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Influenza A. Contagi in calo in tutta Europa. L'osservatorio di Parigi: l'epidemia è finita.
Vaccino, stop a 24 milioni di dosi
Fazio annulla.l'acquisto. Germania e Francia rivedono i contratti.
MILANO - La Francia ha ufficialmente decretato la fine dell'epidemia di influenza A, almeno nelle aree metropolitane: da due settimane, i centri-sentinella segnalano meno casi di quelli necessari per parlare di epidemia, nonostante il virus continui a circolare. Anche nel resto dell'Europa, secondo l'Oms, le infezioni sono calate e in Italia la curva dei contagi, dopo il picco di metà novembre, è scesa progressivamente, salvo arrestarsi proprio nell'ultima settimana. Così buona parte dei vaccini acquistati dalle autorità sanitarie dei vari Paesi europei, potrebbe rimanere nei magazzini.
Non solo l'epidemia non è stata così grave come previsto, ma la gente non si è fidata del vaccino e, per di più, una sola dose (invece di due) si è rivelata sufficiente per l'immunizzazione. E adesso i governi, che avevano fatto a gara per accaparrarsi il vaccino a suon di milioni di euro, si stanno affrettando a revocare gli ordini e a rivedere i contratti con le aziende produttrici.
Come prima idea in alternativa, stanno pensando di rivendere ad altri parte del surplus (per esempio al Messico, il Paese da cui è partita l'epidemia, che ha appena denunciato di avere ricevuto soltanto la metà delle trenta milioni di dosi richieste) oppure di donarne una parte ai Paesi poveri. La Germania guida il gruppo di chi ricontratta: su 50 milioni di dosi, Ordinate alla Gsk, ne comprerà soltanto 35 milioni, il 70 per cento, con un risparmio di circa 133 milioni di euro.
Anche la Gran Bretagna sta valutando la cancellazione degli ordini (60 milioni di dosi richieste alla Gsk e 30 milioni alla Baxter: a oggi, ne sono state utilizzate rispettivamente 24 e 5 milioni). Il contratto con la Baxter prevede il blocco della fornitura, quello della Gsk no ed è quindi tutto da discutere.
Il Ministro della salute Ferruccio Fazio, rispondendo a un'interrogazione, ha annunciato che l'Italia ha annullato metà degli acquisti inizialmente previsti (e cioè i 24 milioni di dosi che avrebbe dovuto fornire la Sanofi), mentre ha firmato il contratto con la Novartis per 24 milioni di dosi e per un costo di circa 180 milioni di euro: di queste, soltanto dieci milioni sono state prodotte e consegnate. E quelle utilizzate? Circa 900mila, dall'inizio della campagna, secondo gli ultimi dati. «L'Italia aveva anche previsto - precisa Fabrizio Oleari, direttore generale della Prevenzione al Ministero della salute - di fornire il 10 per cento dei suoi vaccini all'Oms. Rimangono, quindi, poco più di 21 milioni di dosi complessivamente».
Secondo Fazio l'Italia è, fra i Paesi del G8, quello con le scorte vaccinali più basse, scorte che, però, è «indispensabile mantenere, perché le pandemie influenzali sono, per loro natura, imprevedibili».
La Francia, che pensava di vaccinare tutta la popolazione e ha ordinato 94 milioni di dosi a 4 diverse aziende, sta cercando di cancellarne 50 milioni (solo l'8 per cento dei francesi si è vaccinato), lo stesso stanno facendo anche Olanda, Spagna e Svizzera Mosca bianca nel panorama europeo e mondiale è la Polonia: il governo non ha previsto alcuna campagna vaccinale semplicemente perché non riteneva sicuro il vaccino.
Il primo Ministro Donald Tusk ha dichiarato: «Abbiamo preso questa decisione nell'interesse dei cittadini, perché il vaccino non è stato sufficientemente sperimentato, e dei contribuenti».
Molti polacchi adesso esultano nonostante 145 morti a oggi, paragonabili, però, a quelli di altri Paesi) non solo perché sono stati risparmiati soldi pubblici, ma anche perché considerano questa decisione un gesto di sfida nei confronti delle multinazionali del farmaco, dell'Unione Europea e dell'Oms.
