Si è ucciso in una cella del carcere di Bicocca mettendosi una busta di plastica in testa e inalando il gas di una bomboletta che gli serviva per alimentare un fornello da campeggio. Al terzo tentativo Antonio Gaetano Di Marco, 42 anni, è riuscito a togliersi la vita. Imprenditore di Bronte nel settore della produzione di calcestruzzo, Di Marco condannato a 12 anni di reclusione per associazione mafiosa, traffico di stupefacenti ed estorsione si trovava a Bicocca da un paio di mesi per partecipare al processo d’appello. Ieri sera, con altri detenuti aveva assistito all’incontro Italia – Paraguay e poi era tornato nella sua cella dove era il solo detenuto. A questo punto avrebbe messo in atto il suo progetto di morte. Si è ficcato sotto le coperte per non essere ripreso dalle telecamere che lo inquadravano 24 ore su 24 e si è suicidato. Il suo cadavere è stato scoperto ieri mattina. Sul caso, la Procura etnea ha aperto un’inchiesta affidata al sostituto procuratore Lina Trovato. Ieri pomeriggio l’autopsia ha confermato che si è trattato di suicidio. L’uomo, prima di ammazzarsi, avrebbe lasciato tre lettere, due indirizzate ai parenti, una al suo avvocato, Francesco Antille, adesso sequestrate e agli atti dell’inchiesta.
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