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NUOVA INFLUENZA. L’inoculazione serve per evitare che il virus circoli e muti diventando aggressivo.
«L’anno prossimo vaccino unico»
Il viceministro Fazio: «Si stanno immunizzando il doppio dei medici rispetto alla stagionale».
«L’idea è quella di debellare il virus entro la prossima estate: già in Australia è quasi sparito, anche se potrebbe ripresentarsi». Ma il 60% dei camici bianchi ha detto no.
MILANO. Dall’ottobre 2010 il vaccino contro l’influenza A potrebbe essere compreso in quello per l’influenza stagionale, andando a costituire una protezione unica. Lo ha rivelato ieri a Milano il viceministro alla Salute, Ferruccio Fazio, a margine del convegno della Società italiana di ematologia, rendendo noti i primi dati sui medici che accettano la vaccinazione: la maggioranza, il 60% dei medici ha rifiutato la vaccinazione, ma a dire sì è stato il 40%, il doppio rispetto ai medici che si vaccinano contro l’influenza stagionale, cioè in media il 20% dei medici.
«L’idea è quella di debellare il virus dell’influenza A entro la prossima estate – ha detto Fazio –: è probabile che il virus continui a circolare nel mondo per i prossimi 2-3 anni, e questo è uno dei motivi per cui si dovrebbero vaccinare anche i cittadini del Terzo mondo. Che il virus H1N1 circoli in Italia, secondo le nostre statistiche, potrebbe invece non avvenire. Già in Australia il virus è quasi sparito, anche se potrebbe comunque ripresentarsi».
Sulla base di queste stime, ha proseguito il viceministro, «a ottobre 2010 è verosimile che il vaccino per il virus H1N1 faccia parte del vaccino per l’influenza stagionale e che quindi quest’ultimo diventi quadrivalente», dato che il vaccino per l’influenza classica contiene ogni anno tre ceppi del virus. Il problema però è che molti medici, il primo «fronte» di lotta al virus, sono ancora restii a vaccinarsi: per ora si proteggono contro l’H1N1 solo quattro su dieci. Questo 40% però «è già molto più del 20% che abbiamo ogni anno per la stagionale – ha proseguito Fazio –: sono anche io un medico e non intendo insistere sui sanitari perché hanno la mia completa stima. Però possiamo dire come stanno le cose, e cioè quali sono i motivi per cui è utile vaccinarsi»: in una pandemia, ha spiegato, «il pericolo è che il virus ricircoli, il che può poi causare mutazioni e maggiore aggressività del virus stesso. Noi vogliamo stroncarlo al più presto. E per chiudere rapidamente la fase del picco influenzale abbiamo bisogno che i medici stiano bene: sarebbe cioè utile che, al momento del picco, i medici di medicina generale non siano malati, e per questo dovrebbero vaccinarsi ».
Un appello affinché i medici si vaccinino arriva anche da Giorgio Ciconali, direttore del servizio di Igiene pubblica dell’Asl di Milano e primo vaccinato d’Italia. La vaccinazione del medico sia «un gesto di solidarietà, dobbiamo farla per chi ha bisogno della nostra assistenza», dice Ciconali che, dopo essersi vaccinato mercoledì scorso, sta «benissimo, così come stanno bene anche gli altri colleghi che assieme a me si sono vaccinati. Sarei stato un pazzo se mi fossi sottoposto a qualcosa di rischioso. È vero che uno su cento potrà avere un po’ di febbricciola, o un po’ di dolore nel punto di iniezione, ma niente di più».
Nonostante dal vaccino non ci sia niente da temere, però, l’adesione dei medici rimane bassa: «In ogni caso è dovere di tutti noi sanitari fare da cassa di risonanza per le vaccinazioni – ha continuato l’esperto – che attualmente vanno un po’ a rilento. Non so se è per l’atavica paura delle iniezioni: ed è una paura che hanno tutte le categorie, anche noi medici. Poi c’è anche il fatto che abbiamo già vissuto anni fa una stagione pandemica, e l’abbiamo superata senza vaccini – ha concluso –: è però assurdo che i medici si vaccinino contro l’influenza stagionale e non per la pandemica, visto che i vaccini sono preparati con lo stesso metodo».
