L’assunzione in massa avvenne in piena campagna elettorale, tra il 2005 e il 2006. La Sise, la società che gestiva il servizio di soccorso del 118, arruolò 1.200 persone, soprattutto barellieri e autisti. Di colpo, aumentarono le ambulanze: da 158 a 256. Per quell’operazione la Procura della Corte dei conti quantifica un danno all’erario di 37 milioni di euro, chiamando in causa l’allora governatore Totò Cuffaro, la sua giunta e i deputati regionali che facevano parte della commissione Sanità dell’Assemblea siciliana, che avallò le assunzioni.
Secondo i magistrati contabili l’aumento di mezzi e personale non sarebbe stato giustificato da esigenze funzionali di potenziamento del servizio di emergenza gestito dalla Sise, società interamente partecipata dalla Croce rossa italiana a cui la Regione si era affidato mediante convenzione. L’aumento delle ambulanze, sostengono i magistrati, consentì l’assunzione di precari della Sise e corsisti del Ciapi.
L’Assemblea siciliana aveva inizialmente negato la documentazione richiesta dalla Corte dei Conti, ritenendola una lesione delle proprie prerogative. Gli atti erano stati trasmessi solo dopo una sentenza pronunciata nel 2009 dalla Corte costituzionale, che ha ritenuto pienamente legittime le richieste istruttorie del procuratore regionale Guido Carlino e del pm Gianluca Albo, titolari dell’inchiesta.
Adesso sulla richiesta di risarcimento dovranno pronunciarsi, nell’udienza del 14 aprile 2011, i giudici della sezione giurisdizionale, presieduta da Luciano Pagliaro. La vicenda risale all’autunno di cinque anni fa. Il via liberà da parte della giunta al potenziamento del 118 arrivò il 20 settembre, due settimane dopo l’allora assessore alla Sanità Giovanni Pistorio firmò un atto permise l’immissione in servizio di 64 nuove ambulanze in più rispetto a quelle previste dalla convenzione con la Croce Rossa, incrementando da 10 a 12 il numero dei soccorritori per ogni mezzo.
Il provvedimento di Pistorio finì in VI Commissione all’Ars, dove il 19 ottobre sette deputati votarono altri due emendamenti che aumentarono il parco ambulanze di altri mezzi. Contro votò soltanto Antonello Cracolici dei Ds, mentre Giovanni Manzullo della Margherita si astenne. L’iter si chiuse con una delibera che determinò costi aggiuntivi per 43 milioni di euro all’anno.
Cracolici e Manzullo, con quella decisione, hanno evitato la contestazione di responsabilità inviata dalla Corte dei Conti invece agli altri 18 parlamentari, tra cui Cuffaro, dieci assessori, e sette componenti della commissione Sanità. Lo scorso giugno il procuratore generale della Corte dei conti, Giovanni Coppola, ha bacchettato la Regione per l’alto costo del servizio del 118: nel 2002 sono stati spesi circa 9 milioni di euro, nel 2009 la Regione ne ha sborsati 87,5 soltanto per il personale e i mezzi.
L’indagine, oltre Cuffaro, riguarda gli ex componenti della sua giunta Innocenzo Leontini, Carmelo Lo Monte, Antonio D’Aquino, Francesco Scoma, Francesco Cascio (attuale presidente dell’Ars), Fabio Granata, Michele Cimino, Mario Parlavecchio e Giovanni Pistorio, e gli ex componenti della Commissione Sanità Santi Formica, Nino Dina, Giuseppe Basile, David Costa, Giuseppe Arcidiacono e Giancarlo Confalone, Angelo Moschetto.
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