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Twitter-mania fra medici insidia privacy pazienti
Roma, 24 set. (Adnkronos Salute) - Stregati dal "cinguettio" , dimenticano la riservatezza dei pazienti. La passione di molti camici bianchi per social network come Facebook e Twitter, che permette agli utenti di mandare aggiornamenti al proprio status con messaggi di testo lunghi non più di 140 caratteri (tramite il sito stesso, via sms, e-mail), può giocare brutti scherzi. I cyber-medici, infatti, aggiornando il proprio profilo spesso finiscono per pubblicare anche informazioni confidenziali relative ai propri pazienti. Lo rivela uno studio pubblicato sul "Journal of the American Medical Association", che ha scovato ed esaminato numerosi esempi di gossip medico online.In pratica, mettendo sotto il microscopio camici bianchi che si scambiano via Internet storie e dettagli dei loro pazienti. Circa la metà delle 78 facoltà di medicina osservate dai ricercatori ha riferito casi di studenti che hanno pubblicato online post dal contenuto "non professionale". E in un caso su 10 erano presenti violazioni della privacy del paziente. In taluni casi, poi, su blog e siti c'erano informazioni cliniche sufficienti a rendere potenzialmente identificabile il malato protagonista delle chiacchiere online. Il problema è che, secondo i ricercatori diretti da Katherine Chretien del Washington DC VA Medical Center (Usa), nonostante il successo di questi spazi "virtuali", ancora oggi troppo poche facoltà di medicina hanno politiche ad hoc, che regolano l'utilizzo di social network e blog.
Secondo i ricercatori gli studenti in medicina possono non rendersi conto di quanto la mania per 'post' e messaggi online possa riflettersi negativamente sulla professionalità medica o insidiare le loro carriere. E, dunque, anche la violazione della privacy dei pazienti può essere non intenzionale. «Condividere storie di malati non identificabili e in modo rispettoso, come possono fare gli operatori sanitari sui loro blog, può incoraggiare riflessione, empatia e comprensione. Ma il contenuto - avverte la ricercatrice - può costituire una violazione della privacy del malato, anche se non si usano nomi o altri elementi identificativi». Insomma, il gossip online può celare vere e proprie trappole per i "camici bianchi".
Secondo i ricercatori gli studenti in medicina possono non rendersi conto di quanto la mania per 'post' e messaggi online possa riflettersi negativamente sulla professionalità medica o insidiare le loro carriere. E, dunque, anche la violazione della privacy dei pazienti può essere non intenzionale. «Condividere storie di malati non identificabili e in modo rispettoso, come possono fare gli operatori sanitari sui loro blog, può incoraggiare riflessione, empatia e comprensione. Ma il contenuto - avverte la ricercatrice - può costituire una violazione della privacy del malato, anche se non si usano nomi o altri elementi identificativi». Insomma, il gossip online può celare vere e proprie trappole per i "camici bianchi".
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