La Sicilia
Ed. del 13.08.2011 - pag. 6
Mario Barresi
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L'assessore regionale alla Salute: «Rigore sui conti delle Asp»
Il bilancio di tre anni. «Risanamento dei conti: in Sicilia deficit ridotto da 625 milioni a 97. Trasparenza nelle gare e qualità dei servizi, con punte di eccellenza a livello mondiale».
CATANIA - Nessun “salvagente” per i manager con i conti in rosso: «Saranno giudicati con rigore e oggettività e se hanno sbagliato davvero andranno via». Consapevolezza del «costo notevole» della manovra nazionale per la sanità siciliana, «che senza la nostra riforma oggi sarebbe in bancarotta», piena assunzione di responsabilità sulla recente escalation di casi di malasanità nell’isola, ma anche fiera rivendicazione «di un percorso che ha profondamente cambiato la nostra sanità», pronto ad affrontare «con serenità e consapevolezza dei fatti» la mozione di censura all’Ars. L’assessore regionale alla Salute. Massimo Russo, traccia un bilancio dei suoi tre anni di mandato, in un’intervista esclusiva al nostro giornale.
Assessore Russo quale sarà la sorte dei quattro manager delle Asp in odore di commissariamento? I diretti interessati sostengono che «i conti non tornano», lei cosa risponde?
«Ognuno difende il proprio operato e a me tocca difendere l’operato dei miei uffici. Noi abbiamo valutato tutti i manager siciliani in relazione agli obiettivi, per prima volta attraverso un organo terzo: l’Agenas, un’agenzia che fa riferimento al ministero della Salute e al sistema delle Regioni. Sulle performance tutti i manager hanno raggiunto gli obiettivi. Fino a luglio di quest’anno abbiamo ricevuto i bilanci per la verifica del budget concordato e gli uffici si sono messi al lavoro per valutarli: quattro aziende provinciali (Messina, Catania, Agrigento e Siracusa, ndr) hanno evidenziato uno sforamento del negoziato. Abbiamo avviato un contraddittorio con i manager, chiedendo loro di spiegare le ragioni del deficit e adesso gli uffici verificheranno se lo sforamento è frutto di vicende impreviste o rientra nella normale alea di gestione».
I manager si appigliano alla mobilità passiva e agli extra sulle emergenze. E così?
«Le cose che hanno dichiarato sono un po’ diverse da quelle che hanno scritto nelle relazioni, ma comunque quel tipo di spese ci sono state anche per le altre Asp che hanno rispettato il debito concordato».
E adesso quale sarà la loro sorte?
«La legge prevede la decadenza dei manager responsabili con un atto firmato dal presidente della Regione su mia proposta. Saremo equanimi, rigorosi, obiettivi. Non dobbiamo cedere alla piazza che vuole le teste dei manager, ma non dobbiamo nemmeno far finta di nulla se è successo qualcosa che non doveva accadere...».
Intanto i siciliani dovranno subire sulle proprie tasche gli effetti della manovra nazionale: non si potevano evitare i ticket su pronto soccorso e ambulatori?
«Dobbiamo metterci in testa che la manovra e adesso la sua accelerazione fanno sentire i loro effetti sulla nostra sanità. Ma forse i cittadini siciliani si renderanno conto di ciò che è stato fatto in questi tre anni: senza la nostra riforma oggi ci sarebbe la bancarotta totale della sanità siciliana».
Ma non si può prevedere una deroga per le fasce più deboli?
«Con la finanziaria regionale dell’anno scorso abbiamo già inciso profondamente sul sistema delle esenzioni, elevandole e quindi consentendo a una larga fascia di popolazione di non pagare il ticket. È stata una mia iniziativa, possibile grazie a quel “tesoretto” che avevamo messo da parte per effetto dei risparmi ottenuti. Adesso c’è una politica nazionale che inciderà sulle tasche dei cittadini siciliani e dovremo tutti farcene carico con grande senso di responsabilità. Insomma, la sanità è cambiata: non è più pensabile che si possa dare tutto a tutti».
