Cervello. Aumenta la sopravvivenza dopo un attacco ischemico e calano i casi di menomazione. Grazie anche agli interventi più tempestivi e alle tecniche di riabilitazione.Provate a chiedere a un amico: «Ti fa più paura l’ictus o l’infarto?». La risposta sarà: «Il primo, perché se sopravvivo posso rischiare di restare menomato». Timore giustificato: un terzo delle 196 mila persone colpite ogni anno in Italia a distanza di un anno ha una invalidità che ne limita le attività quotidiane.
L’ictus, che letteralmente significa colpo, è l’improvvisa interruzione del flusso ematico, per ostruzione o rottura, di una delle arterie che portano il sangue al cervello. Nei paesi occidentali è la terza causa più comune di morte, la prima di invalidità e la seconda più frequente di demenza, dopo l’Alzheimer.
Negli ultimi dieci anni qualche risultato si è raggiunto: la sopravvivenza dopo un ictus (sono due i tipi: ischemico ed emorragico) è cresciuta del 10 per cento; ed è salito il numero di quanti lo superano senza menomazioni gravi. Molto resta ancora da fare, soprattutto per quanto riguarda l’assistenza, dall’evento acuto alla riabilitazione. Lo ribadiscono le nuove linee guida Spread (Stroke prevention and educational awareness diffusion) stilate da 37 società scientifiche e due associazioni di pazienti.
Il 13 maggio è la IX Giornata europea contro l’ictus cerebrale e a Nizza dal 13 al 16 maggio si terrà una conferenza dedicata alla prevenzione. Dal 13 al 18 maggio, organizzata dalla Federazione Alice (associazione per la lotta all’ictus cerebrale), ci sarà una settimana italiana: medici e volontari offriranno consulenza e controlli gratuiti, come quello della pressione, negli stand installati nelle piazze delle maggiori città.http://www.medpress.it/rass_stampa/rstampa.php?id=884


















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