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Si indaga sui bilanci dei partiti, sui conti correnti e sui movimenti bancari dei politici, sul loro patrimonio... Gli investigatori che cercano di dipanare la complessa matassa barese stanno operando a tutto campo.
Lasciamoli lavorare, senza azzardare giudizi o pronostici. È accaduto più d'una volta che colpevoli additati al di là di ogni ragionevole dubbio, si siano poi rivelati innocenti o estranei ai fatti loro contestati. Meglio attenersi ai fatti, senza indulgere in dietrologie. Una cosa però appare fin da ora chiara: non si può certo parlare di complotto politico nei confronti della giunta di centro-sinistra della Regione Puglia, dal momento che la titolare dell'inchiesta è una insospettabile, iscritta a Magistratura Democratica, la corrente di sinistra dei magistrati. Già questo elemento sgombra il campo da possibili insinuazioni e speculazioni.
La seconda osservazione - ed è la polpa del discorso che qui preme fare - è che la bufera pugliese ancora unavolta riguarda la Sanità. Dopo la «visita» dei carabinieri alle sedi pugliesi di Pd, Lista Emiliano, Sinistra e Libertà, Socialisti autonomisti e Rifondazione comunista, il campo si allarga ora dopo ora: i fari sono accesi sul business di un imprenditore attivo con la sua società nello smaltimento dei rifiuti ospedalieri; si cerca di fare luce sui rapporti di questo imprenditore con un ex assessore alla Sanità; si vogliono ricostruire gli incrementi nei fatturati di una serie di imprenditori che la Procura sospetta «agevolati» nella stipula di contratti, gare e licitazioni con Asl e ospedali pugliesi.
Se l'ipotesi investigativa venisse confermata, si assisterebbe a un impressionante flusso di denaro, da una parte e dall'altra, con una sola parte che ci rimette: il cittadino, il contribuente; che per ricevere prestazioni di cui ha diritto, si vede letteralmente rapinato.
Vedremo gli esiti dell'inchiesta. Però ancora una volta è il mondo che ruota attorno alla Sanità a conquistare la prima pagina. Il lettore ricorderà altri esempi clamorosi: per uno scandalo legato a forniture sanitarie, venne arrestato il governatore dell'Abruzzo Ottaviano Del Turco, che in seguito a quella vicenda si dimise e patì una lunga carcerazione preventiva. Allora si assicurò che l'inchiesta aveva accertato esecutori e mandanti, corrotti e corruttori. Non dev'essere proprio così, se ad un anno di distanza ancora non si sa bene se e di cosa Del Turco sia colpevole.
Ma si ricorderà lo scandalo che investì la Regione Lazio, quando a governarla era Francesco Storace. Anche in quel caso ci furono dimissioni (di Storace) e arresti (di alcuni suoi collaboratori).
Come sia finita non si sa, però tutto partì da forniture legate alla Sanità. Per non dire della Calabria: dove il vicepresidente del consiglio regionale, Francesco Fortugno, che si era occupato di Sanità, il 16 ottobre del 2005 venne ucciso a Locri all'interno di un seggio elettorale.
Vogliamo salire al Nord? Si vada allora in Lombardia, alla clinica Santa Rita di Milano, dove inequivocabili intercettazioni ambientali documentano che una dozzina di medici e titolari della clinica falsificavano cartelle cliniche, affermando la sussistenza di patologie e necessità terapeutiche, allo scopo di chiedere alla Regione Lombardia e al Servizio Sanitario Nazionale rimborsi superiori a quelli dovuti.
Per venire a situazioni più «vicine», è di questi giorni lo scandalo dell'ospedale di Agrigento, struttura relativamente nuova, e di cui la magistratura ha ordinato lo sgombero perché secondo le perizie effettuate rischia di collassare, essendo stato costruito con calcestruzzo depotenziato, e quindi a rischio crollo come gli edifici andati a pezzi a L'Aquila dopo il terremoto.
Sicuramente molti altri casi si possono fare, ma fermiamoci qui. Come abbiamo visto si tratta di scandali che non hanno latitudine, e probabilmente vedono coinvolti amministratori che possono avere - come nei casi citati hanno - tessere di partiti di maggioranza e di opposizione.
Cosa rivelano questi e i mille altri episodi che si possono fare?
Che quella della Sanità è una realtà a «rischio»: i magistrati, come tutti gli esseri umani possono fare certamente degli errori, ma sono troppe le inchieste perché tutte debbano rivelarsi abbagli; vuol dire allora che gli appetiti illeciti di amministratori disonesti, imprenditori senza scrupoli e organizzazioni criminali hanno individuato nella Sanità la possibilità di arricchimenti e speculazioni «facili»; arricchimenti e speculazioni che sono ancora più odiose perché fanno leva sul bisogno e le necessità di persone malate, che soffrono, i più deboli e i più indifesi.
Ed è anche la palpabile dimostrazione che qualcosa (molto più di qualcosa) non funziona come invece dovrebbe. I nostri diritti di cittadini che vengono mortificati e calpestati, i doveri delle istituzioni che vengono disattesi.
Questo qualcosa va corretto e in tempi ragionevolmente rapidi, se non si vuole che la sfiducia del cittadino verso le istituzioni, che è già grande, cresca ancora di più, con effetti incontrollabili e devastanti.
