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Infuenza A: in Usa stato d'emergenza, in Italia medici freddi davanti alla vaccinazione
Messe assieme, le due notizie fanno a pugni: mentre negli Stati Uniti il presidente Barack Obama proclama lo stato d’emergenza per l’epidemia da influenza A, in Italia: più della metà dei medici, generalisti compresi, “diserta” la campagna vaccinale lanciata dal Ministero per la profilassi delle categorie a rischio, quelle cioè che per ragioni sociali e professionali non possono correre il rischio di ammalarsi. Una notizia sulla quale la stampa nazionale si è gettata a corpo morto, soprattutto dopo la conferma del viceministro alla Salute, Ferruccio Fazio, secondo il quale non più del 40% dei medici si sarebbe sottoposto a vaccinazione. «Forse» è il commento riportato dalle principali agenzie di stampa «da parte nostra non è stato comunicato con sufficiente chiarezza perché è utile la profilassi».
Morale, dai servizi dei media “laici” (ossia indirizzati al grande pubblico) la classe medica esce maluccio: incosciente o pressapochista se si presta fede al mea culpa di Fazio, addirittura incosciente se si guarda a ciò che sta accadendo negli Usa.
E se la verità fosse un’altra? Se l’assenza di “entusiasmo” per la vaccinazione ministeriale fosse dovuta ad altre considerazioni? Ricordiamo le cifre dell’epidemia, per esempio: secondo il sito del Ministero a oggi risulterebbero nel mondo poco più di 400mila casi confermati (e 5mila decessi), 55mila in Europa (con 174 morti) e tremila in Italia (quattro i decessi). «Premesso che vaccinarsi sarebbe comunque opportuno» è il commento di Saffi Ettore Giustini, responsabile area farmaco della Simg «è probabile che la freddezza di tanti medici nei confronti della profilassi sia legata all’esperienza sul campo: che l’influenza A sia ormai arrivata anche in Italia è un dato di fatto, ma allora perché vaccinarsi ora, quando è troppo tardi? E poi finora il livello di mortalità e morbilità del virus rimane ampiamente al di sotto della soglia di allarme». «Io ho avuto diversi pazienti colpiti dall’influenza A» conferma Giulio Titta, presidente di Fimmg Piemonte «e la maggior parte di loro neanche s’era resa conto, pensava a un’influenza stagionale». «Ad alimentare le perplessità dei medici c’è anche l’incoerenza e l’incompletezza dell’informazione» fa eco Domenico Crisarà, segretario provinciale di Fimmg Padova «come faccio a scegliere o consigliare la vaccinazione ai miei pazienti quando la somministrazione presuppone un’informativa all’interessato lunga 4 pagine? Come posso fare una scelta quando sono vittima di una campagna mediatica emotiva e confusa, che getta sospetti sulle multinazionali del farmaco oppure fa allarmismo inutile, come a proposito della decisione di Obama di proclamare lo stato d'emergenza, una misura preventiva che i nostri giornali hanno presentato come un indizio dell'imminente catastrofe?». Di qui la scelta di molti medici veneti di assumere una posizione neutrale rispetto alla profilassi: «troppe ombre» conclude Crisarà «mancano gli elementi per una posizione consapevole».
Morale, dai servizi dei media “laici” (ossia indirizzati al grande pubblico) la classe medica esce maluccio: incosciente o pressapochista se si presta fede al mea culpa di Fazio, addirittura incosciente se si guarda a ciò che sta accadendo negli Usa.
E se la verità fosse un’altra? Se l’assenza di “entusiasmo” per la vaccinazione ministeriale fosse dovuta ad altre considerazioni? Ricordiamo le cifre dell’epidemia, per esempio: secondo il sito del Ministero a oggi risulterebbero nel mondo poco più di 400mila casi confermati (e 5mila decessi), 55mila in Europa (con 174 morti) e tremila in Italia (quattro i decessi). «Premesso che vaccinarsi sarebbe comunque opportuno» è il commento di Saffi Ettore Giustini, responsabile area farmaco della Simg «è probabile che la freddezza di tanti medici nei confronti della profilassi sia legata all’esperienza sul campo: che l’influenza A sia ormai arrivata anche in Italia è un dato di fatto, ma allora perché vaccinarsi ora, quando è troppo tardi? E poi finora il livello di mortalità e morbilità del virus rimane ampiamente al di sotto della soglia di allarme». «Io ho avuto diversi pazienti colpiti dall’influenza A» conferma Giulio Titta, presidente di Fimmg Piemonte «e la maggior parte di loro neanche s’era resa conto, pensava a un’influenza stagionale». «Ad alimentare le perplessità dei medici c’è anche l’incoerenza e l’incompletezza dell’informazione» fa eco Domenico Crisarà, segretario provinciale di Fimmg Padova «come faccio a scegliere o consigliare la vaccinazione ai miei pazienti quando la somministrazione presuppone un’informativa all’interessato lunga 4 pagine? Come posso fare una scelta quando sono vittima di una campagna mediatica emotiva e confusa, che getta sospetti sulle multinazionali del farmaco oppure fa allarmismo inutile, come a proposito della decisione di Obama di proclamare lo stato d'emergenza, una misura preventiva che i nostri giornali hanno presentato come un indizio dell'imminente catastrofe?». Di qui la scelta di molti medici veneti di assumere una posizione neutrale rispetto alla profilassi: «troppe ombre» conclude Crisarà «mancano gli elementi per una posizione consapevole».
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