Osservare la gestualità di chi ci sta di fronte non è solo educazione, ma anche la prevenzione di morti per ictus, ed altre patologie.
Recenti studi hanno dimostrato che sono pochi gli individui che capiscono di avere a che fare con una persona in pericolo di vita. I risultati delle analisi condotte dall’Università di Oxford e del Michigan sono stati pubblicati suStroke. Un terzo studio, concluso nelle province di Lecco, Como, Sondrio e Varese, testimonia che un intervento mirato può migliorare in breve le cose. «È facile sottovalutare i sintomi di quelli che vengono chiamati mini ictus, attacchi ischemici transitori»rileva Peter Rothwell, dell’Università di Oxford. E aggiunge: «Su mille pazienti registrati nell’Oxford Vascular Study per questi disturbi, sette su dieci non si erano resi conto di quel che stava capitando loro; meno della metà ha cercato aiuto entro le prime tre ore dall’insorgenza dei sintomi e il 30 per cento ha addirittura aspettato più di 24 ore. La maggior parte dei pazienti, poi, si è rivolta in prima battuta al proprio medico di famiglia, invece di chiamare un’ambulanza». Più spesso è chi sta vicino al malato a prendere sotto gamba l’episodio, o a fare la scelta sbagliata.
Il consiglio: chiamare l’autobulanza e non usare la propria auto e prestare attenzione se chi abbiamo vicino:
a) improvvisamente fatica a parlare;
b) ha la vista annebbiata;
c) perde la sensibilità o sente intorpidita una parte del corpo;
d) ha la febbre che sale;
e) si fa male a una gamba.
b) ha la vista annebbiata;
c) perde la sensibilità o sente intorpidita una parte del corpo;
d) ha la febbre che sale;
e) si fa male a una gamba.
Parola d’ordine: intervenire e subito…
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