|
Servizio 118 «gonfiato», la Regione sotto accusa
PALERMO. I magistrati contabili mettono le mani sulla gestione del servizio 118 in Sicilia negli ultimi anni e ipotizzano un danno erariale di 39 milioni di euro. È l'esito dell'indagine portata avanti dal procuratore della Corte dei conti in Sicilia, Guido Carlino, e dal suo sostituto Gianluca Albo, che contestano alla giunta regionale guidata da Salvatore Cuffaro e a sette parlamentari siciliani della commissione Sanità di avere quasi raddoppiato i mezzi non per migliorare il servizio di emergenza-urgenza, ma per fare posto a un esercito di autisti soccorritori formati negli anni precedenti e da piazzare in piena campagna elettorale per le regionali 2006.
Il caso, sollevato dal quotidiano «Repubblica», aggiunge un tassello alla già complicata vicenda della gestione del 118, su cui pesa un contenzioso tra Regione e Croce Rossa, che lo ha gestito finora attraverso la Sise. I magistrati contabili contestano all'assemblea siciliana e al governo regionale dell'epoca la decisione di «allargare il parco ambulanze del 118, determinando un ingiustificato aumento dei costi». La vicenda risale al 20 settembre 2005 quando la giunta siciliana, presieduta da Cuffaro (poi condannato in secondo grado per favoreggiamento aggravato alla mafia), deliberò di potenziare il servizio di emergenza-urgenza. In seguito l'allora assessore alla Sanità, Giovanni Pistorio, esponente di punta dell'Mpa, il partito fondato dal governatore in carica, Raffaele Lombardo, e oggi parlamentare nazionale, firmò un atto aggiuntivo alla vecchia convenzione fra Regione e Croce Rossa, che dotava il servizio di 64 nuove ambu1anze. L'assessore innalzò inoltre da 10 a 12 il numero dei soccorritori da destinare a ogni ambulanza, anche perché le ore settimanali per ogni addetto erano state ridotte da 36 a 30. Questa manovra consentì di assumere il personale (oltre 1.700 operatori), che aveva superato il corso di formazione organizzato dal Ciapi e il concorso Sise.
Il provvedimento, finito all'esame della commissione Sanità dell'Ars, fu ulteriormente ritoccato grazie a due emendamenti votati da sette deputati che incrementavano il parco mezzi con ulteriori 49 ambulanze. Quando i magistrati contabili avviarono l'indagine sulla vicenda, l'Ars si rifiutò di fornire le generalità dei componenti della commissione e i verbali della seduta con i nomi dei deputati che avevano votato gli emendamenti. Da qui un ricorso alla Consulta, che ha stabilito come «l'Ars, non diversamenten dai consigli regionali, soggiace in alcuni casi al potere d'indagine della Corte dei conti».
Adesso la Procura ha inviato a 18 esponenti politici di centrodestra (due deputati dell'opposizione, infatti, votarono uno contro e l'altro si astenne) la contestazione di responsabilità. I magistrati contabili chiedono loro di fornire giustificazioni prima di un eventuale processo. «La scelta del governo e quindi della commissione Sanità dell'Ars di incrementare mezzi e personale non era.funzionale a migliorare il servizio bensì a risolvere problemi occupazionali», scrive il pm negli "inviti a dedurre". E ancora: «Il 118 è stato potenziato con mezzi non necessari e personale diverso dai profili qualificati (medici e infermieri professionali). Ma anche trasgredendo la previsione delle linee guida nazionali e regionali che richiedevano la presenza di medici su ogni mezzo».
Pochissime le reazioni. L'ex assessore Pistorio, annuncia che produrrà una memoria personale in cui sostanzialmente sosterrà che «l'Ars ha ritenuto che ci fosse un'esigenza di assistenza capillare su un territorio che è certamente più difficile della Pianura Padana. I soldi non sono certo stati buttati dalla finestra, la gente ha lavorato. E poi, l'esigenza occupazionale deve essere ritenuta sempre negativa?». Il presidente dell'Ars, Francesco Cascio, invece, rimane perplesso sulla presunta «violazione delle prerogative istituzionali dell'Ars da parte della Corte dei conti».
Il caso, sollevato dal quotidiano «Repubblica», aggiunge un tassello alla già complicata vicenda della gestione del 118, su cui pesa un contenzioso tra Regione e Croce Rossa, che lo ha gestito finora attraverso la Sise. I magistrati contabili contestano all'assemblea siciliana e al governo regionale dell'epoca la decisione di «allargare il parco ambulanze del 118, determinando un ingiustificato aumento dei costi». La vicenda risale al 20 settembre 2005 quando la giunta siciliana, presieduta da Cuffaro (poi condannato in secondo grado per favoreggiamento aggravato alla mafia), deliberò di potenziare il servizio di emergenza-urgenza. In seguito l'allora assessore alla Sanità, Giovanni Pistorio, esponente di punta dell'Mpa, il partito fondato dal governatore in carica, Raffaele Lombardo, e oggi parlamentare nazionale, firmò un atto aggiuntivo alla vecchia convenzione fra Regione e Croce Rossa, che dotava il servizio di 64 nuove ambu1anze. L'assessore innalzò inoltre da 10 a 12 il numero dei soccorritori da destinare a ogni ambulanza, anche perché le ore settimanali per ogni addetto erano state ridotte da 36 a 30. Questa manovra consentì di assumere il personale (oltre 1.700 operatori), che aveva superato il corso di formazione organizzato dal Ciapi e il concorso Sise.
Il provvedimento, finito all'esame della commissione Sanità dell'Ars, fu ulteriormente ritoccato grazie a due emendamenti votati da sette deputati che incrementavano il parco mezzi con ulteriori 49 ambulanze. Quando i magistrati contabili avviarono l'indagine sulla vicenda, l'Ars si rifiutò di fornire le generalità dei componenti della commissione e i verbali della seduta con i nomi dei deputati che avevano votato gli emendamenti. Da qui un ricorso alla Consulta, che ha stabilito come «l'Ars, non diversamenten dai consigli regionali, soggiace in alcuni casi al potere d'indagine della Corte dei conti».
Adesso la Procura ha inviato a 18 esponenti politici di centrodestra (due deputati dell'opposizione, infatti, votarono uno contro e l'altro si astenne) la contestazione di responsabilità. I magistrati contabili chiedono loro di fornire giustificazioni prima di un eventuale processo. «La scelta del governo e quindi della commissione Sanità dell'Ars di incrementare mezzi e personale non era.funzionale a migliorare il servizio bensì a risolvere problemi occupazionali», scrive il pm negli "inviti a dedurre". E ancora: «Il 118 è stato potenziato con mezzi non necessari e personale diverso dai profili qualificati (medici e infermieri professionali). Ma anche trasgredendo la previsione delle linee guida nazionali e regionali che richiedevano la presenza di medici su ogni mezzo».
Pochissime le reazioni. L'ex assessore Pistorio, annuncia che produrrà una memoria personale in cui sostanzialmente sosterrà che «l'Ars ha ritenuto che ci fosse un'esigenza di assistenza capillare su un territorio che è certamente più difficile della Pianura Padana. I soldi non sono certo stati buttati dalla finestra, la gente ha lavorato. E poi, l'esigenza occupazionale deve essere ritenuta sempre negativa?». Il presidente dell'Ars, Francesco Cascio, invece, rimane perplesso sulla presunta «violazione delle prerogative istituzionali dell'Ars da parte della Corte dei conti».
Nessun commento:
Posta un commento
imposta qui i tuoi commenti