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Il ministro punta il dito il 118 torna sotto accusa
Bufera sul 118, Sacconi punta il dito
"Chiarezza sul servizio di emergenza, serve una riorganizzazione"
Il "118" degli sprechi torna nell'occhio del ciclone. Da nni al centro di severe indagini, ultima quella della Corte dei conti che ha più volte bacchettato la Regione.
I MAGISTRATI contabili hanno denunciato il numero ritenuto spropositato delle 256 postazioni con circa 3 mila soccorritori professionisti. Adesso sul 118 alza i riflettori il ministro del Welfare. Di fronte ai rapporti che parlano dei troppi casi di malasanità in Sicilia, più del doppio rispetto alle altre regioni, con la loro scia di vittime, Maurizio Sacconi ha chiesto, dopo il caso Mazzarino, una relazione alla Regione siciliana sulle dinamiche che hanno condotto alla morte di Filippo Li Gambi.
La relazione - secondo il'ministro - dovrà evidenziare le eventuali inefficienze del servizio 118 già al centro, nel piano di rientro della sanità, di uno specifico programma di riorganizzazione. Un servizio, gestito in convenzione dalla Sise, che ogni anno costa alla Regione 177 milioni di euro, non esente da contestazioni generali e critiche per costi, sprechi e disservizi. «A una primissima lettura - ha detto il ministero del Welfare - gli episodi appaiono confermare la necessità di robusti processi di riorganizzazione dei servizi socio-sanitari nelle regioni del Mezzogiorno, con particolare riguardo allo sviluppo dei servizi territoriali e alla razionalizzazione delle funzioni ospedaliere per malati acuti, compresa una efficiente e tempestiva rete di emergenza-urgenza». Ma se l'assessore Massimo Russo inizialmente aveva avanzato dubbi sulla «corretta gestione del servizio dell'emergenza-urgenza», ipotizzando che il 118 avrebbe dovuto «portare immediatamente il ferito all'ospedale di Caltanissetta», la relazione predisposta nel pomeriggio dagli ispettori dell'assessorato ha finora escluso ritardi o errori di valutazione addebitabili all'ambulanza, nell'odissea che si è conclusa con la morte di Filippo Li Gambi. E quello che pensa anche Pier Giorgio Fabbri, da poco direttore della centrale operativa di PalermO e Trapani, che assolve il 118.
«Non mettiamo la croce sopra agli operatori del 118 proprio quando il seivizio si è svoltò in maniera puntuale e adeguata, a dimostrazione che in Sicilia il 118, a parte gli eccessi, funziona. Il soccorso è stato garantito e nei tempi adeguati - dice Fabbri - L'ambulanza è corsa subito al presidio sanitario più vicino per il primo soccorso, dove il ferito è stato stabilizzato. Poi, secondo la struttura piramidale che prevede centri a bassa specializzazione e strutture ad alta specializzazione, è stato trasportato a Caltanissetta. È stato accertato che a Mazzarino la sala operatoria era aperta. Ma il punto non è questo: entrando in quell'ospedale, non avrebbe ricevuto un intervento adeguato».
Dubbi e perplessità su una struttura di pronto soccorso finita sotto i riflettori anche dei magistrati contabili sempre per gli sprechi e le assunzioni clientelari.
I magistrati della Corte dei conti hanno contestato ai deputati regionali la necessità di incrementare il numero di ambulanze.
«Con l'aumentare delle ambulanze - osservano nella relazione - è aumentato a dismisura il numero dei soggetti da reclutare». E se ci sono state postazioni, tra le 256 esistenti, che hanno fatto 209mila interventi nel 2008, altre hanno fatto appena tre mila soccorsi, e altre ancora non hanno superato i 160 interventi. Ad Antillo sui Nebrodi, paesino di 1300 abitanti, in un anno si fanno, ad esempio, appena trenta interventi. A chiedere che si vigili sul passaggio (previsto ad ottobre) a fondazione regionale del servizio finora retto da una convenzione tra Regione e Croce Rossa (con la gestione Sise) è il sindacato Fials.
In un rapporto-denuncia consegnato meno di un mese fa all'assessore, il sindacato ricorda che i 3 mila soccorritori vantano un credito con la Regione, per gli straordinari effettuati, per un totale di 37 milioni di euro. La Fials contesta le note della Corte dei conti e addebita la colpa di alcuni recenti decessi alla chiusura notturna decisa in regime di tagli, delle postazioni del 118. Nel rapporto sono citati due casi: in provincia di Messina la morte alle 7 del 15 luglio di Carmelo Cutugno, e il 21 luglio, alle 16, la morte di Elisabetta Mastrantonio, 14 anni, a Scoglitti. «Anche per il ministro del Welfare si devono chiudere in Sicilia una trentina di postazioni del 118 perché il numero è troppo alto - dice il segretario regionale Fials 118 Michele Salamone - La Corte dei conti e il ministro sono venuti a sapere della morte di questi due cittadini per il ritardo di oltre 20 minuti delle ambulanze?».
