Il Sindacato dei Medici Italiani-Smi, si rivolge, con una lettera, al Presidente Napolitano. Denunciati profili di incostituzionalità nel decreto legislativo sui lavori usuranti
ROMA - Lo Smi insiste sulla necessità di sanare un’ingiustizia nei confronti dei medici del 118 e della guardia medica. «Questi professionisti – scrive Salvo Calì, segretario generale Smi - non sono dipendenti pubblici, ma lavorano con un rapporto di convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale con caratteristiche equiparabili ai loro colleghi ospedalieri: prestano il loro servizio in strutture pubbliche e con un orario stabilito dalla stessa azienda. Sono medici che lavorano di notte e in condizioni di stress evidenti, a contatto con le emergenze (talvolta anche straordinarie), e purtroppo, spesso anche in condizione di scarsa agibilità dal punto di vista delle strutture e di quello della sicurezza. Sono molti i casi di aggressioni nei confronti delle guardie mediche, e alcuni purtroppo hanno avuto un epilogo tragico. Sulla base di queste osservazioni, da anni chiediamo che vengano inseriti, così come avviene con altri lavoratori aventi gli stessi requisiti, tra le categorie che rientrano nelle tutele previste dalla legislazione sul lavoro notturno e quindi tra i beneficiari dei lavori usuranti. Purtroppo i diversi interventi legislativi fatti in questi anni, non ultimo il citato decreto legislativo, non sono intervenuti in tal senso».
Eppure, denuncia ancora il sindacato, nel Ssn assistiamo anche a una situazione incomprensibile: «Ci consenta di far rilevare un paradosso – continua il segretario Smi - all’interno della stessa postazione di emrgenza-118, operano fianco a fianco medici dipendenti che rientrano tra le categorie del lavoro notturno e altri, solo perché "parasubordinati", che ne sono esclusi. crediamo che questa sia una palese disparità di trattamento nei confronti di un nutrito numero di cittadini italiani che verrebbero così discriminati. Nei fatti abbiamo medici di Serie A, portatori di diritti e altri di Serie B senza tutele. È evidente che il provvedimento in questione appare in antitesi con l’art. 3 della Costituzione che prevede espressamente l’uguaglianza di tutti i cittadini, letto peraltro in correlazione con l’art. 35 co. 1 Cost che a sua volta, testualmente, prevede che "La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni" e l'art. 38 co. 2 Cost. che contempla i diritti dei lavoratori in caso di malattia, invalidità e vecchiaia. Non sembra, che, nel caso di specie venga rispettato il principio di uguaglianza né che il lavoro venga tutelato in tutte le sue forme di svolgimento».
Per tutte queste ragioni lo Smi chiede al Presidente della Repubblica di prendere in considerazione la questione «certi – conclude Calì - di essere portavoce di un disagio diffuso nella categoria e di una sensibilità sul tema, che attraversa tutte le sigle sindacali del settore medico».
Il testo della lettera indirizzata al presidente Napolitano a firma del segretario nazionale dello SMI, Salvo Calì.
Eppure, denuncia ancora il sindacato, nel Ssn assistiamo anche a una situazione incomprensibile: «Ci consenta di far rilevare un paradosso – continua il segretario Smi - all’interno della stessa postazione di emrgenza-118, operano fianco a fianco medici dipendenti che rientrano tra le categorie del lavoro notturno e altri, solo perché "parasubordinati", che ne sono esclusi. crediamo che questa sia una palese disparità di trattamento nei confronti di un nutrito numero di cittadini italiani che verrebbero così discriminati. Nei fatti abbiamo medici di Serie A, portatori di diritti e altri di Serie B senza tutele. È evidente che il provvedimento in questione appare in antitesi con l’art. 3 della Costituzione che prevede espressamente l’uguaglianza di tutti i cittadini, letto peraltro in correlazione con l’art. 35 co. 1 Cost che a sua volta, testualmente, prevede che "La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni" e l'art. 38 co. 2 Cost. che contempla i diritti dei lavoratori in caso di malattia, invalidità e vecchiaia. Non sembra, che, nel caso di specie venga rispettato il principio di uguaglianza né che il lavoro venga tutelato in tutte le sue forme di svolgimento».
