Ebola: ora il virus fa paura anche in Occidente
L’epidemia che sta colpendo l’Africa spaventa tutto il mondo. In arrivo in Guinea esperti statunitensi. Medici senza Frontiere parla di “epidemia senza precedenti”
I primi esperti partiti da Atlanta sono già arrivati in Guinea, da dove è partito il contagio. Si tratta di medici e personale del Centers for Disease Control and Prevention che vuole ora verificare sul posto la reale gravità dell’epidemia e soprattutto cercare di fermarla. Di fronte alla diffusione dei casi anche al di fuori dei confini dello stato africano, infatti, alcuni paesi hanno deciso di chiudere le frontiere e rafforzare i controlli sanitari. È il caso del Senegal, confermato dalla Farnesina in un warning: “In ragione dell’epidemia di febbre emorragica da virus ebola in Guinea, le Autorità del Senegal hanno decretato la chiusura fino a nuovo ordine dei valichi di frontiera con la Guinea nelle regioni di Kolda e Ke’dougou, nel sud est del Paese”.
Massima allerta anche all’aeroporto di Casablanca, in Marocco, mentre l’Arabia Saudita ha sospeso la concessione di visti ai pellegrini in arrivo dalla peaese africano del contagio (e dallaLiberia) per visitare la Mecca. Se L’organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) non ha ancora proibito i viaggi nei due Paesi e gli scambi commerciali, i numeri dell’epidemia fanno paura: 78 vittime ufficiali e 122 pazienti sospetti, oltre al rischio che il virus si diffonda anche alla vicina Sierra Leone. Medici senza Frontiere parla senza mezzi termini di “epidemia senza precedenti”. “Ci troviamo di fronte a un’epidemia di dimensioni mai viste in relazione alla distribuzione dei casi sul territorio con molte città colpite nel Sud e casi nella Capitale” ha spiegato Mariano Lugli, coordinatore locale dell’organizzazione.
Non si tratta della prima volta che si verifica un focolaio di virus dell’ebola, ma in passato le epidemie erano più circoscritte a livello territoriale e interessavano zone più isolate. L’estensione del contagio che sta interessando l’Africa occidentale, iniziato a gennaio, è tale da rendere difficile anche l’azione dei medici sul posto per cercare di bloccarlo. Anche il tipo di virus individuato in questo caso non facilita gli interventi: secondo il governo della Guinea si tratta del “tipo Zaire, la forma più aggressiva e più mortale delle cinque varianti della famiglia di filovirus che provocano l’ebola”. Si trasmette per contatto diretto con il sangue, i liquidi biologici e i tessuti infettati, sia di uomini che di animali, vivi o morti, dunque le possibilità di contagio sono elevatissime.
L’ebola è un virus particolarmente pericoloso per l’uomo, con un tasso di mortalità piuttosto elevato (dal 25 al 90% dei casi), secondo il Global Alert and Response (GAR) del World Health Organization. Il virus prende il nome dalla valle dell’Ebola nella Repubblica Democratica del Congo (ex Zaire) dove scoppiò la prima epidemia nel 1976, in un ospedale di suore olandesi. Si manifesta con una febbre emorragica e ha come sintomi classici febbre, vomito, diarrea, dolore diffuso e malessere, con alcuni casi di emorragie anche interne ed esterne. Data la sua pericolosità il virus dell’ebola è classificato come agente di bioterrorismo di categoria A e viene considerato una potenziale arma biologica.
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