Ma su Russo pende una mozione di censura. Russo: «Tutto ciò rende ancora più evidente come la mozione di censura abbia altri fini».
BRUXELLES - «Se la Sicilia continua a usare i fondi europei per la Sanità con questo metodo e questi risultati può senza dubbio essere considerata una Regione affidabile in cui investire: sanno cosa fanno, come farlo e sono in grado di dare evidenza del modo con cui si prendono le decisioni».
Il nuovo apprezzamento per il lavoro svolto dalla Sicilia è giunto da parte di uno degli esperti di “Euregio III”, Barrie Dowdeswell, del Centro Europeo per i beni e l’architettura in Sanità, nella giornata conclusiva del progetto triennale europeo “Euregio III” che si è svolta a Bruxelles, nel corso della quale i rappresentanti delle Regioni d’Europa individuate come “best practice” (tra queste la Sicilia) sono state invitate a esporre il proprio lavoro davanti ai dirigenti delle direzioni generali della Commissione Europea (in particolare quelli dei settori sanità, consumatori, affari regionali e lavoro).
«Contenti per l’elogio - dice l’assessore regionale per la Salute, Massimo Russo - ma ciò che appare più significativo è che la Sicilia proprio per i suoi comportamenti trasparenti, efficienti e virtuosi è ritenuta una terra nella quale potere investire. Come dire, la buona amministrazione crea le premesse per lo sviluppo. Il paradosso è che mentre in Sicilia si discute di censura all’assessore, in Europa la nostra attività è elogiata: tutto ciò rende ancora più evidente come la mozione di censura abbia altri fini. Fermo restando che è quanto mai opportuno un dibattito sulla sanità, al quale nessuno intende sottrarsi, e che potrà servire a correggere eventuali errori, mi auguro che si guardi davvero all’interesse dei cittadini e non di chi si è sentito defraudato dalla cancellazione di vecchi
privilegi e del potere di interdizione».
Alla giornata conclusiva di Euregio III è stata invitata a Bruxelles Giada Li Calzi, consulente per la progettazione dell’assessorato regionale della Sanità, che già da tre anni segue le tematiche connesse ai fondi europei.
Il “caso studio” relativo alla Sicilia è stato considerato una buona prassi perché prende le mosse dalla completezza e maturità dell’osservatorio epidemiologico regionale e dall’analisi dei dati epidemiologici come supporto alle decisioni delle politiche pubbliche in Sanità, la valutazione di standard europei, la definizione di precisi indicatori di risultato e la loro attestazione da parte delle autorità competenti per la programmazione degli investimenti nelle “Alte Tecnologie”.
Nelle “Buone prassi” presentate è stato descritto e apprezzato l’utilizzo integrato delle fonti di finanziamento, sia europee che nazionali, e il rispetto dei principi base della progettazione europea: 1) la condizionalità, cioè il fatto che prima di procedere a investimenti si possa attestare la maturità e l’affidabilità delle condizioni che li rendono programmabili;
2) la sostenibilità, e cioè l’evidenza della destinazione di risorse congrue alla continuità dell’investimento, senza provocare l’impoverimento di altri settore di intervento;
3) la sussidiarietà, cioè il beneficio che l’utilizzo dei fondi europei porta all’analogo cofinanziamento che viene messo dal bilancio della Regione o dello Stato;
4) il collegamento con le politiche del lavoro e della formazione;
5) la programmazione di infrastrutture;
6) la creazione di network stabili tra gli operatori del settore;
7) il coinvolgimento e la crescita di conoscenze e consapevolezza da parte di tutti gli “stakeholders”.
«Spesso il problema è la cultura del livello politico locale, per migliorare servirebbero specifici programmi di formazione», ha detto Agneta Ganstrom commissaria del Consiglio della Contea di
Norrstrom, in Norvegia, regione all’avanguardia dell’eHealth. Anche Ourania Georgoutsako, coordinatrice senior per le politiche pubbliche al Comitato delle Regioni, ha confermato che spesso
«esiste un problema di preparazione della classe politica locale nel comprendere dove l’Europa sta andando, con quali risorse e come vengono prese le decisioni».
