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Sanità. Guardie mediche, telecamere non risolvono problema aggressioni.
Roma, 2 dic. (Adnkronos Salute) - «Ben vengano telecamere e altri strumenti di sorveglianza, ma per risolvere il problema delle aggressioni alle guardie mediche queste soluzioni non bastano. Per garantire più sicurezza è infatti necessario che i medici della continuità assistenziale abbiano la conoscenza e la consapevolezza del paziente chi hanno di fronte». Parola di Tommasa Maio, componente dell'esecutivo nazionale della continuità assistenziale Fimmg (Federazione medici di medicina generale), che commenta così la proposta lanciata dal presidente dell'Ordine dei medici di Napoli, Gabriele Peperoni, di installare telecamere di sorveglianza nei pronto soccorso degli ospedali e sulle ambulanze, contro le aggressioni ai medici e agli operatori sanitari.
Aggressioni che vedono le ex guardie mediche tra le principali vittime. I numeri sono infatti da brivido: secondo uno studio dello Smi (Sindacato medici italiani), 9 su 10 hanno subito almeno un'aggressione, anche se nella maggior parte dei casi si tratta "solo" di minacce verbali (64%). Ma non mancano le percosse (20%), gli atti di vandalismo (11%) e addirittura le intimidazioni a mano armata (13%).
«I videocitofofoni, le guardie giurate e altri strumenti di sorveglianza, soprattutto in alcune sedi isolate - spiega la Maio all'ADNKRONOS SALUTE - possono certamente essere di aiuto. Ma non risolvono il problema, che è più complesso. Quello che serve davvero - conclude - è trasferire il rapporto fiduciario medico di famiglia-paziente anche ai camici bianchi della continuità assistenziale».
Aggressioni che vedono le ex guardie mediche tra le principali vittime. I numeri sono infatti da brivido: secondo uno studio dello Smi (Sindacato medici italiani), 9 su 10 hanno subito almeno un'aggressione, anche se nella maggior parte dei casi si tratta "solo" di minacce verbali (64%). Ma non mancano le percosse (20%), gli atti di vandalismo (11%) e addirittura le intimidazioni a mano armata (13%).
«I videocitofofoni, le guardie giurate e altri strumenti di sorveglianza, soprattutto in alcune sedi isolate - spiega la Maio all'ADNKRONOS SALUTE - possono certamente essere di aiuto. Ma non risolvono il problema, che è più complesso. Quello che serve davvero - conclude - è trasferire il rapporto fiduciario medico di famiglia-paziente anche ai camici bianchi della continuità assistenziale».
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