Questo in breve il contenuto delle dichiarazioni attribuite al responsabile del servizio programmazione dell’emergenza dell’assessorato regionale alla salute. Lo Smi chiede un'audizione urgente in Sesta Commissione Sanità.
PALERMO - E’ dello scorso 23 maggio il nostro ultimo articolo sulla rimodulazione del personale impiegato nelle ambulanze del 118 siciliano. Come ricorderete il programma di rimodulazione, progettato nell’ottica del risparmio in nome del costantemente appellato “piano di rientro”, ha interessato quegli equipaggi delle ambulanze del 118 in cui erano presenti sia l’infermiere esperto in area critica che il medico dell’emergenza sanitaria territoriale. Secondo il piano si perde la figura di uno dei due autisti-soccorritori, e pertanto il nuovo equipaggio risulta così costituito: un soccorritore, un infermiere e un medico. Molti si chiesero quanto avrebbe pesato una decisione di questo tipo sulla efficienza del servizio e degli interventi. In realtà la mancanza di un soccorritore significa che alcuni compiti “fisici” legati al trasporto del paziente in barella deve necessariamente essere demandato alle altre due figure dell’equipaggio. Ed è quanto è stato esplicitato dal responsabile del servizio programmazione dell’emergenza dell’assessorato regionale alla salute, Dino Alagna, interpellato da “La Sicilia” in un articolo pubblicato oggi sulle cronache di Catania. «La riduzione del numero degli autisti soccorritori a bordo delle ambulanze - si legge nella dichiarazione attribuita ad Alagna dal giornale catanese - è frutto di un accordo siglato con i sindacati a luglio dello scorso anno. Il piano industriale presentato dal Seus e approvato da tutti, prevede la riduzione di 400 autisti che saranno riqualificati in operatori sociosanitari, che in Sicilia mancano. Capisco che viene a mancare un soccorritore negli equipaggi, ma il suo lavoro potrà essere colmato dall’infermiere o dal medico stesso».
Questa dichiarazione non ha mancato di scatenare polemiche. E per la verità le prime reazioni sono già giunte dai sindacati, gli stessi che, secondo Alagna, dovrebbero aver sottoscritto l’accordo. «Non certo i sindacati dei medici» dicono allo SMI, il sindacato dei medici italiani, «noi non abbiamo firmato alcun accordo».
«L’area di intervento sanitario relativa all’emergenza-urgenza - ha dichiarato Enzo Picciolo, responsabile regionale di settore per lo SMI - è vasta e complessa in quanto lo scenario delle patologie ad essa connesse comprende sia problematiche acute o complicanze di situazioni croniche sia vari eventi di carattere traumatologico ed infortunistico».
«La risposta adeguata ed appropriata ad una domanda di tale rilevanza e criticità - continua Picciolo -, oltre ad essere innanzitutto un obbligo sociale, riguarda un ben preciso ambito di “responsabilità” di carattere giuridico, medico-legale, etico e deontologico per tutto il personale sanitario e richiede la razionalizzazione dell’intervento».
Questa razionalizzazione «consiste - prosegue - nella individuazione, nella promozione, nella strutturazione e nella periodica revisione di un sistema 118 che è un sistema organico d’intervento, strutturato in diversi moduli logistici ed operativi, attrezzati e flessibili preposti a garantire prestazioni di emergenza per il riconoscimento e il recupero di tutte le situazioni di emergenza-urgenza». In parole povere dunque qualsiasi intervento strutturale, e quindi anche di rimodulazione del personale degli equipaggi, deve tener conto dei riflessi, in questo caso senz’altro negativi, sulla qualità degli interventi.
«Tale strutturazione - insiste Picciolo - è imprescindibile dal coinvolgimento attivo degli operatori del settore la cui esclusione nelle scelte operative del sistema determina evidenti carenze organizzative nella programmazione del servizio».