MILANO. Dall’ottobre 2010 il vaccino contro l’influenza A potrebbe essere compreso in quello per l’influenza stagionale, andando a costituire una protezione unica. Lo ha rivelato ieri a Milano il viceministro alla Salute, Ferruccio Fazio, a margine del convegno della Società italiana di ematologia, rendendo noti i primi dati sui medici che accettano la vaccinazione: la maggioranza, il 60% dei medici ha rifiutato la vaccinazione, ma a dire sì è stato il 40%, il doppio rispetto ai medici che si vaccinano contro l’influenza stagionale, cioè in media il 20% dei medici.
«L’idea è quella di debellare il virus dell’influenza A entro la prossima estate – ha detto Fazio –: è probabile che il virus continui a circolare nel mondo per i prossimi 2-3 anni, e questo è uno dei motivi per cui si dovrebbero vaccinare anche i cittadini del Terzo mondo. Che il virus H1N1 circoli in Italia, secondo le nostre statistiche, potrebbe invece non avvenire. Già in Australia il virus è quasi sparito, anche se potrebbe comunque ripresentarsi».
Sulla base di queste stime, ha proseguito il viceministro, «a ottobre 2010 è verosimile che il vaccino per il virus H1N1 faccia parte del vaccino per l’influenza stagionale e che quindi quest’ultimo diventi quadrivalente», dato che il vaccino per l’influenza classica contiene ogni anno tre ceppi del virus. Il problema però è che molti medici, il primo «fronte» di lotta al virus, sono ancora restii a vaccinarsi: per ora si proteggono contro l’H1N1 solo quattro su dieci. Questo 40% però «è già molto più del 20% che abbiamo ogni anno per la stagionale – ha proseguito Fazio –: sono anche io un medico e non intendo insistere sui sanitari perché hanno la mia completa stima. Però possiamo dire come stanno le cose, e cioè quali sono i motivi per cui è utile vaccinarsi»: in una pandemia, ha spiegato, «il pericolo è che il virus ricircoli, il che può poi causare mutazioni e maggiore aggressività del virus stesso. Noi vogliamo stroncarlo al più presto. E per chiudere rapidamente la fase del picco influenzale abbiamo bisogno che i medici stiano bene: sarebbe cioè utile che, al momento del picco, i medici di medicina generale non siano malati, e per questo dovrebbero vaccinarsi ».
Un appello affinché i medici si vaccinino arriva anche da Giorgio Ciconali, direttore del servizio di Igiene pubblica dell’Asl di Milano e primo vaccinato d’Italia. La vaccinazione del medico sia «un gesto di solidarietà, dobbiamo farla per chi ha bisogno della nostra assistenza», dice Ciconali che, dopo essersi vaccinato mercoledì scorso, sta «benissimo, così come stanno bene anche gli altri colleghi che assieme a me si sono vaccinati. Sarei stato un pazzo se mi fossi sottoposto a qualcosa di rischioso. È vero che uno su cento potrà avere un po’ di febbricciola, o un po’ di dolore nel punto di iniezione, ma niente di più».
Nonostante dal vaccino non ci sia niente da temere, però, l’adesione dei medici rimane bassa: «In ogni caso è dovere di tutti noi sanitari fare da cassa di risonanza per le vaccinazioni – ha continuato l’esperto – che attualmente vanno un po’ a rilento. Non so se è per l’atavica paura delle iniezioni: ed è una paura che hanno tutte le categorie, anche noi medici. Poi c’è anche il fatto che abbiamo già vissuto anni fa una stagione pandemica, e l’abbiamo superata senza vaccini – ha concluso –: è però assurdo che i medici si vaccinino contro l’influenza stagionale e non per la pandemica, visto che i vaccini sono preparati con lo stesso metodo».
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