E in effetti il Consiglio d'Europa a Strasburgo, proprio in questi giorni, sta lanciando un'indagine per verificare se non ci siano state pressioni da parte dell'industria farmaceutica sull'Oms, che avrebbe troppo precipitosamente dichiarato lo stato di pandemia, e sui suoi consulenti, che hanno legami con le multinazionali
Non solo l'epidemia non è stata così grave come previsto, ma la gente non si è fidata del vaccino e, per di più, una sola dose (invece di due) si è rivelata sufficiente per l'immunizzazione. E adesso i governi, che avevano fatto a gara per accaparrarsi il vaccino a suon di milioni di euro, si stanno affrettando a revocare gli ordini e a rivedere i contratti con le aziende produttrici.
Come prima idea in alternativa, stanno pensando di rivendere ad altri parte del surplus (per esempio al Messico, il Paese da cui è partita l'epidemia, che ha appena denunciato di avere ricevuto soltanto la metà delle trenta milioni di dosi richieste) oppure di donarne una parte ai Paesi poveri. La Germania guida il gruppo di chi ricontratta: su 50 milioni di dosi, Ordinate alla Gsk, ne comprerà soltanto 35 milioni, il 70 per cento, con un risparmio di circa 133 milioni di euro.
Anche la Gran Bretagna sta valutando la cancellazione degli ordini (60 milioni di dosi richieste alla Gsk e 30 milioni alla Baxter: a oggi, ne sono state utilizzate rispettivamente 24 e 5 milioni). Il contratto con la Baxter prevede il blocco della fornitura, quello della Gsk no ed è quindi tutto da discutere.
Il Ministro della salute Ferruccio Fazio, rispondendo a un'interrogazione, ha annunciato che l'Italia ha annullato metà degli acquisti inizialmente previsti (e cioè i 24 milioni di dosi che avrebbe dovuto fornire la Sanofi), mentre ha firmato il contratto con la Novartis per 24 milioni di dosi e per un costo di circa 180 milioni di euro: di queste, soltanto dieci milioni sono state prodotte e consegnate. E quelle utilizzate? Circa 900mila, dall'inizio della campagna, secondo gli ultimi dati. «L'Italia aveva anche previsto - precisa Fabrizio Oleari, direttore generale della Prevenzione al Ministero della salute - di fornire il 10 per cento dei suoi vaccini all'Oms. Rimangono, quindi, poco più di 21 milioni di dosi complessivamente».
Secondo Fazio l'Italia è, fra i Paesi del G8, quello con le scorte vaccinali più basse, scorte che, però, è «indispensabile mantenere, perché le pandemie influenzali sono, per loro natura, imprevedibili».
La Francia, che pensava di vaccinare tutta la popolazione e ha ordinato 94 milioni di dosi a 4 diverse aziende, sta cercando di cancellarne 50 milioni (solo l'8 per cento dei francesi si è vaccinato), lo stesso stanno facendo anche Olanda, Spagna e Svizzera Mosca bianca nel panorama europeo e mondiale è la Polonia: il governo non ha previsto alcuna campagna vaccinale semplicemente perché non riteneva sicuro il vaccino.
Il primo Ministro Donald Tusk ha dichiarato: «Abbiamo preso questa decisione nell'interesse dei cittadini, perché il vaccino non è stato sufficientemente sperimentato, e dei contribuenti».
Molti polacchi adesso esultano nonostante 145 morti a oggi, paragonabili, però, a quelli di altri Paesi) non solo perché sono stati risparmiati soldi pubblici, ma anche perché considerano questa decisione un gesto di sfida nei confronti delle multinazionali del farmaco, dell'Unione Europea e dell'Oms.
E in effetti il Consiglio d'Europa a Strasburgo, proprio in questi giorni, sta lanciando un'indagine per verificare se non ci siano state pressioni da parte dell'industria farmaceutica sull'Oms, che avrebbe troppo precipitosamente dichiarato lo stato di pandemia, e sui suoi consulenti, che hanno legami con le multinazionali
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