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AFFETTA DA TUMORE
Cure a rischio, ammalata scrive a Lombardo
Una donna ammalata di tumore scrive al presidente della Regione Raffaele Lombardo sui tagli alla sanità: "Mi ripugna che ragioni economiche mi impediscano di essere curata". A scrivere è stata P. T., una madre di 39 anni di Marsala, da mesi in cura presso la casa di cura Orestano di Palermo.
"La mia terapia - scrive - prevede necessariamente una degenza ospedaliera di tre giorni, poiché mi vengono somministrati farmaci in maniera lenta e continuativa per la durata di 52 ore circa. Solo pochi giorni fa, il mio oncologo, mi portava a conoscenza della riduzione del budget assegnato alla casa di cura, che riduce al 10 per cento i ricoveri e mi preannunciava che la mia ottava seduta di terapia era messa seriamente a rischio. Ho pensato che fosse uno scherzo e che a nessuno, tanto meno ad un assessore alla sanità, potesse venire in mente una tale idea scellerata, presto ho compreso che quell'idea aveva già trovato attuazione. Mi ripugna che ragioni economiche mi impediscano di essere curata. Chi è come me, non vuole favori perché è percepito come un "diverso", ma pretende ciò che le è dovuto, cioè il diritto alla salute e alle cure che è, in ultima analisi, il diritto alla vita. Non posso nemmeno pensare di effettuare la terapia in day hospital, è un'ingiusta sofferenza, andare in clinica e dopo poche ora, mettersi in macchina per ritornare a casa a Marsala ad oltre 100 km di distanza e dopo 22 ore ritornare in clinica per continuare l'infusione, per poi, ancora, ritornare a Marsala e poi nuovamente in clinica per staccare la pompa ed effettuare il lavaggio finale. Le sembra logico?".
"La mia terapia - scrive - prevede necessariamente una degenza ospedaliera di tre giorni, poiché mi vengono somministrati farmaci in maniera lenta e continuativa per la durata di 52 ore circa. Solo pochi giorni fa, il mio oncologo, mi portava a conoscenza della riduzione del budget assegnato alla casa di cura, che riduce al 10 per cento i ricoveri e mi preannunciava che la mia ottava seduta di terapia era messa seriamente a rischio. Ho pensato che fosse uno scherzo e che a nessuno, tanto meno ad un assessore alla sanità, potesse venire in mente una tale idea scellerata, presto ho compreso che quell'idea aveva già trovato attuazione. Mi ripugna che ragioni economiche mi impediscano di essere curata. Chi è come me, non vuole favori perché è percepito come un "diverso", ma pretende ciò che le è dovuto, cioè il diritto alla salute e alle cure che è, in ultima analisi, il diritto alla vita. Non posso nemmeno pensare di effettuare la terapia in day hospital, è un'ingiusta sofferenza, andare in clinica e dopo poche ora, mettersi in macchina per ritornare a casa a Marsala ad oltre 100 km di distanza e dopo 22 ore ritornare in clinica per continuare l'infusione, per poi, ancora, ritornare a Marsala e poi nuovamente in clinica per staccare la pompa ed effettuare il lavaggio finale. Le sembra logico?".
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