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EMERGENZA SANITÀ. Un esposto arrivato a Giacomo Tranchida è stato «girato» all’assessore regionale alla Sanità, al procuratore Bodero Maccabeo, al prefetto Trotta e al direttore Asp.
Muore d’infarto a 37 anni
E il sindaco denuncia: «A bordo dell’ambulanza del 118 non c’era il medico».
ERICE. La voce di un anonimo e la storia di una morte di un giovane che forse poteva essere evitata se l’ambulanza che lo ha soccorso avesse avuto a bordo un medico. L’esposto anonimo è arrivato al sindaco di Erice Giacomo Tranchida che lo ha reso noto e mandato (con lettera di accompagnamento) all’assessore regionale alla Sanità, al procuratore Giacomo Bodero Maccabeo, al prefetto Trotta, al direttore generale dell’Asp De Nicola. A perdere la vita è stato un uomo di 37 anni, Francesco D’Angelo, figlio del titolare di una agenzia di pompe funebri conosciuta in città. Un infarto lo ha colpito mentre si trovava nei pressi dell’esercizio del padre, subito è stata fatta arrivare una ambulanza del 118; a muoversi, indica Tranchida nella sua nota, quella della postazione 46 presso la vicina Cittadella della Salute, ma tra il personale assegnato non c’era il medico anestesista.
Una storia tragica conclusa con la morte che risale alla vigilia di Natale. «Come si può parlare di sanità efficiente, di razionalizzazione dei servizi se poi - dice Tranchida - si può morire perchè non si è prevista la presenza di un medico su di una ambulanza peraltro provvista delle attrezzature di rianimazione».
«Sono rimasto colpito – spiega Tranchida – rispetto a quello che ho appreso essere accaduto, sono preoccupato che nel mio territorio possano accadere simili disfunzioni che se mantenute possono causare ulteriori simili tragedie, provocando danni alla comunità cittadina. Ho ritenuto pertanto rassegnare ciò che ho appreso con l’esposto anonimo al prefetto e all’autorità giudiziaria, a fronte della ricevuta segnalazione di grave disservizio e per l’accertamento delle eventuali responsabilità in un comparto di vitale importanza quale la Sanità».
Francesco D’Angelo, 37 anni, era figlio di Vincenzo, titolare di una agenzia di pompe funebri, aveva un infarto in corso. Quando è giunto al pronto soccorso del Sant’Antonio Abate ormai per lui non c’era più niente da fare. Il suo cuore, hanno certificato i medici dell’area di emergenza, aveva cessato di battere.
L’ambulanza era stata fatta intervenire la vigilia di Natale attorno alle 18 quando Francesco D’Angelo è colto da malore, avverte dolore al petto, ha conati di vomito, l’intervento dell’ambulanza non avviene con ritardo, il mezzo presto giunge sul posto provenendo dalla Cittadella della Salute, soccorso attivato dal 118. La corsa dell’ambulanza verso il Sant’Antonio Abate è veloce, ma sulla lettiga D’Angelo subisce un arresto cardiocircolatorio, secondo la ricostruzione che è stata fatta l’automezzo è provvisto delle attrezzature di emergenza per fronteggiare simili stati, c’è il defribillatore, ma lo può usare solo un medico e quell’ambulanza a bordo non ha sanitari in camice bianco. Forse è per questa ragione che nessuno è riuscito a salvargli la vita.
I familiari dell’uomo non hanno voluto commentare la notizia, si sono chiusi nel loro dolore il parenti affermano che ora si spera che una indagine così come sollecitata dal sindaco di Erice Giacomo Tranchida, possa fare luce su quello che è accaduto, se davvero è stata determinante l’assenza di un medico rianimatore su quell’ambulanza. L’assenza del sanitario pare sia comunque da ricondurre ai budget di spesa, insomma ci sarebbero momenti delle giornate in cui le ambulanze del 118 dotate di apparecchiature rianimatorie viaggiano senza medico perchè non ci sono fondi sufficienti. Ma questo è accaduto sino a ieri, perchè dal primo gennaio il 118 in Sicilia funziona con nuovi protocolli, dopo la scadenza della convenzione con il precedente gestore. È già partita poi l’informatizzazione del servizio. L’assessore regionale alla Sanità, Massimo Russo ha incaricato il presidente della Seus (Sicilia emergenza urgenza sanitaria), Michele Bonfiglio, «di occuparsi del servizio di trasporto per l’emergenza urgenza e di concordare con la Sise modalità e costi nel rispetto dei criteri di economicità, efficacia ed efficienza». In questo modo sarà garantita la fase transitoria che prevede, nel giro di tre - quattro mesi, il passaggio del personale e dei mezzi dalla Sise alla nuova società consortile a capitale interamente pubblico che assicurerà la nuova gestione del servizio di emergenza urgenza.
