Ragazzina salvata al telefono
da un infermiere del 118
UN SOCCORSO IN QUOTA. Una quindicenne non respirava più e senza il soccorso rischiava di subire danni permanentiHa perso conoscenza a Campofontana. Il tecnico di Verona emergenza ha guidato un prete e alcuni volontari nelle manovre di rianimazione fino all'arrivo dell'elicottero
Campofontana. Anna ha quindici anni e il suo angelo custode lo ha già trovato. Si chiama Matteo Berton, ha gli occhi scuri, i capelli castani e una maglietta rossa con tre numeri stampati in bianco: 118. Anna ha incontrato Matteo in un giorno di sole che sembrava un inno alla vita e che per lei, invece, aveva i contorni della morte.
E con Matteo, Anna (non è il suo vero nome, ndr) ha scoperto che ci sono altri angeli, determinati e coraggiosi che hanno voluto lottare quando era più facile lasciarsi andare e le hanno così restituito, intatti, i suoi sogni di ragazza.
Anna corre incontro al suo destino una mattina di fine luglio, a Campofontana. Centinaia di ragazzi partecipano ai campi Saf organizzati dalla diocesi. Anna è una di loro. Tanto divertimento, ma anche proposte per riflettere e aiutarli a crescere.
C'è il sole, a Campofontana, ma Anna all'improvviso non ci vede più. Non dice nulla, crolla a terra. Tutto diventa buio. Corrono in tanti, la sollevano di peso, la portano su un tavolo da ping-pong, le sollevano le gambe. Tra i soccorritori c'è un prete: è lui che chiama il 118. Nella centrale operativa di Verona emergenza il computer smista la chiamata sul telefono di Matteo, infermiere professionale, una vita a servizio di chi soffre. Una chiamata come tante, le domande consuete: Anna respira, è giovane, non sono state segnalate malattie. Sembra solo un malore.
Però quel posto è lontano: l'ambulanza da Tregnago per arrivare impiega una ventina di minuti. Matteo mette in allerta l'elicottero. Medico, infermiere, pilota, tecnico corrono fuori. Parte anche l'ambulanza: una precauzione in più. E poi se la ragazza non è grave e meglio liberare l'elicottero per un altro soccorso.
Tutto ok. Chiuso il telefono. Ora tocca all'elisoccorso. Matteo tornerà in campo quando ci sarà da decidere che trasporto effettuare. Un intervento come gli altri.
Invece no. Il telefono squilla di nuovo.
Ancora quel prete, da Campofontana. La voce trema un po'. Anna non risponde, è incosciente. Il prete ha intorno dei volontari che lo aiutano. Vogliono farle un massaggio cardiaco. Matteo è perplesso. Come un massaggio? Ma Anna respira o no? Matteo chiede di metterle due dita sotto il mento e una mano sulla fronte e di spostare la testa indietro. Poi invita a controllare se il torace si alza e si abbassa e con che frequenza. Prima sono respiri, poi rantoli. Un respiro ogni sette-otto secondi. Anna sta sempre più male.
Poi non respira più.
La voce del prete si incrina. Deve restare calmo. Anche se avrebbe voglia di urlare, non può perdere la testa. Deve ascoltare, parlare, dare istruzioni.
Dov'è l'elicottero? «Partito». Matteo sa che l'elicottero non arriverà in tempo. È decollato da un minuto, ce ne vogliono altri sei o sette per arrivare a Campofontana. Pochissimi, partendo da Borgo Trento, un'eternità se di mezzo c'è una vita. Cinque minuti, al massimo. È una delle prime cose che si imparano alla scuola infermieri: dopo quel limite, i danni da mancanza di ossigeno diventano permanenti.
Bisogna rianimare.
Un prete, un gruppo di volontari e un infermiere lontano cinquanta chilometri. Matteo parla con il prete: Anna va distesa a terra, testa indietro, trenta spinte sul torace. Il prete parla, un volontario preme le mani sul petto di Anna. Uno, due, tre: più veloce, suggerisce Matteo. «Più veloce», ripete il prete. Anna è pallida come un morto.
Poi la respirazione bocca a bocca, due volte. Forza Anna, la voce del prete per un attimo si incrina.
Matteo continua a parlare, chiede come sta Anna.
Si ricomincia: trenta colpi, due respiri, trenta colpi, due respiri. Qualcosa succede, Anna sembra che risponda.
Ma non basta. Ancora, avanti: Matteo è sempre calmo, la voce del prete diventa nervosa. «Dov'è l'elicottero?». «Due minuti», chiarisce Matteo.
E continua a dare istruzioni. Altri trenta colpi. Bisogna preparare qualcosa per farsi notare dall'alto. La voce del prete si fa decisa: allontana quasi tutti, serve spazio.
Rumore: un motore, l'elicottero. La voce del prete si riempie di speranza. Matteo continua a parlare. Controlla che Anna venga tenuta in vita: non si può mollare ora. Spuntano due tute rosse. Medico e infermiere si chinano su Anna. Matteo chiede se sono arrivati. Sì: la voce del prete, per la prima volta, è rilassata.