Nelle ultime settimane si ripetono le denunce dei casi di presunta malasanità in Sicilia. È soltanto una casualità statistica o c’è un calo della qualità?
«Per fortuna al tempo della rassegnazione è subentrato quello dell’indignazione e anzi io invito i cittadini a denunciare ancora di più ciò che non funziona per poter migliorare il sistema sanitario siciliano».
Ma qualcuno dovrà pure assumersi la responsabilità…
«Io mi sono assunto la responsabilità oggettiva di tutti gli episodi, compreso di quel cittadino che è morto con le larve. Ma qui il problema è soprattutto di ricostruire la "catena" delle responsabilità. E sarà uno dei prossimi passi della riforma».
A proposito di riforma: qual è il bilancio a tre anni dal suo insediamento?
«Ho ricevuto una sanità che formalmente aveva un deficit di 625 milioni, ma in realtà il dato era molto superiore. Il dato è che quest’anno abbiamo chiuso a meno 97 milioni, anche per effetto dello sforamento nelle quattro aziende, perché altrimenti avremmo potuto chiudere a meno 40-50 milioni. Un risultato strabiliante perché le entrate previste ammontano a quasi 300 milioni. Ma ci è rimasto un “tesoretto” di circa 200 milioni di euro».
Che fine hanno fatto quei soldi?
«Sono andati a sanare il buco di bilancio regionale. Se fosse dipeso soltanto dalla sanità, saremmo stati in grado pure di abbassare Irap e Irpef, ma il collega Armao non mi ha autorizzato e ne ha ben donde».
Finora ha parlato di soldi. Ma quali sono i risultati in termini di qualità dei servizi?
«Un risultato significativo è di tipo sistemico: abbiamo dato fastidio, anche culturale, a tutto un mondo che “agita” le soluzioni, ma in fondo non le vuole. Abbiamo istituito le gare centralizzate ottenendo risparmi enormi, abbiamo creato la gestione dei flussi e la verifica delle performance. S’è invertito il trend della mortalità in Sicilia, che prima era sempre in crescita. Diventeremo regione-benchmark per gli infarti, scelti dalla Bocconi per un progetto a rete. Siamo già un avamposto a livello mondiale per le nefrologie e poi per la prima volta gli istituti privati che eseguono dialisi avranno un bollino di qualità con quattro milioni l’anno di premialità».
I prossimi passi a breve scadenza?
«A settembre mi appresto a varare un documento impopolare, che probabilmente trano nulla. È per una questione di sicurezza: le relazioni scientifiche sostengono che un punto nascita, per essere davvero sicuro, deve fare un certo numero di parti l’anno. Noi partiremo chiudendo quelli con meno di 500 parti l’anno, ma a regime, entro tre anni, chiuderanno tutti quelli che non garantiscono mille parti l’anno».
Perché ciò che lei rivendica è accaduto nella sanità e non in altri settori dove si annunciavano riforme?
«Perché io ho avuto la possibilità, a dispetto di chi diceva che sarei durato un mese o poco più, di restare a fare il mio lavoro con continuità e coerenza politica».
Eppure secondo l’opposizione. che ha presentato all’Ars una mozione si censura nei suoi confronti, lei vende fumo...
«La mozione è soltanto uno strumento politico di contestazione non solo dell’assessore Russo, ma del governo Lombardo. Sono sereno, perché sarà l’occasione di parlare, da uno scranno che merita il massimo rispetto, non solo all’Ars ma a tutti i cittadini siciliani cosa abbiamo fatto. E lo faremo con i documenti, con i numeri oggettivi, perché io vengo dalla cultura del riscontro. Com’è riscontrabile il recente sblocco di 620 milioni di euro di fondi dallo Stato, dal quale siamo riusciti a riprenderci circa un miliardo. Se avessimo fallito, come sostengono questi petulanti censori, non ci avrebbero dato questi soldi».
