeriti e di cui, sino ad ora, sono sinceramente e pubblicamente orgoglioso. Si è trattato, in fondo, di un ottimo “investimento” per la Sicilia e per i siciliani. Se “Repubblica”, legittimamente, ritiene il contrario esprima le critiche con fatti e numeri e non con le solite mistificazioni, alle quali oramai da tempo ci ha abituato. Citare il malcontento dei funzionari rimossi (ovviamente anonimi) senza ricordare che con loro la sanità era sull’orlo del baratro non è intellettualmente onesto. Così come sorprende lo scarso spazio giornalistico dedicato al “Libro bianco” che cita i numeri e i fatti concreti del cambiamento in sanità».
«Da vecchio lettore di Repubblica - ha concluso l’assessore Russo - dispiace notare che la linea editoriale locale da qualche anno sia appiattita su valori culturalmente arretrati: le recenti consultazioni elettorali hanno confermato anche in Sicilia un vento riformatore e una voglia di rinnovamento che questo governo vuole con forza da anni e che invece certe analisi “gattopardiane” sembrano voler rallentare o peggio ancora arginare. Né mi consola sapere delle profonde spaccature all’interno della redazione dove in molti gradirebbero ben altro - e alto - prodotto giornalistico».
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