ADNKronos Salute
Ed. del 05.05.2011 - pag.
n.d.
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Roma, 4 mag. (Adnkronos Salute) - Barrelle nei corridoi dei pronto soccorso italiani, un "escamotage" per fronteggiare la carenza dei posti letto. Ambulanze ferme in attesa di lettighe, pazienti in piedi perché mancano posti a sedere, assenza di privacy e tempi di attesa troppo lunghi, che possono arrivare a toccare, per il solo triage, le 12 ore per i codici verdi e scendere a 5 per i gialli, colore che segnala una situazione grave anche se non di imminente pericolo di vita. Questa la fotografia, con poche luci e molte ombre, scattata da un'indagine di Cittadinanzattiva-Tdm in collaborazione con l'Anaao Assomed sulla qualità e la sicurezza dei pronto soccorso. Innanzitutto l'indagine, condotta su 70 pronto soccorso, evidenzia carenza di personale, con gli addetti ai lavori che si riducono nei giorni festivi e nelle ore notturne; personale medico e paramedico competente, ma non quantitativamente adeguato rispetto ai frequenti accessi. La privacy, inoltre, non viene garantita perché le persone vengono chiamate per nome o non vi sono spazi adeguati per garantire la riservatezza. Non mancano poi le barelle nei corridoi per la carenza di posti letto sufficienti, rileva l'indagine. Altro guaio i tempi d'attesa, tallone d'Achille dei pronto soccorso e non solo. Oltre che per il triage, secondo i risultati dell'indagine si attende anche per effettuare accertamenti diagnostici e per ottenere le risposte dei referti provenienti dagli altri reparti (laboratorio analisi, radiologia, eccetera).
L'indagine denuncia tempi di attesa che possono arrivare anche a 24 ore, fino a raggiungere i 3-4 giorni (72-96 ore) comprendendo i malati in attesa di assegnazione di posto, nonché quelli che hanno necessità di rimanere in osservazione breve. Il 24,3% dei pronto soccorso coinvolti nell'indagine segnala ambulanze ferme in attesa di riconsegna della barella in dotazione del mezzo di soccorso. Nel 91,4% delle strutture sono presenti sedie a rotelle per malati, ma queste risultano spesso insufficienti, rotte o usurate. Se sono presenti locali di attesa con posti a sedere (98,5% dei casi), i posti non sono sufficienti: su 24 pronto soccorso, si sono trovati da un minino di due a un massimo di 10 malati in piedi in attesa. Il 40% segnala poi ambienti sovraffollati, e un altro 40% denuncia la presenza di barelle aggiunte, in media 5 per pronto soccorso monitorato. Il numero minimo è di una barella aggiunta, il numero massimo segnalato è di 22. «Le proposte avanzate oggi dal ministro Fazio - sottolinea Francesca Moccia, coordinatrice nazionale del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva - possono rappresentare un punto di partenza, ma i dati in nostro possesso, e che diffondiamo oggi, dimostrano come sia necessaria una soluzione complessiva più articolata».
«Il pronto soccorso esplode - fa notare - perché il territorio non riesce a rispondere alla domanda di salute e di emergenza così come servirebbe. I posti letto attualmente disponibili sono comunque pochi rispetto alla reale necessità dimostrata dagli accessi. Tra le diverse misure possibili, la predisposizione di percorsi personalizzati per persone affette da patologia cronica e la individuazione di standard condivisi per l'emergenza urgenza». «l monitoraggio del Tdm a cui abbiamo dato il nostro contributo - afferma il segretario nazionale dell'Anaao Assomed, Costantino Troise - conferma la posizione dell'associazione che anche questa mattina ha ribadito al ministro della Salute la necessità di pensare la riorganizzazione del sistema di emergenza in maniera complessiva, affrontando cioè tutti i problemi che il sistema pone. A partire dalle criticità emerse dal monitoraggio e cioè la carenza di personale rispetto agli accessi; i tempi di attesa per trasferire il paziente nei reparti; i deficit strutturali resi ancora più pesanti dal fatto che i pronto soccorso sono trasformati in luoghi di vera e propria degenza».
L'indagine denuncia tempi di attesa che possono arrivare anche a 24 ore, fino a raggiungere i 3-4 giorni (72-96 ore) comprendendo i malati in attesa di assegnazione di posto, nonché quelli che hanno necessità di rimanere in osservazione breve. Il 24,3% dei pronto soccorso coinvolti nell'indagine segnala ambulanze ferme in attesa di riconsegna della barella in dotazione del mezzo di soccorso. Nel 91,4% delle strutture sono presenti sedie a rotelle per malati, ma queste risultano spesso insufficienti, rotte o usurate. Se sono presenti locali di attesa con posti a sedere (98,5% dei casi), i posti non sono sufficienti: su 24 pronto soccorso, si sono trovati da un minino di due a un massimo di 10 malati in piedi in attesa. Il 40% segnala poi ambienti sovraffollati, e un altro 40% denuncia la presenza di barelle aggiunte, in media 5 per pronto soccorso monitorato. Il numero minimo è di una barella aggiunta, il numero massimo segnalato è di 22. «Le proposte avanzate oggi dal ministro Fazio - sottolinea Francesca Moccia, coordinatrice nazionale del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva - possono rappresentare un punto di partenza, ma i dati in nostro possesso, e che diffondiamo oggi, dimostrano come sia necessaria una soluzione complessiva più articolata».
«Il pronto soccorso esplode - fa notare - perché il territorio non riesce a rispondere alla domanda di salute e di emergenza così come servirebbe. I posti letto attualmente disponibili sono comunque pochi rispetto alla reale necessità dimostrata dagli accessi. Tra le diverse misure possibili, la predisposizione di percorsi personalizzati per persone affette da patologia cronica e la individuazione di standard condivisi per l'emergenza urgenza». «l monitoraggio del Tdm a cui abbiamo dato il nostro contributo - afferma il segretario nazionale dell'Anaao Assomed, Costantino Troise - conferma la posizione dell'associazione che anche questa mattina ha ribadito al ministro della Salute la necessità di pensare la riorganizzazione del sistema di emergenza in maniera complessiva, affrontando cioè tutti i problemi che il sistema pone. A partire dalle criticità emerse dal monitoraggio e cioè la carenza di personale rispetto agli accessi; i tempi di attesa per trasferire il paziente nei reparti; i deficit strutturali resi ancora più pesanti dal fatto che i pronto soccorso sono trasformati in luoghi di vera e propria degenza».
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