|
«ODISSEA» AL P.S. DEL CANNIZZARO.
«Un bimbo ha atteso 7 ore». «C’erano pazienti più gravi».
«Chi ripagherà mio figlio di tre anni da trauma ricevuto quella notte al Pronto soccorso dell’ospedale Cannizzaro?». E’ quello che si chiede un lettore, il sig. Antonino Cesare Catania che, in una lunga lettera, racconta l’episodio accaduto qualche settimana fa nel nosocomio cittadino. Il bimbo, accompagnato dai genitori, giunge al Cannizzaro alle 19. Con una prima diagnosi di trauma all’occhio destro gli viene assegnato il codice verde e viene indirizzato «anzichè all’ambulatorio di Pediatria, all’ambulatorio di Chirurgia». Passa 1 ora e 45 minuti e la visita non giunge. Il signor Catania lascia dunque l’ospedale, per permettere al piccolo di mangiare qualcosa e andare in bagno. Torna un’ora dopo. Qui una visita più accurata da parte dell’infermiera dell’accettazione «riclassifica» la gravità del trauma subito dal bambino al quale viene assegnata, in base al dolore riferito, una precedenza su tutti i pazienti con il codice verde. Una precedenza non riconosciuta però - lamenta il lettore - dal medico di turno all’ambulatorio di Chirurgia che «arbitrariamente e senza umanità faceva entrare gli altri pazienti con codice verde non tendendo i n considerazione la richiesta dell’infermiera ». All’una, ancora il attesa di entrare, il lettore si rivolge al poliziotto di turno. Alle 2, finalmente e in presenza del poliziotto la visita tanto attesa. «Per il suddetto medico di turno dell’ambulatorio di Chirurgia - si chiede il lettore - è valido il regolamento dei codici di triage dell’ospedale Cannizzaro o no?».
Alla segnalazione del lettore, risponde il direttore dell’Unità operativa di Chirurgia d’Urgenza e Pronto Soccorso, prof. Domenico Russello. «Il piccolo era giunto al Pronto Soccorso alle ore 19. Per l’esiguità della sintomatologia e per l’età del bambino i genitori ritenevano di avere precedenza assoluta. Dovendo attendere il proprio turno i coniugi Catania avevano deciso di allontanarsi: era più importante fare cenare il piccolo anziché perdere tempo a sincerarsi delle condizioni cliniche dello stesso?. Alle 20, quando iniziava il turno del medico, vi erano pazienti che attendevano, molti dei quali coinvolti in incidenti stradali e quindi il medico aveva cercato di accelerare le procedure compatibilmente con le necessità di accuratezza diagnostica, decidendo di alternare casi che attendevano da più tempo o con bambini. Alle 22,15 il bambino è stata riaccompagnato al Pronto Soccorso mentre nel frattempo erano giunti casi di codice giallo con pazienti gravi. E’ stato a quel punto - aggiunge il prof. Russello - che il padre del piccolo era entrato di forza all’interno dell’ambulatorio chiedendo che il figlio fosse visitato. Invitato ad uscire aveva accettato di recarsi al posto di Polizia per presentare esposto. Il poliziotto, dopo avere effettuata un’indagine, aveva invitato il medico ad attenersi ai codici assegnati ai pazienti. Il medico aveva dunque chiamato il piccolo intorno a mezzanotte. Il padre però rifiutando ogni esame clinico e strumentale, dopo avere pronunziato delle invettive all’indirizzo del medico, si era allontanato».
«Casi del genere in una struttura che si occupa di emergenze e urgenze sanitarie - commenta dal canto suo il direttore generale prof. Francesco Poli - possono succedere perché il personale medico è chiamato a risolvere i casi più urgenti. Comunque l’amministrazione cerca sempre di migliorare il più possibile il servizi per offrire ai cittadini un’assistenza più veloce ed adeguata e per evitare che possano succedere casi come quelli lamentati dal signor Catania».
Alla segnalazione del lettore, risponde il direttore dell’Unità operativa di Chirurgia d’Urgenza e Pronto Soccorso, prof. Domenico Russello. «Il piccolo era giunto al Pronto Soccorso alle ore 19. Per l’esiguità della sintomatologia e per l’età del bambino i genitori ritenevano di avere precedenza assoluta. Dovendo attendere il proprio turno i coniugi Catania avevano deciso di allontanarsi: era più importante fare cenare il piccolo anziché perdere tempo a sincerarsi delle condizioni cliniche dello stesso?. Alle 20, quando iniziava il turno del medico, vi erano pazienti che attendevano, molti dei quali coinvolti in incidenti stradali e quindi il medico aveva cercato di accelerare le procedure compatibilmente con le necessità di accuratezza diagnostica, decidendo di alternare casi che attendevano da più tempo o con bambini. Alle 22,15 il bambino è stata riaccompagnato al Pronto Soccorso mentre nel frattempo erano giunti casi di codice giallo con pazienti gravi. E’ stato a quel punto - aggiunge il prof. Russello - che il padre del piccolo era entrato di forza all’interno dell’ambulatorio chiedendo che il figlio fosse visitato. Invitato ad uscire aveva accettato di recarsi al posto di Polizia per presentare esposto. Il poliziotto, dopo avere effettuata un’indagine, aveva invitato il medico ad attenersi ai codici assegnati ai pazienti. Il medico aveva dunque chiamato il piccolo intorno a mezzanotte. Il padre però rifiutando ogni esame clinico e strumentale, dopo avere pronunziato delle invettive all’indirizzo del medico, si era allontanato».
«Casi del genere in una struttura che si occupa di emergenze e urgenze sanitarie - commenta dal canto suo il direttore generale prof. Francesco Poli - possono succedere perché il personale medico è chiamato a risolvere i casi più urgenti. Comunque l’amministrazione cerca sempre di migliorare il più possibile il servizi per offrire ai cittadini un’assistenza più veloce ed adeguata e per evitare che possano succedere casi come quelli lamentati dal signor Catania».
Nessun commento:
Posta un commento
imposta qui i tuoi commenti