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L'Ars oggi darà il via libera alla legge. I compensi aggiuntivi saranno attinti dai budget.
Arrivano gli infermieri «primari». Negli ospedali 68 nuovi dirigenti.
La legge mira a responsabilizzare gli operatori che hanno acquisito competenze anche in forza di una laurea. Russo: «Ci equipariamo alle altre regioni».
PALERMO. Ci sarà il «primario degli infermieri». Ma anche degli ostetrici o dei fisioterapisti. In sostanza la Regione si appresta a nominare 68 nuovi dirigenti di «area» all'interno delle 17 aziende sanitarie. È l'effetto di una legge che dovrebbe essere definitivamente approvata oggi in Assemblea regionale e che prevede di promuovere alcuni operatori sanitari, come tecnici radiologi o analisti, attraverso dei concorsi riservati al personale delle strutture mediche.
In particolare, il ddl individua all'interno delle aziende sanitarie quattro settori: ostetricia e servizi infermieristici, tecnici delle professioni sanitarie (laboratori, radiologia, neurofisiopatologia), riabilitazione e infine vigilanza (veterinario, vigili sanitari). Dopo aver definito le piante organiche - operazione prevista entro il prossimo mese di marzo - le aziende bandiranno i concorsi per selezionare un dirigente in ognuno dei quattro ambiti. In attesa del risultato, queste figure saranno provvisoriamente nominate tramite il conferimento di un incarico.
In realtà, solo in particolari casi questi dirigenti saranno equiparati a un primario: cioè solo nel momento in cui le aziende riconosceranno la necessità di valorizzare i settori, trasformandoli in unità «complesse». In generale, invece, la legge mira a responsabilizzare e dare risalto agli operatori che hanno acquisito particolari competenze anche in forza di una preparazione universitaria.
«Queste unità operative nascono come strutture di staff - spiega l'assessore regionale Massimo Russo - la legge ci pone in linea con le altre regioni e con la normativa nazionale». La legge approvata non prevede copertura finanziaria. «I compensi aggiuntivi saranno attinti dai budget - spiega Nino Dina, primo firmatario del ddl - le nuove unità operative concorreranno alla realizzazione degli obiettivi delle aziende sanitarie provinciali e territoriali attraverso i criteri determinati da un decreto dell'assessore alla sanità, dopo il parere obbligatorio della commissione dell'Ars». Insomma, almeno in una prima fase le nuove figure saranno primari di nome ma non di fatto, perchè faranno parte dello staff del direttore generale ma resteranno subalterni al reparto, percependo un'indennità irrisoria.
Solo se le grandi aziende sanitarie decideranno di valorizzare le unità operative, trasformandole in «strutture complesse», i nuovi primari dovrebbero acquisire piena autonomia gestionale e percepiranno indennità aggiuntive. «Ma in questo caso - spiega Roberto De Benedictis, deputato Pd - l'azienda dovrà decidere di sacrificare un'altra unità complessa. Per questo motivo il ddl non ha una copertura finanziaria ma agisce per compensazione».
Sempre ieri, è stato approvato l'ordine del giorno del deputato del Pd, Filippo Panariello che impegna ilgoverno a «bandire i concorsi e a definire le piante organiche delle aziende sanitarie, dando priorità al personale escluso dalla stabilizzazione per far fronte al piano di rientro».
In particolare, il ddl individua all'interno delle aziende sanitarie quattro settori: ostetricia e servizi infermieristici, tecnici delle professioni sanitarie (laboratori, radiologia, neurofisiopatologia), riabilitazione e infine vigilanza (veterinario, vigili sanitari). Dopo aver definito le piante organiche - operazione prevista entro il prossimo mese di marzo - le aziende bandiranno i concorsi per selezionare un dirigente in ognuno dei quattro ambiti. In attesa del risultato, queste figure saranno provvisoriamente nominate tramite il conferimento di un incarico.
In realtà, solo in particolari casi questi dirigenti saranno equiparati a un primario: cioè solo nel momento in cui le aziende riconosceranno la necessità di valorizzare i settori, trasformandoli in unità «complesse». In generale, invece, la legge mira a responsabilizzare e dare risalto agli operatori che hanno acquisito particolari competenze anche in forza di una preparazione universitaria.
«Queste unità operative nascono come strutture di staff - spiega l'assessore regionale Massimo Russo - la legge ci pone in linea con le altre regioni e con la normativa nazionale». La legge approvata non prevede copertura finanziaria. «I compensi aggiuntivi saranno attinti dai budget - spiega Nino Dina, primo firmatario del ddl - le nuove unità operative concorreranno alla realizzazione degli obiettivi delle aziende sanitarie provinciali e territoriali attraverso i criteri determinati da un decreto dell'assessore alla sanità, dopo il parere obbligatorio della commissione dell'Ars». Insomma, almeno in una prima fase le nuove figure saranno primari di nome ma non di fatto, perchè faranno parte dello staff del direttore generale ma resteranno subalterni al reparto, percependo un'indennità irrisoria.
Solo se le grandi aziende sanitarie decideranno di valorizzare le unità operative, trasformandole in «strutture complesse», i nuovi primari dovrebbero acquisire piena autonomia gestionale e percepiranno indennità aggiuntive. «Ma in questo caso - spiega Roberto De Benedictis, deputato Pd - l'azienda dovrà decidere di sacrificare un'altra unità complessa. Per questo motivo il ddl non ha una copertura finanziaria ma agisce per compensazione».
Sempre ieri, è stato approvato l'ordine del giorno del deputato del Pd, Filippo Panariello che impegna ilgoverno a «bandire i concorsi e a definire le piante organiche delle aziende sanitarie, dando priorità al personale escluso dalla stabilizzazione per far fronte al piano di rientro».
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