Una storia tragica conclusa con la morte che risale alla vigilia di Natale. «Come si può parlare di sanità efficiente, di razionalizzazione dei servizi se poi - dice Tranchida - si può morire perchè non si è prevista la presenza di un medico su di una ambulanza peraltro provvista delle attrezzature di rianimazione».
«Sono rimasto colpito – spiega Tranchida – rispetto a quello che ho appreso essere accaduto, sono preoccupato che nel mio territorio possano accadere simili disfunzioni che se mantenute possono causare ulteriori simili tragedie, provocando danni alla comunità cittadina. Ho ritenuto pertanto rassegnare ciò che ho appreso con l’esposto anonimo al prefetto e all’autorità giudiziaria, a fronte della ricevuta segnalazione di grave disservizio e per l’accertamento delle eventuali responsabilità in un comparto di vitale importanza quale la Sanità».
Francesco D’Angelo, 37 anni, era figlio di Vincenzo, titolare di una agenzia di pompe funebri, aveva un infarto in corso. Quando è giunto al pronto soccorso del Sant’Antonio Abate ormai per lui non c’era più niente da fare. Il suo cuore, hanno certificato i medici dell’area di emergenza, aveva cessato di battere.
L’ambulanza era stata fatta intervenire la vigilia di Natale attorno alle 18 quando Francesco D’Angelo è colto da malore, avverte dolore al petto, ha conati di vomito, l’intervento dell’ambulanza non avviene con ritardo, il mezzo presto giunge sul posto provenendo dalla Cittadella della Salute, soccorso attivato dal 118. La corsa dell’ambulanza verso il Sant’Antonio Abate è veloce, ma sulla lettiga D’Angelo subisce un arresto cardiocircolatorio, secondo la ricostruzione che è stata fatta l’automezzo è provvisto delle attrezzature di emergenza per fronteggiare simili stati, c’è il defribillatore, ma lo può usare solo un medico e quell’ambulanza a bordo non ha sanitari in camice bianco. Forse è per questa ragione che nessuno è riuscito a salvargli la vita.
I familiari dell’uomo non hanno voluto commentare la notizia, si sono chiusi nel loro dolore il parenti affermano che ora si spera che una indagine così come sollecitata dal sindaco di Erice Giacomo Tranchida, possa fare luce su quello che è accaduto, se davvero è stata determinante l’assenza di un medico rianimatore su quell’ambulanza. L’assenza del sanitario pare sia comunque da ricondurre ai budget di spesa, insomma ci sarebbero momenti delle giornate in cui le ambulanze del 118 dotate di apparecchiature rianimatorie viaggiano senza medico perchè non ci sono fondi sufficienti. Ma questo è accaduto sino a ieri, perchè dal primo gennaio il 118 in Sicilia funziona con nuovi protocolli, dopo la scadenza della convenzione con il precedente gestore. È già partita poi l’informatizzazione del servizio. L’assessore regionale alla Sanità, Massimo Russo ha incaricato il presidente della Seus (Sicilia emergenza urgenza sanitaria), Michele Bonfiglio, «di occuparsi del servizio di trasporto per l’emergenza urgenza e di concordare con la Sise modalità e costi nel rispetto dei criteri di economicità, efficacia ed efficienza». In questo modo sarà garantita la fase transitoria che prevede, nel giro di tre - quattro mesi, il passaggio del personale e dei mezzi dalla Sise alla nuova società consortile a capitale interamente pubblico che assicurerà la nuova gestione del servizio di emergenza urgenza.
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