La Sicilia
Ed. del 18.06.2011 - pag. 8
Simona Licandro
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La vicenda del Talidomide
In Sicilia 30 casi insoluti. Il dicastero della Salute sarà citato per danni?
PALERMO - Hanno imparato a scrivere con i piedi. Le braccia troppo corte, a volte quasi inesistenti, dalle quali emergono piccole mani spesso deformi non hanno permesso alle vittime del Talidomide di vivere una vita normale. Migliaia di persone mezzo secolo fa sono nate menomate a causa dell’uso del farmaco che conteneva il principio attivo da parte delle loro madri mentre erano incinte. Per molti di loro, in Italia, non c’è nemmeno il conforto di una norma che ne tuteli i diritti. Una legge del 2009 riconosce infatti un assegno mensile vitalizio per i nati tra il 1959 al 1965. Sono circa 180 le persone che ne hanno diritto, anche se l’assegno da quattromila euro al mese circa non è ancora arrivato a nessuno di loro.
Ma gli effetti del Talidomide sarebbero anche successivi ai nati nel 1965. Oltre un centinaio di persone in Italia (più di trenta in Sicilia) che presentano identiche deformazioni, ma nate prima o dopo quel periodo, sono state estromesse. È questa la tesi degli avvocati Stefano Bertone del foro di Torino ed Ermanno Zancla e Federica Licata del foro di Palermo che la settimana scorsa hanno avviato una causa per l’indennizzo di una donna di Alcamo (Trapani) che da anni vive al Nord. Alla signora mancano, come la gran parte delle vittime, gli avambracci e parte delle braccia. I due legali hanno intenzione di sollevare la questione di costituzionalità della legge che violerebbe il principio di uguaglianza e non sarebbe fondata su un principio medico-legale incontestabile.
Il ministero della Salute finora ha ritenuto irricevibili le domande di indennizzo degli esclusi, rifiutandosi di sottoporre a visita questi soggetti. I legali hanno contattato alcuni specialisti ed esperti italiani e internazionali e stanno costituendo un pool che possa elaborare una relazione scientifica, dimostrando che il composto fosse in circolazione in Italia anche dopo il 1965. Lo scopo è quello di valutare possibilità di citare per danni il ministero della Salute e il produttore del farmaco per non aver messo in pratica le misure idonee ad impedire al circolazione del principio attivo in Italia.
Il Talidomide, lanciato nel 1957 dalla casa tedesca Chemie Grunethal e ritirato in Germania alla fine del 1961 (un anno dopo in Italia), utilizzato tra il 1959 e il 1965 come antiemetico e sedativo anche per l’utilizzo in gravidanza, ha portato a migliaia di casi di malformazioni neonatali ( embriopatia talidomidica) e morte perinatale. Si stima che oltre 20.000 bambini in tutto il mondo (il farmaco fu venduto in 50 Paesi), di cui migliaia in Europa, siano nati affetti da focomelia, un raro difetto che impedisce la crescita delle ossa lunghe.
Ma gli effetti del Talidomide sarebbero anche successivi ai nati nel 1965. Oltre un centinaio di persone in Italia (più di trenta in Sicilia) che presentano identiche deformazioni, ma nate prima o dopo quel periodo, sono state estromesse. È questa la tesi degli avvocati Stefano Bertone del foro di Torino ed Ermanno Zancla e Federica Licata del foro di Palermo che la settimana scorsa hanno avviato una causa per l’indennizzo di una donna di Alcamo (Trapani) che da anni vive al Nord. Alla signora mancano, come la gran parte delle vittime, gli avambracci e parte delle braccia. I due legali hanno intenzione di sollevare la questione di costituzionalità della legge che violerebbe il principio di uguaglianza e non sarebbe fondata su un principio medico-legale incontestabile.
Il ministero della Salute finora ha ritenuto irricevibili le domande di indennizzo degli esclusi, rifiutandosi di sottoporre a visita questi soggetti. I legali hanno contattato alcuni specialisti ed esperti italiani e internazionali e stanno costituendo un pool che possa elaborare una relazione scientifica, dimostrando che il composto fosse in circolazione in Italia anche dopo il 1965. Lo scopo è quello di valutare possibilità di citare per danni il ministero della Salute e il produttore del farmaco per non aver messo in pratica le misure idonee ad impedire al circolazione del principio attivo in Italia.
Il Talidomide, lanciato nel 1957 dalla casa tedesca Chemie Grunethal e ritirato in Germania alla fine del 1961 (un anno dopo in Italia), utilizzato tra il 1959 e il 1965 come antiemetico e sedativo anche per l’utilizzo in gravidanza, ha portato a migliaia di casi di malformazioni neonatali ( embriopatia talidomidica) e morte perinatale. Si stima che oltre 20.000 bambini in tutto il mondo (il farmaco fu venduto in 50 Paesi), di cui migliaia in Europa, siano nati affetti da focomelia, un raro difetto che impedisce la crescita delle ossa lunghe.
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