La discussione della mozione sarà il battesimo del fuoco per il “Russo politico”. Lombardo la corteggia da tempo per un impegno politico. E i suoi detrattori parlano di un “partito dell’assessore Russo”. Ma lei si sente ancora un tecnico?«Io sono stato sempre un politico, dal giugno del 2008. Per il livello di responsabilità che mi è stato attribuito il mandato è stato sempre e solo politico, con il presidente Lombardo come dante causa. Il vero problema non è quello dei tecnici, ma dei politici competenti. La prima scommessa alla quale nessuno credeva l’abbiamo affrontata e, ritengo, vinta: la riforma del sistema sanitario siciliano. Adesso coltivo, innanzitutto come cittadino, il sogno di una scommessa ancora più grande: quella di cambiare la politica in Sicilia, puntando su qualità, merito e risultati».
Assessore Russo quale sarà la sorte dei quattro manager delle Asp in odore di commissariamento? I diretti interessati sostengono che «i conti non tornano», lei cosa risponde?
«Ognuno difende il proprio operato e a me tocca difendere l’operato dei miei uffici. Noi abbiamo valutato tutti i manager siciliani in relazione agli obiettivi, per prima volta attraverso un organo terzo: l’Agenas, un’agenzia che fa riferimento al ministero della Salute e al sistema delle Regioni. Sulle performance tutti i manager hanno raggiunto gli obiettivi. Fino a luglio di quest’anno abbiamo ricevuto i bilanci per la verifica del budget concordato e gli uffici si sono messi al lavoro per valutarli: quattro aziende provinciali (Messina, Catania, Agrigento e Siracusa, ndr) hanno evidenziato uno sforamento del negoziato. Abbiamo avviato un contraddittorio con i manager, chiedendo loro di spiegare le ragioni del deficit e adesso gli uffici verificheranno se lo sforamento è frutto di vicende impreviste o rientra nella normale alea di gestione».
I manager si appigliano alla mobilità passiva e agli extra sulle emergenze. E così?
«Le cose che hanno dichiarato sono un po’ diverse da quelle che hanno scritto nelle relazioni, ma comunque quel tipo di spese ci sono state anche per le altre Asp che hanno rispettato il debito concordato».
E adesso quale sarà la loro sorte?
«La legge prevede la decadenza dei manager responsabili con un atto firmato dal presidente della Regione su mia proposta. Saremo equanimi, rigorosi, obiettivi. Non dobbiamo cedere alla piazza che vuole le teste dei manager, ma non dobbiamo nemmeno far finta di nulla se è successo qualcosa che non doveva accadere...».
Intanto i siciliani dovranno subire sulle proprie tasche gli effetti della manovra nazionale: non si potevano evitare i ticket su pronto soccorso e ambulatori?
«Dobbiamo metterci in testa che la manovra e adesso la sua accelerazione fanno sentire i loro effetti sulla nostra sanità. Ma forse i cittadini siciliani si renderanno conto di ciò che è stato fatto in questi tre anni: senza la nostra riforma oggi ci sarebbe la bancarotta totale della sanità siciliana».
Ma non si può prevedere una deroga per le fasce più deboli?
«Con la finanziaria regionale dell’anno scorso abbiamo già inciso profondamente sul sistema delle esenzioni, elevandole e quindi consentendo a una larga fascia di popolazione di non pagare il ticket. È stata una mia iniziativa, possibile grazie a quel “tesoretto” che avevamo messo da parte per effetto dei risparmi ottenuti. Adesso c’è una politica nazionale che inciderà sulle tasche dei cittadini siciliani e dovremo tutti farcene carico con grande senso di responsabilità. Insomma, la sanità è cambiata: non è più pensabile che si possa dare tutto a tutti».
Nelle ultime settimane si ripetono le denunce dei casi di presunta malasanità in Sicilia. È soltanto una casualità statistica o c’è un calo della qualità?
«Per fortuna al tempo della rassegnazione è subentrato quello dell’indignazione e anzi io invito i cittadini a denunciare ancora di più ciò che non funziona per poter migliorare il sistema sanitario siciliano».
Ma qualcuno dovrà pure assumersi la responsabilità…
«Io mi sono assunto la responsabilità oggettiva di tutti gli episodi, compreso di quel cittadino che è morto con le larve. Ma qui il problema è soprattutto di ricostruire la "catena" delle responsabilità. E sarà uno dei prossimi passi della riforma».