Finisce la telefonata.
Matteo è sempre calmo, ma ora vorrebbe mettersi a correre. Anna è in elicottero, destinazione Borgo Trento.
Al 118 il telefono continua a suonare. Il computer smista la chiamata a Matteo: «Verona emergenza... Dove?». R.V.
E con Matteo, Anna (non è il suo vero nome, ndr) ha scoperto che ci sono altri angeli, determinati e coraggiosi che hanno voluto lottare quando era più facile lasciarsi andare e le hanno così restituito, intatti, i suoi sogni di ragazza.
Anna corre incontro al suo destino una mattina di fine luglio, a Campofontana. Centinaia di ragazzi partecipano ai campi Saf organizzati dalla diocesi. Anna è una di loro. Tanto divertimento, ma anche proposte per riflettere e aiutarli a crescere.
C'è il sole, a Campofontana, ma Anna all'improvviso non ci vede più. Non dice nulla, crolla a terra. Tutto diventa buio. Corrono in tanti, la sollevano di peso, la portano su un tavolo da ping-pong, le sollevano le gambe. Tra i soccorritori c'è un prete: è lui che chiama il 118. Nella centrale operativa di Verona emergenza il computer smista la chiamata sul telefono di Matteo, infermiere professionale, una vita a servizio di chi soffre. Una chiamata come tante, le domande consuete: Anna respira, è giovane, non sono state segnalate malattie. Sembra solo un malore.
Però quel posto è lontano: l'ambulanza da Tregnago per arrivare impiega una ventina di minuti. Matteo mette in allerta l'elicottero. Medico, infermiere, pilota, tecnico corrono fuori. Parte anche l'ambulanza: una precauzione in più. E poi se la ragazza non è grave e meglio liberare l'elicottero per un altro soccorso.
Tutto ok. Chiuso il telefono. Ora tocca all'elisoccorso. Matteo tornerà in campo quando ci sarà da decidere che trasporto effettuare. Un intervento come gli altri.
Invece no. Il telefono squilla di nuovo.
Ancora quel prete, da Campofontana. La voce trema un po'. Anna non risponde, è incosciente. Il prete ha intorno dei volontari che lo aiutano. Vogliono farle un massaggio cardiaco. Matteo è perplesso. Come un massaggio? Ma Anna respira o no? Matteo chiede di metterle due dita sotto il mento e una mano sulla fronte e di spostare la testa indietro. Poi invita a controllare se il torace si alza e si abbassa e con che frequenza. Prima sono respiri, poi rantoli. Un respiro ogni sette-otto secondi. Anna sta sempre più male.
Poi non respira più.
La voce del prete si incrina. Deve restare calmo. Anche se avrebbe voglia di urlare, non può perdere la testa. Deve ascoltare, parlare, dare istruzioni.
Dov'è l'elicottero? «Partito». Matteo sa che l'elicottero non arriverà in tempo. È decollato da un minuto, ce ne vogliono altri sei o sette per arrivare a Campofontana. Pochissimi, partendo da Borgo Trento, un'eternità se di mezzo c'è una vita. Cinque minuti, al massimo. È una delle prime cose che si imparano alla scuola infermieri: dopo quel limite, i danni da mancanza di ossigeno diventano permanenti.
Bisogna rianimare.
Un prete, un gruppo di volontari e un infermiere lontano cinquanta chilometri. Matteo parla con il prete: Anna va distesa a terra, testa indietro, trenta spinte sul torace. Il prete parla, un volontario preme le mani sul petto di Anna. Uno, due, tre: più veloce, suggerisce Matteo. «Più veloce», ripete il prete. Anna è pallida come un morto.
Poi la respirazione bocca a bocca, due volte. Forza Anna, la voce del prete per un attimo si incrina.
Matteo continua a parlare, chiede come sta Anna.
Si ricomincia: trenta colpi, due respiri, trenta colpi, due respiri. Qualcosa succede, Anna sembra che risponda.
Ma non basta. Ancora, avanti: Matteo è sempre calmo, la voce del prete diventa nervosa. «Dov'è l'elicottero?». «Due minuti», chiarisce Matteo.
E continua a dare istruzioni. Altri trenta colpi. Bisogna preparare qualcosa per farsi notare dall'alto. La voce del prete si fa decisa: allontana quasi tutti, serve spazio.
Rumore: un motore, l'elicottero. La voce del prete si riempie di speranza. Matteo continua a parlare. Controlla che Anna venga tenuta in vita: non si può mollare ora. Spuntano due tute rosse. Medico e infermiere si chinano su Anna. Matteo chiede se sono arrivati. Sì: la voce del prete, per la prima volta, è rilassata.
Finisce la telefonata.
Matteo è sempre calmo, ma ora vorrebbe mettersi a correre. Anna è in elicottero, destinazione Borgo Trento.
Al 118 il telefono continua a suonare. Il computer smista la chiamata a Matteo: «Verona emergenza... Dove?». R.V.
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