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L’INTERVISTA. Dopo la pubblicazione del decreto sulla Gazzetta Ufficiale, la riforma della Sanità in Sicilia è in pole position
«Manager competenti o me ne vado»
L’assessore Russo: «La scadenza dell’1 settembre deve essere rispettata»
PALERMO. La Sanità siciliana ha iniziato il «conto alla rovescia» per la riforma Russo che dovrebbe prendere il via il prossimo 1° settembre. Una rivoluzione che parte dalla rimodulazione della rete ospedaliera con il taglio di 2.064 posti letto per malati acuti e dalla riconversione di posti dedicati alla riabilitazione e alla lungodegenza. Il decreto è stato pubblicato nell’edizione di venerdì della Gazzetta ufficiale della Regione e, tra schede, provvedimenti e disposizioni, come si conviene ad ogni decreto, c’è una sorta di ultimatum, perentorio, ai direttori generali: entro il 31 agosto dovrà essere tutto pronto con accorpamenti e rimodulazione. Bisognerà tuttavia fare i conti anche con le nomine dei nuovi manager chiamati a «mettere in moto» la nuova macchina. «Non ci possiamo permettere di avere una Ferrari con il motore di una 500»: l’assessore alla Sanità in tal senso è chiaro e categorico.
Assessore, queste nomine sono state da sempre molto «ambite» dalla politica. Ci saranno interferenze?
«Sarò molto chiaro. Le scelte competono alla politica che deve giustamente esercitare il proprio primato: l’importante è che questo primato non si trasformi in pervasività o, peggio ancora, in onnipotenza. Per impedire ciò, i manager devono essere nominati con il criterio della capacità, della competenza e dell’esperienza e non in ragione dell’appartenenza a questo o a quel partito o della vicinanza a questo o quel politico. Io voglio essere il garante della correttezza, sulla bontà delle nomine che dovrò proporre alla Giunta di governo mi gioco la faccia e il posto, altrimenti vado a casa. Dall’elenco degli aspiranti manager, stiamo selezionando i migliori curriculum a disposizione: presenterò un congruo numero di possibili candidati da cui la politica, la buona politica, sceglierà i 17 chiamati a governare il nuovo sistema sanitario. Saranno garantite efficienza e competenza perché questo è quello che ci vuole per il nuovo sistema, questo è quello ciò che si aspettano i cittadini».
Quello del 31 agosto ai direttori generali è un ultimatum categorico?
«Il 31 agosto è la data prevista dalla legge per la cessazione delle attuali 29 aziende sanitarie e ospedaliere e, quindi, va da sé che, entro quella data, i manager dovranno procedere agli accorpamenti e alle rimodulazioni stabilite nel decreto sulla rete ospedaliera che prevede la riconversione di oltre 2.000 posti letto per acuti in favore di posti letto destinati alla riabilitazione e alla lungodegenza. Oltretutto, bisogna considerare che, a fine settembre, ci sarà una nuova verifica da parte del tavolo ministeriale circa l’adempimento di quanto stabilito nel decreto e noi ci presenteremo ancora una volta con le carte in regola. Il rispetto di questi tempi non è indifferente: se rispetteremo le scadenze, oltre ai 2 miliardi e 800 milioni di euro già arrivati con il mutuo trentennale, arriveranno altri 1150 milioni di euro finora trattenuti dallo Stato».
Con questa rimodulazione dei posti letto, quanto risparmierebbero le casse della Regione?
«Abbiamo stimato un risparmio, a regime, di circa 70 milioni di euro all’anno. La modifica strutturale del sistema, infatti, ci permetterà di ridurre sensibilmente la percentuale di inappropriatezza dei ricoveri per acuti – che è ancora fra le più alte d’Italia – in favore di prestazioni più appropriate, più efficaci e meno costose per il sistema sanitario regionale. È evidente che, in questo momento di passaggio, ci vuole la massima collaborazione di tutti per evitare disagi ai cittadini: bisognerà seguire un preciso crono-programma che prevede innanzitutto la graduale attivazione di nuove strutture territoriali e successivamente le previste riduzioni dei posti letto per acuti».