Il nuovo apprezzamento per il lavoro svolto dalla Sicilia è giunto da parte di uno degli esperti di “Euregio III”, Barrie Dowdeswell, del Centro Europeo per i beni e l’architettura in Sanità, nella giornata conclusiva del progetto triennale europeo “Euregio III” che si è svolta a Bruxelles, nel corso della quale i rappresentanti delle Regioni d’Europa individuate come “best practice” (tra queste la Sicilia) sono state invitate a esporre il proprio lavoro davanti ai dirigenti delle direzioni generali della Commissione Europea (in particolare quelli dei settori sanità, consumatori, affari regionali e lavoro).
«Contenti per l’elogio - dice l’assessore regionale per la Salute, Massimo Russo - ma ciò che appare più significativo è che la Sicilia proprio per i suoi comportamenti trasparenti, efficienti e virtuosi è ritenuta una terra nella quale potere investire. Come dire, la buona amministrazione crea le premesse per lo sviluppo. Il paradosso è che mentre in Sicilia si discute di censura all’assessore, in Europa la nostra attività è elogiata: tutto ciò rende ancora più evidente come la mozione di censura abbia altri fini. Fermo restando che è quanto mai opportuno un dibattito sulla sanità, al quale nessuno intende sottrarsi, e che potrà servire a correggere eventuali errori, mi auguro che si guardi davvero all’interesse dei cittadini e non di chi si è sentito defraudato dalla cancellazione di vecchi
privilegi e del potere di interdizione».
Alla giornata conclusiva di Euregio III è stata invitata a Bruxelles Giada Li Calzi, consulente per la progettazione dell’assessorato regionale della Sanità, che già da tre anni segue le tematiche connesse ai fondi europei.
Il “caso studio” relativo alla Sicilia è stato considerato una buona prassi perché prende le mosse dalla completezza e maturità dell’osservatorio epidemiologico regionale e dall’analisi dei dati epidemiologici come supporto alle decisioni delle politiche pubbliche in Sanità, la valutazione di standard europei, la definizione di precisi indicatori di risultato e la loro attestazione da parte delle autorità competenti per la programmazione degli investimenti nelle “Alte Tecnologie”.
Nelle “Buone prassi” presentate è stato descritto e apprezzato l’utilizzo integrato delle fonti di finanziamento, sia europee che nazionali, e il rispetto dei principi base della progettazione europea: 1) la condizionalità, cioè il fatto che prima di procedere a investimenti si possa attestare la maturità e l’affidabilità delle condizioni che li rendono programmabili;
2) la sostenibilità, e cioè l’evidenza della destinazione di risorse congrue alla continuità dell’investimento, senza provocare l’impoverimento di altri settore di intervento;
3) la sussidiarietà, cioè il beneficio che l’utilizzo dei fondi europei porta all’analogo cofinanziamento che viene messo dal bilancio della Regione o dello Stato;
4) il collegamento con le politiche del lavoro e della formazione;
5) la programmazione di infrastrutture;
6) la creazione di network stabili tra gli operatori del settore;
7) il coinvolgimento e la crescita di conoscenze e consapevolezza da parte di tutti gli “stakeholders”.
«Spesso il problema è la cultura del livello politico locale, per migliorare servirebbero specifici programmi di formazione», ha detto Agneta Ganstrom commissaria del Consiglio della Contea di
Norrstrom, in Norvegia, regione all’avanguardia dell’eHealth. Anche Ourania Georgoutsako, coordinatrice senior per le politiche pubbliche al Comitato delle Regioni, ha confermato che spesso
«esiste un problema di preparazione della classe politica locale nel comprendere dove l’Europa sta andando, con quali risorse e come vengono prese le decisioni».
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