A proposito di riforma: qual è il bilancio a tre anni dal suo insediamento?
«Ho ricevuto una sanità che formalmente aveva un deficit di 625 milioni, ma in realtà il dato era molto superiore. Il dato è che quest’anno abbiamo chiuso a meno 97 milioni, anche per effetto dello sforamento nelle quattro aziende, perché altrimenti avremmo potuto chiudere a meno 40-50 milioni. Un risultato strabiliante perché le entrate previste ammontano a quasi 300 milioni. Ma ci è rimasto un “tesoretto” di circa 200 milioni di euro».
Che fine hanno fatto quei soldi?
«Sono andati a sanare il buco di bilancio regionale. Se fosse dipeso soltanto dalla sanità, saremmo stati in grado pure di abbassare Irap e Irpef, ma il collega Armao non mi ha autorizzato e ne ha ben donde».
Finora ha parlato di soldi. Ma quali sono i risultati in termini di qualità dei servizi?
«Un risultato significativo è di tipo sistemico: abbiamo dato fastidio, anche culturale, a tutto un mondo che “agita” le soluzioni, ma in fondo non le vuole. Abbiamo istituito le gare centralizzate ottenendo risparmi enormi, abbiamo creato la gestione dei flussi e la verifica delle performance. S’è invertito il trend della mortalità in Sicilia, che prima era sempre in crescita. Diventeremo regione-benchmark per gli infarti, scelti dalla Bocconi per un progetto a rete. Siamo già un avamposto a livello mondiale per le nefrologie e poi per la prima volta gli istituti privati che eseguono dialisi avranno un bollino di qualità con quattro milioni l’anno di premialità».
I prossimi passi a breve scadenza?
«A settembre mi appresto a varare un documento impopolare, che probabilmente trano nulla. È per una questione di sicurezza: le relazioni scientifiche sostengono che un punto nascita, per essere davvero sicuro, deve fare un certo numero di parti l’anno. Noi partiremo chiudendo quelli con meno di 500 parti l’anno, ma a regime, entro tre anni, chiuderanno tutti quelli che non garantiscono mille parti l’anno».
Perché ciò che lei rivendica è accaduto nella sanità e non in altri settori dove si annunciavano riforme?
«Perché io ho avuto la possibilità, a dispetto di chi diceva che sarei durato un mese o poco più, di restare a fare il mio lavoro con continuità e coerenza politica».
Eppure secondo l’opposizione. che ha presentato all’Ars una mozione si censura nei suoi confronti, lei vende fumo...
«La mozione è soltanto uno strumento politico di contestazione non solo dell’assessore Russo, ma del governo Lombardo. Sono sereno, perché sarà l’occasione di parlare, da uno scranno che merita il massimo rispetto, non solo all’Ars ma a tutti i cittadini siciliani cosa abbiamo fatto. E lo faremo con i documenti, con i numeri oggettivi, perché io vengo dalla cultura del riscontro. Com’è riscontrabile il recente sblocco di 620 milioni di euro di fondi dallo Stato, dal quale siamo riusciti a riprenderci circa un miliardo. Se avessimo fallito, come sostengono questi petulanti censori, non ci avrebbero dato questi soldi».
La discussione della mozione sarà il battesimo del fuoco per il “Russo politico”. Lombardo la corteggia da tempo per un impegno politico. E i suoi detrattori parlano di un “partito dell’assessore Russo”. Ma lei si sente ancora un tecnico?«Io sono stato sempre un politico, dal giugno del 2008. Per il livello di responsabilità che mi è stato attribuito il mandato è stato sempre e solo politico, con il presidente Lombardo come dante causa. Il vero problema non è quello dei tecnici, ma dei politici competenti. La prima scommessa alla quale nessuno credeva l’abbiamo affrontata e, ritengo, vinta: la riforma del sistema sanitario siciliano. Adesso coltivo, innanzitutto come cittadino, il sogno di una scommessa ancora più grande: quella di cambiare la politica in Sicilia, puntando su qualità, merito e risultati».
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