E mentre nelle varie postazioni medicalizzate l’assenza di un soccorritore viene segnalato alla autorità pubblica secondo varie modalità specie quando gli interventi sono particolarmente complessi, lo SMI ha chiesto al presidente della Sesta Commissione Sanità dell’Ars, Giuseppe Laccoto, una audizione urgente in materia di «riduzione del personale autista-soccorritore sulle ABZ operata dalla S.E.U.S. e relative dichiarazioni su “La Sicilia” del 22/06/2011».
Non solo, ma la richiesta dei medici si estende anche a chiedere conto del perché i medici che operano in ambulanza non siano stati interpellati nella stesura del capitolato tecnico per le nuove ambulanze operato giorni fa dalla Seus e del perché i medici del 118 non vengono coinvolti nel tavolo decisionale sulla nascente rete per l’infarto, quando – come è noto – la prima figura sanitaria che il paziente infarto vede è proprio il medico del 118. Insomma, sul servizio di emergenza e sugli aspetti tecnici dei presidi medicali presenti sulle ABZ i medici vogliono essere sentiti.
Questa dichiarazione non ha mancato di scatenare polemiche. E per la verità le prime reazioni sono già giunte dai sindacati, gli stessi che, secondo Alagna, dovrebbero aver sottoscritto l’accordo. «Non certo i sindacati dei medici» dicono allo SMI, il sindacato dei medici italiani, «noi non abbiamo firmato alcun accordo».
«L’area di intervento sanitario relativa all’emergenza-urgenza - ha dichiarato Enzo Picciolo, responsabile regionale di settore per lo SMI - è vasta e complessa in quanto lo scenario delle patologie ad essa connesse comprende sia problematiche acute o complicanze di situazioni croniche sia vari eventi di carattere traumatologico ed infortunistico».
«La risposta adeguata ed appropriata ad una domanda di tale rilevanza e criticità - continua Picciolo -, oltre ad essere innanzitutto un obbligo sociale, riguarda un ben preciso ambito di “responsabilità” di carattere giuridico, medico-legale, etico e deontologico per tutto il personale sanitario e richiede la razionalizzazione dell’intervento».
Questa razionalizzazione «consiste - prosegue - nella individuazione, nella promozione, nella strutturazione e nella periodica revisione di un sistema 118 che è un sistema organico d’intervento, strutturato in diversi moduli logistici ed operativi, attrezzati e flessibili preposti a garantire prestazioni di emergenza per il riconoscimento e il recupero di tutte le situazioni di emergenza-urgenza». In parole povere dunque qualsiasi intervento strutturale, e quindi anche di rimodulazione del personale degli equipaggi, deve tener conto dei riflessi, in questo caso senz’altro negativi, sulla qualità degli interventi.
«Tale strutturazione - insiste Picciolo - è imprescindibile dal coinvolgimento attivo degli operatori del settore la cui esclusione nelle scelte operative del sistema determina evidenti carenze organizzative nella programmazione del servizio».
E mentre nelle varie postazioni medicalizzate l’assenza di un soccorritore viene segnalato alla autorità pubblica secondo varie modalità specie quando gli interventi sono particolarmente complessi, lo SMI ha chiesto al presidente della Sesta Commissione Sanità dell’Ars, Giuseppe Laccoto, una audizione urgente in materia di «riduzione del personale autista-soccorritore sulle ABZ operata dalla S.E.U.S. e relative dichiarazioni su “La Sicilia” del 22/06/2011».
Non solo, ma la richiesta dei medici si estende anche a chiedere conto del perché i medici che operano in ambulanza non siano stati interpellati nella stesura del capitolato tecnico per le nuove ambulanze operato giorni fa dalla Seus e del perché i medici del 118 non vengono coinvolti nel tavolo decisionale sulla nascente rete per l’infarto, quando – come è noto – la prima figura sanitaria che il paziente infarto vede è proprio il medico del 118. Insomma, sul servizio di emergenza e sugli aspetti tecnici dei presidi medicali presenti sulle ABZ i medici vogliono essere sentiti.
Nessun commento:
Posta un commento
imposta qui i tuoi commenti