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Malasanità
Polizze obbligatorie per ogni medico
Placatosi il fragore mediatico della malasanità che durante le festività invernali ha funestato gli ospedali patri, è necessario spendere qualche ragionamento costruttivo prima dell'arrivo della prossima disgrazia che ci dividerà tra innocentisti e colpevolisti. Solitamente, infatti, l'unico risultato di tali eventi è quello di dividere il campo tra coloro che assolverebbero i medici sempre e comunque e coloro che bramano vendetta. Le ragioni dell'una e dell'altra parte sono però entrambe valide: inutile attaccare una categoria che svolge una professione così encomiabilee rischiosa, sostengono gli uni. Altrettanto indegno assistere ad infarti curati con antidolorifici o ad ambulanze in corsa che catapultano malati dal portellone sull'asfalto stradale, replicano gli altri.
La politica che fa? Il centrodestra tace, il centrosinistra - come da consumata tradizione - invoca il Garante della Salute: solito inutile carrozzone per distribuire qualche polo, troncina in più agli amici degli amici. La discussione tecnica si svolge invece sui dati statistici e a una trasmissione su «Radio 24» vengo minacciato di denuncia per procurato allarme dal presidente dell'Associazione dei medici accusati ingiustamente di malpractice (Amami).
La mia colpa? Dare i numeri sui quali tra l'altro non transigo, anzi faccio preghiera ai camici bianchi di non far finta di nulla. Non scrivo da avvocato, ma da tecnico che cerca una soluzione anche legislativa al problema. Condivido la depenalizzazione dei reati medici. Invoco la conciliazione per legge e l'assicurazione obbligatoria per la responsabilità civile. Mi spingo fino il favoleggiare di modulo di constatazione amichevole sanitaria proprio perché ritengo che l'unica via d'uscita dal conflitto sociale medico-paziente sia la composizione bonaria. Il dottor Milan, eccellente moderatore del dibattito radiofonico, rivelava il risultato del sondaggio avvenuto in diretta: un italiano su tre non ha fiducia della sanità italiana.
Da tale impasse non si esce stando sulle barricate e mistificando le statistiche. Ho appena chiuso una conversazione telefonica con un broker assicuratore di decine di aziende ospedaliere. Mi riferisce desolato: «Scappano tutte le compagnie dal rischio sanitario. Dopo le compagnie nazionali ora anche quelle tedesche, inglesi e australiane che erano subentrate nel rischio se la danno a gambe levate: il rapporto premi-risarcimenti è un bagno di sangue!». Cruda verità, ma verità: patetici i tarocchi e le denunce minacciate. O il presupposto del confronto sono le cifre che i tecnici ampiamente conoscono oppure i garanti e gli osservatori richiesti per mascherare le magagne sono la solita soluzione all'italiana: nascondere la polvere sotto il tappeto.
Non si tratta di strillare che i medici sono incapaci o gli avvocati avvoltoi, perché entrambi fanno il loro faticoso mestiere che risponde alle esigenze sociali prima che al business. È penoso azzuffarsi tra professionisti per gareggiare a gettare il sasso nello stagno delle statistiche: i numeri della malasanità sono nelle mani delle compagnie assicurative che nel comparto non impegnano il fiato, ma il portafoglio. E la conseguenza è una sola: queste non vogliono più assicurare né medici, né ospedali. E' puerile voler far credere che siano stampa, avvocati o magistrati dall'avviso di garanzia facile a estremizzare il fenomeno: la malasanità è un dramma in Italia come in tutto il resto del mondo con la differenza che all'estero i rappresentanti dei medici le cifre non le negano a prescindere. Sarà meglio si diano una mossa anche in Italia, altrimenti rimarranno solo lor signori a credere di essere infallibili, ma ne pagheranno il costo di tasca propria perché sarà fuggito anche l'ultimo e più sprovveduto assicuratore.
La politica che fa? Il centrodestra tace, il centrosinistra - come da consumata tradizione - invoca il Garante della Salute: solito inutile carrozzone per distribuire qualche polo, troncina in più agli amici degli amici. La discussione tecnica si svolge invece sui dati statistici e a una trasmissione su «Radio 24» vengo minacciato di denuncia per procurato allarme dal presidente dell'Associazione dei medici accusati ingiustamente di malpractice (Amami).
La mia colpa? Dare i numeri sui quali tra l'altro non transigo, anzi faccio preghiera ai camici bianchi di non far finta di nulla. Non scrivo da avvocato, ma da tecnico che cerca una soluzione anche legislativa al problema. Condivido la depenalizzazione dei reati medici. Invoco la conciliazione per legge e l'assicurazione obbligatoria per la responsabilità civile. Mi spingo fino il favoleggiare di modulo di constatazione amichevole sanitaria proprio perché ritengo che l'unica via d'uscita dal conflitto sociale medico-paziente sia la composizione bonaria. Il dottor Milan, eccellente moderatore del dibattito radiofonico, rivelava il risultato del sondaggio avvenuto in diretta: un italiano su tre non ha fiducia della sanità italiana.
Da tale impasse non si esce stando sulle barricate e mistificando le statistiche. Ho appena chiuso una conversazione telefonica con un broker assicuratore di decine di aziende ospedaliere. Mi riferisce desolato: «Scappano tutte le compagnie dal rischio sanitario. Dopo le compagnie nazionali ora anche quelle tedesche, inglesi e australiane che erano subentrate nel rischio se la danno a gambe levate: il rapporto premi-risarcimenti è un bagno di sangue!». Cruda verità, ma verità: patetici i tarocchi e le denunce minacciate. O il presupposto del confronto sono le cifre che i tecnici ampiamente conoscono oppure i garanti e gli osservatori richiesti per mascherare le magagne sono la solita soluzione all'italiana: nascondere la polvere sotto il tappeto.
Non si tratta di strillare che i medici sono incapaci o gli avvocati avvoltoi, perché entrambi fanno il loro faticoso mestiere che risponde alle esigenze sociali prima che al business. È penoso azzuffarsi tra professionisti per gareggiare a gettare il sasso nello stagno delle statistiche: i numeri della malasanità sono nelle mani delle compagnie assicurative che nel comparto non impegnano il fiato, ma il portafoglio. E la conseguenza è una sola: queste non vogliono più assicurare né medici, né ospedali. E' puerile voler far credere che siano stampa, avvocati o magistrati dall'avviso di garanzia facile a estremizzare il fenomeno: la malasanità è un dramma in Italia come in tutto il resto del mondo con la differenza che all'estero i rappresentanti dei medici le cifre non le negano a prescindere. Sarà meglio si diano una mossa anche in Italia, altrimenti rimarranno solo lor signori a credere di essere infallibili, ma ne pagheranno il costo di tasca propria perché sarà fuggito anche l'ultimo e più sprovveduto assicuratore.
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