Un esposto alla procura sul malaffare dietro il fenomeno delle vetture dell'Ares 118 bloccate davanti ai pronto soccorsi degli ospedali. Complici i tagli ai posti letto e il sequestro delle barelle di bordo
di CARLO PICOZZAC'è un esposto alla procura che adombra il malaffare dietro il fenomeno delle ambulanze ferme (anche per una giornata) davanti ai Pronti soccorsi degli ospedali. Complici i tagli ai posti letto e il "sequestro" delle barelle di bordo (perché i pazienti non trovano un letto libero in ospedale), le ambulanze restano in standby, fino a venti ore di fila. La segnalazione ai magistrati l'ha presentata la Funzione pubblica Cgil: "Il fermo delle vetture del 118", c'è scritto, "ha creato un vero business per le imprese private dei soccorsi".
"Le ambulanze pubbliche", si legge nell'esposto della Cgil, "nel 2009 sono rimaste bloccate per 200mila ore; nel terzo trimestre di quell'anno le ore sono state 42mila 251, nel primo del 2010, 65mila 182, un'impennata del 50 per cento". E nel 2011? "Andrà peggio", prevedono i sindacalisti. "Si è fatto ricorso", spiega dalla Cgil, Gianni Nigro, "a un numero sempre più consistente di convenzioni con i privati, associazioni di volontariato ma anche società di capitale". "Abbiamo più volte chiesto di essere informati sui costi delle convenzioni", aggiunge dall'Ares 118, Sergio Bussone, "ma dall'azienda non è arrivata risposta".
Allora, armati di indignazione e buona volontà, i dipendenti hanno indagato sugli accreditamenti a Roma: "Ci sono almeno cinque convenzioni per una ventina di ambulanze", indica Bussone. Costo presunto, "più di due milioni all'anno". "Perché", chiede Nigro, "gli ospedali non acquistano qualche barella in più che farebbe risparmiare centinaia di migliaia di euro?". "Così si alimenta il precariato", aggiunge Bussone, "sia nell'Ares sia nelle imprese private che spesso corrispondono al personale solo rimborsi spese". "A farne le spese", per Nigro, "è l'incolumità dei pazienti insidiata dal mancato rispetto dei protocolli del soccorso".
Dalla Pisana, il capogruppo del Pd, Esterino Montino, rilancia: "Con le ambulanze private si fanno affari d'oro: l'azienda del 118 noleggia i mezzi dei privati, forse neanche a norma, a 12 mila euro al mese". "Si prendono a nolo le ambulanze", replica la direzione dell'Ares 118, "perché quelle dell'azienda, restando bloccate davanti ai Pronti soccorsi, si rivelano insufficienti".
"Quando si affidano ad altri le proprie prestazioni", ancora Bussone, "si dovrebbe richiedere il "documento unico retributivo", la certificazione del corretto adempimento degli obblighi contrattuali: non ci risulta che l'Ares lo faccia con le ditte esterne". "Sospettiamo", affermano Bussone e Nigro, "che dietro questo business sulla pelle dei cittadini ci sia tanto lavoro in nero". Di più, negli allegati all'esposto, la Cgil esprime dubbi fondati sulle procedure di affidamento in appalto delle postazioni di soccorso. Appalti a go go, insomma, senza trasparenza né concorrenza. "A Rieti", segnala Bussone, "due ambulanze prestano i soccorsi in cambio di 501 mila euro l'anno; a Ponza, dove resta come monumento allo spreco un poliambulatorio inaugurato in pompa magna sulla Panoramica dell'isola, la postazione pubblica è stata regalata a un altro privato per almeno 400 mila euro l'anno". Ventuno postazioni nel centro storico furono attivate nel 2006 per la Croce rossa italiana, ma nell'ultimo anno, spiega Bussone, "senza comunicazione di sorta, l'ente ne ha affidate quindici ai privati mantenendo però gli stessi compensi, oltre sei milioni di euro all'anno". "Non vorremmo", dice Montino, "che l'Ares 118 pagasse sia i privati sia la Croce rossa italiana". "La presidente Polverini, in qualità di commissaria di governo alla Sanità regionale", esorta, "attivi i controlli necessari perché non possono esserci ombre su un'azienda cruciale per la rete dell'Emergenza".
