ADNKronos Salute - 26.04.2011
Ed. del 26.04.2011
n.d.
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Roma, 26 apr. (Adnkronos Salute) - L'urgenza non esonera da responsabilità il medico se adotta «condotte omissive che non si sa se attribuire a scelte difensive o a carenze di preparazione». Lo ha rilevato la Cassazione, occupandosi del ricorso presentato dai familiari di un autista cosentino, Mario R., giunto al pronto soccorso dell'ospedale di Rossano (Cosenza) in stato comatoso da sospetta lesione ischemica cerebrale, trasferito nel Reparto di neurologia di un altro ospedale dove decedeva per una dissezione dell'aorta.
Per questa vicenda sono stati indagati il medico del pronto soccorso e il cardiologo dell'ospedale di Rossano: l'accusa era quella di avere causato l'evento «per non avere eseguito una corretta valutazione clinica del paziente e di avere in particolare omesso l'esecuzione di una tac toracica che avrebbe consentito una corretta diagnosi». Il gup di Rossano, nel febbraio 2010, aveva dichiarato il "non luogo a procedere" nei confronti dei due medici per omicidio colposo in danno di Mario R. «per non avere commesso il fatto». La Suprema Corte ha confermato il verdetto. In particolare, la Quarta sezione penale, respingendo il ricorso dei familiari di Mario R. che lamentavano la mancanza di un «adeguato accertamento diagnostico» sul loro caro da parte dei medici, ha confermato il precedente verdetto valutando che «la sentenza impugnata ha tenuto conto della ambiguità della sintomatologia e dell'esito degli esami ematochimici, nonché della necessità di avviare con prontezza il paziente alla struttura sanitaria che, nella situazione data, appariva ragionevolmente dotato delle competenze ed attrezzature più adeguate in relazione alla prospettata patologia neurologica».
Correttamente, dunque, è stata emessa sentenza di "non luogo a procedere" nei confronti dei medici, in quanto «la grave patologia del paziente (dissezione dell'aorta) ha prognosi infausta e non avrebbe potuto comunque essere trattata con successo nelle strutture locali». Più in generale, la Cassazione ricorda che «una attenta e prudente analisi della realtà di ciascun caso può consentire di cogliere i casi nei quali vi è una particolare difficoltà di diagnosi, sovente accresciuta dall'urgenza; e di distinguere tale situazione da quelle in cui il medico è malaccorto, non si adopera per fronteggiare adeguatamente l'urgenza o tiene comportamenti semplicemente omissivi, tanto più quando la sua specializzazione gli impone di agire tempestivamente proprio in urgenza».
Per questa vicenda sono stati indagati il medico del pronto soccorso e il cardiologo dell'ospedale di Rossano: l'accusa era quella di avere causato l'evento «per non avere eseguito una corretta valutazione clinica del paziente e di avere in particolare omesso l'esecuzione di una tac toracica che avrebbe consentito una corretta diagnosi». Il gup di Rossano, nel febbraio 2010, aveva dichiarato il "non luogo a procedere" nei confronti dei due medici per omicidio colposo in danno di Mario R. «per non avere commesso il fatto». La Suprema Corte ha confermato il verdetto. In particolare, la Quarta sezione penale, respingendo il ricorso dei familiari di Mario R. che lamentavano la mancanza di un «adeguato accertamento diagnostico» sul loro caro da parte dei medici, ha confermato il precedente verdetto valutando che «la sentenza impugnata ha tenuto conto della ambiguità della sintomatologia e dell'esito degli esami ematochimici, nonché della necessità di avviare con prontezza il paziente alla struttura sanitaria che, nella situazione data, appariva ragionevolmente dotato delle competenze ed attrezzature più adeguate in relazione alla prospettata patologia neurologica».
Correttamente, dunque, è stata emessa sentenza di "non luogo a procedere" nei confronti dei medici, in quanto «la grave patologia del paziente (dissezione dell'aorta) ha prognosi infausta e non avrebbe potuto comunque essere trattata con successo nelle strutture locali». Più in generale, la Cassazione ricorda che «una attenta e prudente analisi della realtà di ciascun caso può consentire di cogliere i casi nei quali vi è una particolare difficoltà di diagnosi, sovente accresciuta dall'urgenza; e di distinguere tale situazione da quelle in cui il medico è malaccorto, non si adopera per fronteggiare adeguatamente l'urgenza o tiene comportamenti semplicemente omissivi, tanto più quando la sua specializzazione gli impone di agire tempestivamente proprio in urgenza».
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