Lasciamoli lavorare, senza azzardare giudizi o pronostici. È accaduto più d'una volta che colpevoli additati al di là di ogni ragionevole dubbio, si siano poi rivelati innocenti o estranei ai fatti loro contestati. Meglio attenersi ai fatti, senza indulgere in dietrologie. Una cosa però appare fin da ora chiara: non si può certo parlare di complotto politico nei confronti della giunta di centro-sinistra della Regione Puglia, dal momento che la titolare dell'inchiesta è una insospettabile, iscritta a Magistratura Democratica, la corrente di sinistra dei magistrati. Già questo elemento sgombra il campo da possibili insinuazioni e speculazioni.
La seconda osservazione - ed è la polpa del discorso che qui preme fare - è che la bufera pugliese ancora unavolta riguarda la Sanità. Dopo la «visita» dei carabinieri alle sedi pugliesi di Pd, Lista Emiliano, Sinistra e Libertà, Socialisti autonomisti e Rifondazione comunista, il campo si allarga ora dopo ora: i fari sono accesi sul business di un imprenditore attivo con la sua società nello smaltimento dei rifiuti ospedalieri; si cerca di fare luce sui rapporti di questo imprenditore con un ex assessore alla Sanità; si vogliono ricostruire gli incrementi nei fatturati di una serie di imprenditori che la Procura sospetta «agevolati» nella stipula di contratti, gare e licitazioni con Asl e ospedali pugliesi.
Se l'ipotesi investigativa venisse confermata, si assisterebbe a un impressionante flusso di denaro, da una parte e dall'altra, con una sola parte che ci rimette: il cittadino, il contribuente; che per ricevere prestazioni di cui ha diritto, si vede letteralmente rapinato.
Vedremo gli esiti dell'inchiesta. Però ancora una volta è il mondo che ruota attorno alla Sanità a conquistare la prima pagina. Il lettore ricorderà altri esempi clamorosi: per uno scandalo legato a forniture sanitarie, venne arrestato il governatore dell'Abruzzo Ottaviano Del Turco, che in seguito a quella vicenda si dimise e patì una lunga carcerazione preventiva. Allora si assicurò che l'inchiesta aveva accertato esecutori e mandanti, corrotti e corruttori. Non dev'essere proprio così, se ad un anno di distanza ancora non si sa bene se e di cosa Del Turco sia colpevole.
Ma si ricorderà lo scandalo che investì la Regione Lazio, quando a governarla era Francesco Storace. Anche in quel caso ci furono dimissioni (di Storace) e arresti (di alcuni suoi collaboratori).
Come sia finita non si sa, però tutto partì da forniture legate alla Sanità. Per non dire della Calabria: dove il vicepresidente del consiglio regionale, Francesco Fortugno, che si era occupato di Sanità, il 16 ottobre del 2005 venne ucciso a Locri all'interno di un seggio elettorale.
Vogliamo salire al Nord? Si vada allora in Lombardia, alla clinica Santa Rita di Milano, dove inequivocabili intercettazioni ambientali documentano che una dozzina di medici e titolari della clinica falsificavano cartelle cliniche, affermando la sussistenza di patologie e necessità terapeutiche, allo scopo di chiedere alla Regione Lombardia e al Servizio Sanitario Nazionale rimborsi superiori a quelli dovuti.
Per venire a situazioni più «vicine», è di questi giorni lo scandalo dell'ospedale di Agrigento, struttura relativamente nuova, e di cui la magistratura ha ordinato lo sgombero perché secondo le perizie effettuate rischia di collassare, essendo stato costruito con calcestruzzo depotenziato, e quindi a rischio crollo come gli edifici andati a pezzi a L'Aquila dopo il terremoto.
Sicuramente molti altri casi si possono fare, ma fermiamoci qui. Come abbiamo visto si tratta di scandali che non hanno latitudine, e probabilmente vedono coinvolti amministratori che possono avere - come nei casi citati hanno - tessere di partiti di maggioranza e di opposizione.
Cosa rivelano questi e i mille altri episodi che si possono fare?
Che quella della Sanità è una realtà a «rischio»: i magistrati, come tutti gli esseri umani possono fare certamente degli errori, ma sono troppe le inchieste perché tutte debbano rivelarsi abbagli; vuol dire allora che gli appetiti illeciti di amministratori disonesti, imprenditori senza scrupoli e organizzazioni criminali hanno individuato nella Sanità la possibilità di arricchimenti e speculazioni «facili»; arricchimenti e speculazioni che sono ancora più odiose perché fanno leva sul bisogno e le necessità di persone malate, che soffrono, i più deboli e i più indifesi.
Ed è anche la palpabile dimostrazione che qualcosa (molto più di qualcosa) non funziona come invece dovrebbe. I nostri diritti di cittadini che vengono mortificati e calpestati, i doveri delle istituzioni che vengono disattesi.
Questo qualcosa va corretto e in tempi ragionevolmente rapidi, se non si vuole che la sfiducia del cittadino verso le istituzioni, che è già grande, cresca ancora di più, con effetti incontrollabili e devastanti.
02.08.2009 http://www.medpress.it/rass_stampa/rstampa.php?id=2482 | Gualtiero Vecellio |
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