EmergenzaParte del servizio affidato ai volontari e alle Misericordie
Wanda Cherubini Il segretario generale della Uil FP, Angelo Sambuci ha scritto una lettera al direttore generale dell'Ares 118 Lazio ed al direttore del 118 di Viterbo, in merito ai risparmi che il servizio sta effettuando, dando incarichi alle Misericordie ed ai volontari. «Con tutto il rispetto che ho per i volontari – spiega Sambuci – non ci sono gli stessi livelli assistenziali che può fornire il 118. Le Misericordie non hanno gli infermieri sulle ambulanze. Ed il lavoro dell'infermiere non lo si può certo inventare. Purtroppo il 118, al pari della nostra sanità, sta andando a risparmiare sui servizi da dare ai cittadini e questo non è ammissibile». Sono 11 le postazioni del 118 nella provincia di Viterbo: Tarquinia, Montalto di Castro, Vetralla, Tuscania, Montefiascone, Acquapendente, Orte, Civita Castellana, Monterosi, Ronciglione e Viterbo. «L'ambulanza di Vetralla – spiega Sambuci – ha il medico a bordo. Ad Orte ed a Montalto c'è un'automedica con il medico a bordo ed a Viterbo le ambulanze del 118 sono due, più un'automedica. In totale ci sono 3 automediche e 12 ambulanze. Gli infermieri del 118 sono 52, gli autisti 36 e 5 i medici titolari Ares 118. C'è carenza di personale, soprattutto di autisti e di infermieri». Per Sambuci risparmiare è giusto, ma bisogna vedere dove poterlo fare. «Si può risparmiare sugli appalti, sui costi della politica – incalza il sindacalista della Uil – ma non certo sulla salute dei cittadini. Nel turno notturno, ad esempio, è prevista in via ordinaria un'ambulanza affidata ai volontari (sulla quale non è prevista la presenza obbligatoria di personale paramedico). Ciò non è possibile, in quanto l'Ares assicura un servizio pubblico, che non può delegare a privati». Inoltre, per Sambuci il turno notturno deve essere organizzato in modo che sia sempre assicurato che l'utente ottenga immediatamente una risposta telefonica. Ma sul turno diurno Sambuci ha da obiettare: «In questo caso – afferma - l'autista addetto ai trasporti di rianimazione è stato previsto in regime di reperibilità, anziché in turno. Anche in questo caso ciò non è possibile, perché se pure l'autista in turno per la maggior parte del tempo fosse inerte, nei momenti in cui occorre deve essere presente, perché, se alcuno dovesse morire o subire danni nel tempo necessario all'autista a giungere sul posto di lavoro, i dirigenti in indirizzo sarebbero responsabili di quei danni o eventualmente di quella vita, sia penalmente, che civilmente e contabilmente».
http://www.iltempo.it/lazio_nord/2010/10/01/1205591-lancia_allarme_mancano_autisti_infermieri.shtml
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