Sole 24Ore
Ed. del 01.08.2011 - pag. 2
Paolo Del Bufalo e SaraTodaro
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L'impatto del superticket a 10 euro
Domani faccia a faccia decisivo Regioni-Governo ma intanto le prestazioni nel privato accreditato risultano convenienti
Faccia a faccia decisivo domani tra Regioni e Governo sul rebus del “superticket” rimesso in gioco dalla manovra 2011. Con il versamento dei 10 euro secchi in più su visite e analisi stanno già facendo i conti i cittadini di 7 Regioni. Lombardia, Friuli e Piemonte hanno messo in pista una propria versione di copayment rimodulato. Le altre cercano ancora una via d’uscita. E se l’estremo tentativo di individuare una copertura alternativa non andrà a buon fine, in molte regioni e per numerose prestazioni i cittadini spenderanno in media il 33% più di prima. Il conto è presto fatto: su un ticket medio-alto di 30 euro aumentare di 10 significa un terzo in più. E se il ticket è più basso, l’aumento percentuale cresce ancora.
Domani, al tavolo della politica, il confronto si concentrerà sugli ultimi due rebus che hanno fatto saltare i nervi ai governatori: l’inapplicabilità del decreto attuativo Salute-Rgs, emanato mercoledì scorso, e l’impossibilità di raggranellare i 381 milioni mancanti solo con il copayment.
A bocce ferme - quando ancora si pensava che 1’onere sarebbe stato coperto dallo Stato –la spartizione degli 834 milioni corrispondenti al ticket di 10 euro su base annua era stata effettuata tenendo conto solo del numero di ricette rosa per visite e analisi effettuate nel 2010. Ma un decreto del 26 luglio ha cambiato le carte in tavola, considerando nel conteggio anche le ricette bianche prescritte per la specialistica interna ospedaliera e le prestazioni erogate in pronto soccorso.
L’aggiornamento del “montepremi” ha risvolti inquietanti specie nelle Regioni che garantiscono più prestazioni nelle strutture del Ssn. Ad esempio, secondo il nuovo calcolo, il Veneto deve recuperare a carico dei cittadini 15 milioni in più rispetto ai 30 previsti, il Piemonte 11 in più sui29 di partenza, l’Emilia Romagna quasi 18. Al contrario la Sicilia deve reperirne 17 in meno e la Campania addirittura 25. Un pasticcio cui le Regioni hanno nuovamente contrapposto la richiesta di forme diverse di copertura per il 2011 (papabili i fondi non utilizzati dell’edilizia ospedaliera) e interventi alternativi per il 2012, con l’Economia però decisa a non cedere. A sparigliare i giochi potrebbe essere però la Lega, intenzionata ad individuare una copertura alternativa (ad esempio prevedendo il ritocco delle accise sui tabacchi).
Intanto, i governatori viaggiano in ordine sparso: un drappello l’ha sospeso in attesa di una rimodulazione condivisa; altri, coni bilanci sanitari in rosso, lo hanno applicato subito; altri ancora hanno varato una rimodulazione “su misura”. È il caso della Lombardia, che ha fatto da modello ispiratore per le altre e del Piemonte che dal 5 agosto dovrebbe applicare un superticket modulare da 3 a 30 euro, in rapporto al valore delle prestazioni.
Per le Regioni, del resto, quello di neutralizzare la mannaia lineare dei 10 euro è un obiettivo irrinunciabile anche per non spingere gli utenti del Ssn tra le braccia del privato. Esempio: oggi sulla ricetta di un normale check up (emocromo, glicemia, colesterolo e così via) si paga un ticket di 16,25 euro, con il superticket se ne pagherebbero nel servizio pubblico 26,25 e 16,25 nel privato accreditato. Secondo i primi calcoli delle Regioni insomma, su un elenco di 70 esami con il ticket di 10 euro non rimodulato solo 6 resterebbero ancora convenienti nel pubblico (meno del 10%). E anche questo non conviene ai cittadini.
Domani, al tavolo della politica, il confronto si concentrerà sugli ultimi due rebus che hanno fatto saltare i nervi ai governatori: l’inapplicabilità del decreto attuativo Salute-Rgs, emanato mercoledì scorso, e l’impossibilità di raggranellare i 381 milioni mancanti solo con il copayment.
A bocce ferme - quando ancora si pensava che 1’onere sarebbe stato coperto dallo Stato –la spartizione degli 834 milioni corrispondenti al ticket di 10 euro su base annua era stata effettuata tenendo conto solo del numero di ricette rosa per visite e analisi effettuate nel 2010. Ma un decreto del 26 luglio ha cambiato le carte in tavola, considerando nel conteggio anche le ricette bianche prescritte per la specialistica interna ospedaliera e le prestazioni erogate in pronto soccorso.
L’aggiornamento del “montepremi” ha risvolti inquietanti specie nelle Regioni che garantiscono più prestazioni nelle strutture del Ssn. Ad esempio, secondo il nuovo calcolo, il Veneto deve recuperare a carico dei cittadini 15 milioni in più rispetto ai 30 previsti, il Piemonte 11 in più sui29 di partenza, l’Emilia Romagna quasi 18. Al contrario la Sicilia deve reperirne 17 in meno e la Campania addirittura 25. Un pasticcio cui le Regioni hanno nuovamente contrapposto la richiesta di forme diverse di copertura per il 2011 (papabili i fondi non utilizzati dell’edilizia ospedaliera) e interventi alternativi per il 2012, con l’Economia però decisa a non cedere. A sparigliare i giochi potrebbe essere però la Lega, intenzionata ad individuare una copertura alternativa (ad esempio prevedendo il ritocco delle accise sui tabacchi).
Intanto, i governatori viaggiano in ordine sparso: un drappello l’ha sospeso in attesa di una rimodulazione condivisa; altri, coni bilanci sanitari in rosso, lo hanno applicato subito; altri ancora hanno varato una rimodulazione “su misura”. È il caso della Lombardia, che ha fatto da modello ispiratore per le altre e del Piemonte che dal 5 agosto dovrebbe applicare un superticket modulare da 3 a 30 euro, in rapporto al valore delle prestazioni.
Per le Regioni, del resto, quello di neutralizzare la mannaia lineare dei 10 euro è un obiettivo irrinunciabile anche per non spingere gli utenti del Ssn tra le braccia del privato. Esempio: oggi sulla ricetta di un normale check up (emocromo, glicemia, colesterolo e così via) si paga un ticket di 16,25 euro, con il superticket se ne pagherebbero nel servizio pubblico 26,25 e 16,25 nel privato accreditato. Secondo i primi calcoli delle Regioni insomma, su un elenco di 70 esami con il ticket di 10 euro non rimodulato solo 6 resterebbero ancora convenienti nel pubblico (meno del 10%). E anche questo non conviene ai cittadini.
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