È sicuro che la Sicilia l’1 settembre possa fare il gran passo della riforma o dobbiamo aspettare l’autunno?
«Dobbiamo arrivarci. Siamo al lavoro da mesi per il passaggio dal vecchio sistema con 29 aziende al nuovo che ne prevede solo 17. Siamo a buon punto, entro i termini previsti provvederemo agli adempimenti necessari per l’attivazione del nuovo sistema, compresa la nomina dei direttori generali».
Assessore, queste nomine sono state da sempre molto «ambite» dalla politica. Ci saranno interferenze?
«Sarò molto chiaro. Le scelte competono alla politica che deve giustamente esercitare il proprio primato: l’importante è che questo primato non si trasformi in pervasività o, peggio ancora, in onnipotenza. Per impedire ciò, i manager devono essere nominati con il criterio della capacità, della competenza e dell’esperienza e non in ragione dell’appartenenza a questo o a quel partito o della vicinanza a questo o quel politico. Io voglio essere il garante della correttezza, sulla bontà delle nomine che dovrò proporre alla Giunta di governo mi gioco la faccia e il posto, altrimenti vado a casa. Dall’elenco degli aspiranti manager, stiamo selezionando i migliori curriculum a disposizione: presenterò un congruo numero di possibili candidati da cui la politica, la buona politica, sceglierà i 17 chiamati a governare il nuovo sistema sanitario. Saranno garantite efficienza e competenza perché questo è quello che ci vuole per il nuovo sistema, questo è quello ciò che si aspettano i cittadini».
Quello del 31 agosto ai direttori generali è un ultimatum categorico?
«Il 31 agosto è la data prevista dalla legge per la cessazione delle attuali 29 aziende sanitarie e ospedaliere e, quindi, va da sé che, entro quella data, i manager dovranno procedere agli accorpamenti e alle rimodulazioni stabilite nel decreto sulla rete ospedaliera che prevede la riconversione di oltre 2.000 posti letto per acuti in favore di posti letto destinati alla riabilitazione e alla lungodegenza. Oltretutto, bisogna considerare che, a fine settembre, ci sarà una nuova verifica da parte del tavolo ministeriale circa l’adempimento di quanto stabilito nel decreto e noi ci presenteremo ancora una volta con le carte in regola. Il rispetto di questi tempi non è indifferente: se rispetteremo le scadenze, oltre ai 2 miliardi e 800 milioni di euro già arrivati con il mutuo trentennale, arriveranno altri 1150 milioni di euro finora trattenuti dallo Stato».
Con questa rimodulazione dei posti letto, quanto risparmierebbero le casse della Regione?
«Abbiamo stimato un risparmio, a regime, di circa 70 milioni di euro all’anno. La modifica strutturale del sistema, infatti, ci permetterà di ridurre sensibilmente la percentuale di inappropriatezza dei ricoveri per acuti – che è ancora fra le più alte d’Italia – in favore di prestazioni più appropriate, più efficaci e meno costose per il sistema sanitario regionale. È evidente che, in questo momento di passaggio, ci vuole la massima collaborazione di tutti per evitare disagi ai cittadini: bisognerà seguire un preciso crono-programma che prevede innanzitutto la graduale attivazione di nuove strutture territoriali e successivamente le previste riduzioni dei posti letto per acuti».
È sicuro che la Sicilia l’1 settembre possa fare il gran passo della riforma o dobbiamo aspettare l’autunno?
«Dobbiamo arrivarci. Siamo al lavoro da mesi per il passaggio dal vecchio sistema con 29 aziende al nuovo che ne prevede solo 17. Siamo a buon punto, entro i termini previsti provvederemo agli adempimenti necessari per l’attivazione del nuovo sistema, compresa la nomina dei direttori generali».
21.07.2009 | Antonio Fiasconaro |
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