I MAGISTRATI contabili hanno denunciato il numero ritenuto spropositato delle 256 postazioni con circa 3 mila soccorritori professionisti. Adesso sul 118 alza i riflettori il ministro del Welfare. Di fronte ai rapporti che parlano dei troppi casi di malasanità in Sicilia, più del doppio rispetto alle altre regioni, con la loro scia di vittime, Maurizio Sacconi ha chiesto, dopo il caso Mazzarino, una relazione alla Regione siciliana sulle dinamiche che hanno condotto alla morte di Filippo Li Gambi.
La relazione - secondo il'ministro - dovrà evidenziare le eventuali inefficienze del servizio 118 già al centro, nel piano di rientro della sanità, di uno specifico programma di riorganizzazione. Un servizio, gestito in convenzione dalla Sise, che ogni anno costa alla Regione 177 milioni di euro, non esente da contestazioni generali e critiche per costi, sprechi e disservizi. «A una primissima lettura - ha detto il ministero del Welfare - gli episodi appaiono confermare la necessità di robusti processi di riorganizzazione dei servizi socio-sanitari nelle regioni del Mezzogiorno, con particolare riguardo allo sviluppo dei servizi territoriali e alla razionalizzazione delle funzioni ospedaliere per malati acuti, compresa una efficiente e tempestiva rete di emergenza-urgenza». Ma se l'assessore Massimo Russo inizialmente aveva avanzato dubbi sulla «corretta gestione del servizio dell'emergenza-urgenza», ipotizzando che il 118 avrebbe dovuto «portare immediatamente il ferito all'ospedale di Caltanissetta», la relazione predisposta nel pomeriggio dagli ispettori dell'assessorato ha finora escluso ritardi o errori di valutazione addebitabili all'ambulanza, nell'odissea che si è conclusa con la morte di Filippo Li Gambi. E quello che pensa anche Pier Giorgio Fabbri, da poco direttore della centrale operativa di PalermO e Trapani, che assolve il 118.
«Non mettiamo la croce sopra agli operatori del 118 proprio quando il seivizio si è svoltò in maniera puntuale e adeguata, a dimostrazione che in Sicilia il 118, a parte gli eccessi, funziona. Il soccorso è stato garantito e nei tempi adeguati - dice Fabbri - L'ambulanza è corsa subito al presidio sanitario più vicino per il primo soccorso, dove il ferito è stato stabilizzato. Poi, secondo la struttura piramidale che prevede centri a bassa specializzazione e strutture ad alta specializzazione, è stato trasportato a Caltanissetta. È stato accertato che a Mazzarino la sala operatoria era aperta. Ma il punto non è questo: entrando in quell'ospedale, non avrebbe ricevuto un intervento adeguato».
Dubbi e perplessità su una struttura di pronto soccorso finita sotto i riflettori anche dei magistrati contabili sempre per gli sprechi e le assunzioni clientelari.
I magistrati della Corte dei conti hanno contestato ai deputati regionali la necessità di incrementare il numero di ambulanze.
«Con l'aumentare delle ambulanze - osservano nella relazione - è aumentato a dismisura il numero dei soggetti da reclutare». E se ci sono state postazioni, tra le 256 esistenti, che hanno fatto 209mila interventi nel 2008, altre hanno fatto appena tre mila soccorsi, e altre ancora non hanno superato i 160 interventi. Ad Antillo sui Nebrodi, paesino di 1300 abitanti, in un anno si fanno, ad esempio, appena trenta interventi. A chiedere che si vigili sul passaggio (previsto ad ottobre) a fondazione regionale del servizio finora retto da una convenzione tra Regione e Croce Rossa (con la gestione Sise) è il sindacato Fials.
In un rapporto-denuncia consegnato meno di un mese fa all'assessore, il sindacato ricorda che i 3 mila soccorritori vantano un credito con la Regione, per gli straordinari effettuati, per un totale di 37 milioni di euro. La Fials contesta le note della Corte dei conti e addebita la colpa di alcuni recenti decessi alla chiusura notturna decisa in regime di tagli, delle postazioni del 118. Nel rapporto sono citati due casi: in provincia di Messina la morte alle 7 del 15 luglio di Carmelo Cutugno, e il 21 luglio, alle 16, la morte di Elisabetta Mastrantonio, 14 anni, a Scoglitti. «Anche per il ministro del Welfare si devono chiudere in Sicilia una trentina di postazioni del 118 perché il numero è troppo alto - dice il segretario regionale Fials 118 Michele Salamone - La Corte dei conti e il ministro sono venuti a sapere della morte di questi due cittadini per il ritardo di oltre 20 minuti delle ambulanze?».
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