"Le ambulanze pubbliche", si legge nell'esposto della Cgil, "nel 2009 sono rimaste bloccate per 200mila ore; nel terzo trimestre di quell'anno le ore sono state 42mila 251, nel primo del 2010, 65mila 182, un'impennata del 50 per cento". E nel 2011? "Andrà peggio", prevedono i sindacalisti. "Si è fatto ricorso", spiega dalla Cgil, Gianni Nigro, "a un numero sempre più consistente di convenzioni con i privati, associazioni di volontariato ma anche società di capitale". "Abbiamo più volte chiesto di essere informati sui costi delle convenzioni", aggiunge dall'Ares 118, Sergio Bussone, "ma dall'azienda non è arrivata risposta".
Allora, armati di indignazione e buona volontà, i dipendenti hanno indagato sugli accreditamenti a Roma: "Ci sono almeno cinque convenzioni per una ventina di ambulanze", indica Bussone. Costo presunto, "più di due milioni all'anno". "Perché", chiede Nigro, "gli ospedali non acquistano qualche barella in più che farebbe risparmiare centinaia di migliaia di euro?". "Così si alimenta il precariato", aggiunge Bussone, "sia nell'Ares sia nelle imprese private che spesso corrispondono al personale solo rimborsi spese". "A farne le spese", per Nigro, "è l'incolumità dei pazienti insidiata dal mancato rispetto dei protocolli del soccorso".
Dalla Pisana, il capogruppo del Pd, Esterino Montino, rilancia: "Con le ambulanze private si fanno affari d'oro: l'azienda del 118 noleggia i mezzi dei privati, forse neanche a norma, a 12 mila euro al mese". "Si prendono a nolo le ambulanze", replica la direzione dell'Ares 118, "perché quelle dell'azienda, restando bloccate davanti ai Pronti soccorsi, si rivelano insufficienti".
"Quando si affidano ad altri le proprie prestazioni", ancora Bussone, "si dovrebbe richiedere il "documento unico retributivo", la certificazione del corretto adempimento degli obblighi contrattuali: non ci risulta che l'Ares lo faccia con le ditte esterne". "Sospettiamo", affermano Bussone e Nigro, "che dietro questo business sulla pelle dei cittadini ci sia tanto lavoro in nero". Di più, negli allegati all'esposto, la Cgil esprime dubbi fondati sulle procedure di affidamento in appalto delle postazioni di soccorso. Appalti a go go, insomma, senza trasparenza né concorrenza. "A Rieti", segnala Bussone, "due ambulanze prestano i soccorsi in cambio di 501 mila euro l'anno; a Ponza, dove resta come monumento allo spreco un poliambulatorio inaugurato in pompa magna sulla Panoramica dell'isola, la postazione pubblica è stata regalata a un altro privato per almeno 400 mila euro l'anno". Ventuno postazioni nel centro storico furono attivate nel 2006 per la Croce rossa italiana, ma nell'ultimo anno, spiega Bussone, "senza comunicazione di sorta, l'ente ne ha affidate quindici ai privati mantenendo però gli stessi compensi, oltre sei milioni di euro all'anno". "Non vorremmo", dice Montino, "che l'Ares 118 pagasse sia i privati sia la Croce rossa italiana". "La presidente Polverini, in qualità di commissaria di governo alla Sanità regionale", esorta, "attivi i controlli necessari perché non possono esserci ombre su un'azienda cruciale per la rete dell'Emergenza".
Nessun commento:
Posta un commento
imposta qui i tuoi commenti