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Un infarto scambiato per mal di pancia
Policlinico, tre indagati per la morte di un paziente. I parenti: "Diagnosi tardiva".
UN INFARTO addominale scambiato per una gastroenterite. La Procura ha aperto un'inchiesta sulla morte di Maneo Pisciotta, un invalido di 60 anni dei Villaggio Santa Rosalia, morto il primo agosto al Policlinico. Il pm Ambrogio Cartosio ha iscritto sul registro degli indagati i nomi di un'infermiera e di due medici del pronto soccorso. Oggi sarà svolta l'autopsia.
Matteo Pisciotta il 31 luglio è stato trasportalO dai familiari al Policlinico per un malore. «Ci hanno assegnato il codice verde e ho subito protestato - racconta Bernardo Pisciotta, il fratello - Mio fratello vomitava e in alcuni momenti ha perso conoscenza. Undici anni fa era stato operato per un cancro al colon, e soffriva di epilessia: tutti dati che ho fornito al personale sanitario».
Dopo un'ora e mezza d'attesa e di contestazioni, un medico ha accolto le proteste dei Pisciotta e ha fatto accomodare in sala visite il paziente. «Il medico ha detto che si trattava di una gastroenterite da curare con gli antibiotici - dice Bernardo Pisciotta - Mi ha consegnato i risultati di un prelievo di sangue e ci ha mandati a casa».
Il giorno dopo le condizioni si sono aggravate. «Un'ambulanza - ricostruisce il fratello - ci ha accompagnati di nuovo al Policlinico e abbiamo avuto assegnato ancora una volta il codice verde. Sono andato su tutte le furie. Dopo 45 minuti siamo entrati in pronto soccorso». Stavolta a visitare Pisciotta è stata una dottoressa. Una Tac ha evidenziato un infarlo addominale in corso. «La glicemia era a 760. Con mia sorpresa ho scoperto che era a 600 già il giorno prima. Mi chiedo: perché il medico lo ha dimesso?».
Ormai per l'uomo, entrato in coma iperglicemico, le speranze erano al lumicino. Pochi minuti dopo è morto mentre i medici lo preparavano a un intervento salvavita.
Matteo Pisciotta il 31 luglio è stato trasportalO dai familiari al Policlinico per un malore. «Ci hanno assegnato il codice verde e ho subito protestato - racconta Bernardo Pisciotta, il fratello - Mio fratello vomitava e in alcuni momenti ha perso conoscenza. Undici anni fa era stato operato per un cancro al colon, e soffriva di epilessia: tutti dati che ho fornito al personale sanitario».
Dopo un'ora e mezza d'attesa e di contestazioni, un medico ha accolto le proteste dei Pisciotta e ha fatto accomodare in sala visite il paziente. «Il medico ha detto che si trattava di una gastroenterite da curare con gli antibiotici - dice Bernardo Pisciotta - Mi ha consegnato i risultati di un prelievo di sangue e ci ha mandati a casa».
Il giorno dopo le condizioni si sono aggravate. «Un'ambulanza - ricostruisce il fratello - ci ha accompagnati di nuovo al Policlinico e abbiamo avuto assegnato ancora una volta il codice verde. Sono andato su tutte le furie. Dopo 45 minuti siamo entrati in pronto soccorso». Stavolta a visitare Pisciotta è stata una dottoressa. Una Tac ha evidenziato un infarlo addominale in corso. «La glicemia era a 760. Con mia sorpresa ho scoperto che era a 600 già il giorno prima. Mi chiedo: perché il medico lo ha dimesso?».
Ormai per l'uomo, entrato in coma iperglicemico, le speranze erano al lumicino. Pochi minuti dopo è morto mentre i medici lo preparavano a un intervento salvavita.
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