Per tutte queste ragioni lo Smi chiede al Presidente della Repubblica di prendere in considerazione la questione «certi – conclude Calì - di essere portavoce di un disagio diffuso nella categoria e di una sensibilità sul tema, che attraversa tutte le sigle sindacali del settore medico».
Il testo della lettera indirizzata al presidente Napolitano a firma del segretario nazionale dello SMI, Salvo Calì.
“ | Illustre Presidente, ci rivolgiamo direttamente a Lei, massima carica dello Stato, perché il decreto legislativo che disciplina i lavori usuranti, approvato il 14 aprile dal Governo, presenta una palese violazione del principio di uguaglianza dei cittadini previsto dalla Costituzione ed è motivo di una grave ingiustizia nei confronti di un’importante categoria di lavoratori: i medici che operano nell’emergenza territoriale-118 e i medici della continuità assistenziale (la guardia medica). Questi professionisti non sono dipendenti pubblici, ma lavorano con un rapporto di convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale con caratteristiche equiparabili ai loro colleghi ospedalieri: prestano il loro servizio in strutture pubbliche e con un orario stabilito dalla stessa azienda, in condizioni del tutto assimilabili al lavoro dipendente. Sono medici che lavorano di notte e in situazioni di stress evidenti, a contatto con le emergenze (talvolta anche straordinarie) e, purtroppo, spesso vittime di ulteriori disagi per l’inadeguatezza delle strutture in cui sono chiamati a prestare la loro attività anche sotto il profilo della sicurezza. Sono molti i casi di aggressioni nei confronti dei medici delle guardie mediche, alcuni dei quali hanno anche avuto un tragico epilogo. Sulla base di queste osservazioni, da anni il Sindacato dei Medici Italiani chiede che questi medici vengano inseriti, così come avviene per altri lavoratori, tra le categorie che rientrano nelle tutele previste dalla legislazione sul lavoro notturno e quindi tra i beneficiari dei lavori usuranti. Purtroppo i diversi interventi legislativi fatti in questi anni, non ultimo il citato decreto legislativo, non sono intervenuti in tal senso. Ci consenta di far rilevare un paradosso: all’interno della stessa postazione di emergenza-118, operano fianco a fianco medici che, in quanto dipendenti, rientrano tra le categorie del lavoro notturno, insieme a medici che svolgono identico lavoro e ne sono esclusi, solo perché “parasubordinati”. Il Sindacato dei medici italiani ritiene che questa sia una palese disparità di trattamento nei confronti di un nutrito numero di cittadini italiani che sono così discriminati. Nei fatti abbiamo medici di Serie A, portatori di diritti, e altri di Serie B senza tutele. Il provvedimento in questione, quindi, è in antitesi con l’art. 3 della Costituzione che prevede espressamente l’uguaglianza di tutti i cittadini, letto peraltro in correlazione con l’art. 35 comma 1, che testualmente prevede che “La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni” e l'art. 38, comma 2, che contempla i diritti dei lavoratori in caso di malattia, invalidità e vecchiaia. Non sembra, che, nel caso in specie venga rispettato il principio di uguaglianza né che il lavoro venga tutelato in tutte le sue forme di svolgimento. Le chiediamo pertanto di prendere in considerazione queste osservazioni e di assumere gli eventuali provvedimenti che riterrà opportuni, certi oltretutto di essere portavoce di un disagio diffuso nella categoria e di una sensibilità sul tema, che attraversa tutte le sigle sindacali rappresentative della professione medica. Fiduciosi della Sua Alta considerazione, Le porgo i miei più deferenti e cordiali saluti Salvo Calì Segretario generale Sindacato Medici Italiani | ” |
19.04.2011, Comunicato Stampa SMI | |
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