La Repubblica
Ed. del 20.08.2011 - Palermo - pag. VIII
Lorenzo Tondo
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PALERMO - Interventi chirurgici che saltano, associazioni mobilitate per sensibilizzare i donatori, l’emergenza trasfusioni nelle province e le odissee quotidiane dei malati per una sacca di piastrine. L’ultima vittima della guerra del sangue in Sicilia è un paziente anemico di 80 anni, morto lo scorso 10 agosto a Ragusa perché, secondo le accuse, i medici avrebbero effettuato in ritardo una trasfusione.
E mentre i Nas indagano sulla vicenda. i pazienti siciliani puntano l’indice sulla nuova normativa emanata a maggio dall’assessorato per la Salute che renderebbe ancora più complicate le pratiche per la distribuzione delle sacche salvavita. Ne parla a Repubblica Clelia Megna, madre di Giulio, 22enne affetto da una grave forma di leucemia, alle prese con la burocrazia del sangue a Palermo. «Lo scorso luglio portai mio figlio al reparto trasfusionale di Villa Sofia – racconta - Aveva la febbre alta e perdeva sangue dal naso. Lì i medici mi dissero che non potevano aiutarmi. E che dovevo portare mio tiglio al pronto soccorso del Cervello. Poi mi chiesero se avevo le ricette, che senza quelle non avrebbero potuto effettuare la trasfusione. Mi venne un colpo! Qualt ricette? Prima c’era bisogno solo di una richiesta del medico di famiglia».
Dal 7 maggio, con la riforma dell’assessorato di Massimo Russo, per ottenere il sangue i pazienti devono munirsi di un documento in cui il medico trascrive il tipo di sacca e il numero di unità richiesto. Poi bisognerà far timbrare una seconda richiesta all’ufficio ticket in cui si fa riferimento al gruppo Ab0, Rh, fenotipo, Kell, prove di compatibilità e controllo gruppo della sacca. Il medico curante dovrà infine specificare il numero di esenzione per patologia. Le richieste incomplete saranno punite con l’addebito degli esami al personale (200 euro), in questo caso ai medici.
«Contattai alcuni farmacisti chiedendo loro di aiutarmi a reperire tutti i dorumenti – continua – Ma non fu facile. Era sabato e tantissimi erano già in ferie. Intanto portai mio figlio d’urgenza al Cervello. La febbre aumentava e con essa la perdita di sangue dal naso. Aveva bisogno di una trasfusione».
Giulio, dopo un’attesa di 2 ore al pronto soccorso, verrà ricoverato in ospedale per 8 giorni. A causa dei ritardi per la trasfusione e il conseguente calo di globuli bianchi, si ammalerà gravemente di polmonite. Giulio, oggi, sostenuto dalia madre, continua a lottare. E come lui le migliaia di pazienti siciliani bisognosi di sangue.
E se Mimmo Scaglione, membro del tavolo tecnico del Centro regionale sangue, abbassa i toni e parla di «situazione stabile», la Thalassa denuncia «un’emergenza cronica» e una regione che «non riesce a soddisfare per tutto l’anno le richieste di sangue dei suoi malati». Nel 2010 la Sicilia ha acquistato circa 7000 sacche dalle altre regioni, in particolare dal Veneto e dall’Emilia Romagna per un valore complessivo di un milione di euro da conteggiare nel nuovo accordo sulla mobilità delle prestazioni sanitarie. «Uno spreco», dicono le associazioni dei donatori, secondo le quali la Sicilia «avrebbe gli strumenti per rendersi autosufficiente ed evitare quindi di comprare sangue in altre regioni».
E mentre i Nas indagano sulla vicenda. i pazienti siciliani puntano l’indice sulla nuova normativa emanata a maggio dall’assessorato per la Salute che renderebbe ancora più complicate le pratiche per la distribuzione delle sacche salvavita. Ne parla a Repubblica Clelia Megna, madre di Giulio, 22enne affetto da una grave forma di leucemia, alle prese con la burocrazia del sangue a Palermo. «Lo scorso luglio portai mio figlio al reparto trasfusionale di Villa Sofia – racconta - Aveva la febbre alta e perdeva sangue dal naso. Lì i medici mi dissero che non potevano aiutarmi. E che dovevo portare mio tiglio al pronto soccorso del Cervello. Poi mi chiesero se avevo le ricette, che senza quelle non avrebbero potuto effettuare la trasfusione. Mi venne un colpo! Qualt ricette? Prima c’era bisogno solo di una richiesta del medico di famiglia».
Dal 7 maggio, con la riforma dell’assessorato di Massimo Russo, per ottenere il sangue i pazienti devono munirsi di un documento in cui il medico trascrive il tipo di sacca e il numero di unità richiesto. Poi bisognerà far timbrare una seconda richiesta all’ufficio ticket in cui si fa riferimento al gruppo Ab0, Rh, fenotipo, Kell, prove di compatibilità e controllo gruppo della sacca. Il medico curante dovrà infine specificare il numero di esenzione per patologia. Le richieste incomplete saranno punite con l’addebito degli esami al personale (200 euro), in questo caso ai medici.
«Contattai alcuni farmacisti chiedendo loro di aiutarmi a reperire tutti i dorumenti – continua – Ma non fu facile. Era sabato e tantissimi erano già in ferie. Intanto portai mio figlio d’urgenza al Cervello. La febbre aumentava e con essa la perdita di sangue dal naso. Aveva bisogno di una trasfusione».
Giulio, dopo un’attesa di 2 ore al pronto soccorso, verrà ricoverato in ospedale per 8 giorni. A causa dei ritardi per la trasfusione e il conseguente calo di globuli bianchi, si ammalerà gravemente di polmonite. Giulio, oggi, sostenuto dalia madre, continua a lottare. E come lui le migliaia di pazienti siciliani bisognosi di sangue.
E se Mimmo Scaglione, membro del tavolo tecnico del Centro regionale sangue, abbassa i toni e parla di «situazione stabile», la Thalassa denuncia «un’emergenza cronica» e una regione che «non riesce a soddisfare per tutto l’anno le richieste di sangue dei suoi malati». Nel 2010 la Sicilia ha acquistato circa 7000 sacche dalle altre regioni, in particolare dal Veneto e dall’Emilia Romagna per un valore complessivo di un milione di euro da conteggiare nel nuovo accordo sulla mobilità delle prestazioni sanitarie. «Uno spreco», dicono le associazioni dei donatori, secondo le quali la Sicilia «avrebbe gli strumenti per rendersi autosufficiente ed evitare quindi di comprare sangue in altre regioni».
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