
Tutti i costi di un disserviziodi Ruggiero Capone
Una trama da film giallo si dipana a novembre nei meandri del 118 milanese. In molti si chiedono come mai tanto ritardo per soccorrere una donna indiana. Sulle prime qualcuno parla di discriminazioni. Poi emergono i ritardi ed i disservizi nel soccorso d’emergenza. La morte della donna indiana non sarebbe un caso isolato, c’è chi parla d’oltre una decina di morti sospette, tutte addebitabili ad una cattiva gestione del 118 in Lombardia. La magistratura starebbe indagando nel più stretto riserbo, conscia che la morte della donna indiana sia l’ennesimo campanello d’allarme su una sanità lombarda che patisce non poche disfunzioni. Un sistema ospedaliero d’eccellenza, ma con non pochi dubbi sulla gestione delle emergenze. Sul banco degli imputati siede ora il 118. Struttura controllata dall’Azienda regionale dell’emergenza-urgenza (Areu), attiva da marzo 2008 ed amministrata (fin dal suo sorgere) dal dottor Alberto Zoli (uomo di punta prima della Compagnia delle Opere). L’Areu coordina le strutture sanitarie ed il soccorso extra-ospedaliero anche sotto l’aspetto finanziario. Si tratta di un vero e proprio ente, con sede a Milano in viale Monza (dove ha sede l’Istituto ortopedico Gaetano Pini) e che, per conto della Regione, ha ricevuto un finanziamento di 155 milioni di euro e, come recita la delibera, “incrementato della quota necessaria per l’implementazione e lo sviluppo della stessa e del sistema sanitario di emergenza urgenza territoriale”.In tutta la Lombardia il 118 si interpola con le Asl, tranne a Brescia, dove le Asl non interferiscono sul rapporto tra servizi d’autoambulanza e “Spedali civili”. A Brescia il servizio di emergenza veniva gestito, almeno fino ad un mesetto fa, da Paolo Marzollo (anche lui amico di amici del presidente Formigoni) e dalle associazioni di volontariato. Associazioni che si dividono in due tipi. A “convenzione a rendicontazione”: che è un contratto in cui i sottoscrittori si impegnano a garantire il servizio continuativo (nelle 24 ore) in funzione di un accordo economico sottoscritto da entrambe le parti, e comprendente determinati obblighi. Poi c’è il secondo tipo, e cioè a convenzione estemporanea: deve sottostare alle stesse regole del precedente ma può, per qualsiasi motivo, interrompere l’operatività 118 per mancanza di personale o perché impegnati in altro servizio. Di fatto chi ha gestito il 118 in Lombardia, e soprattutto in provincia di Brescia, ha sempre privilegiato la mediaticità dell’emergenza rispetto alla gestione delle risorse. L’abbondanza di associazioni di volontariato (60 associazioni per circa 6.000 volontari solo a Brescia) permette comunque che il servizio sia sempre garantito. Così chi gestisce i servizi d’emergenza, uomo di Comunione e Liberazione, ha modo di dimostrare l’efficienza grazie ai volontari. “L’Ente eroga per la provincia di Brescia tra i 10 ed i 12 milioni di euro per gestire il servizio, ed il responsabile del servizio, assieme all’ufficio spedalità del civile, valutano le convenzioni di anno in anno e distribuiscono le convenzioni a forfait”, rivela una fonte. Sta di fatto che la moda bresciana, quella d’utilizzare indiscriminatamente i “volontari dell’emergenza”, sta dilagando in tutta la Lombardia.Oggi il problema del soccorso d’emergenza è capire dove inizi il professionismo e dove finisca il volontariato. E qualche voce malevola aggiunge “quando mandano le autoambulanze del volontariato, sopra ci mettono il dottorino e l’infermierina”. Come per dire che tanta gente finisce nelle mani di gente fresca solo di studi, e con poca pratica d’emergenza. A conti fatti, nei comuni della cinta milanese e nel bresciano (con popolazione da 10mila abitanti) sussistono due “postazioni infermierizzate” con cassa a forfait tra i 100mila ed i 120mila euro: si tratta di comuni che confinano con grandi aree. Emerge che esistono associazioni che operano tra i 1.000 ed i 1.200 interventi di 118 l’anno: strutture che non decidono di dedicarsi esclusivamente all’emergenza, ma pensano anche a soddisfare le esigenze del proprio territorio, dedicandosi anche ai servizi secondari per il cittadino contribuente (pare che percepiscano mediamente tra i 29 ed i 30 euro per intervento di 118, soldi che vanno moltiplicati per 1.000 o 1.200). In pratica introitano tra il 200 ed il 220% in meno (e per garantire lo stesso servizio) delle strutture sotto l’egida dell’Areu. Di fatto sulle associazioni di volontariato pesa l’immagine del pronto soccorso in Lombardia: ad ogni associazione viene destinato un forfait tra i 100 ed i 120 mila euro per una media annua di 450/500 servizi da 118. Più di qualcuno parla di clientela politica legata all’emergenza.Quanto alla struttura organizzativa, l’indicazione regionale sul “pronto soccorso” è “mantenere un assetto snello e flessibile che si avvarrà delle risorse già oggi presenti, ed articolate in aree”. Le aree del 118 lombardo (leggasi Areu) sono l’operativa, la prevenzione e l’economico-finanziaria. L’area operativa ha funzioni specifiche in ambito d’urgenza, rapporti con le strutture sanitarie ed operatori sanitari nel soccorso extraospedaliero, rapporti con il settore del volontariato, trasporto organi e tessuti e coordinamento delle funzioni del “Centro regionale di Coordinamento e Compensazione del sangue”. Mentre l’area di prevenzione (qualità, tecnologia, formazione e personale) ha funzioni specifiche nell’ambito dei servizi informativi, statistico epidemiologici, di prevenzione, medico legali e didattici. E quest’area è tra le prime sul banco degli imputati per il cattivo soccorso e le morti sospette. La meno coinvolta è l’area economico-finanziaria (una specie di provveditorato, roba da grandi emergenze internazionali), ha funzioni specifiche dedicate all’analisi dei protocolli internazionali, e per la gestione degli eventi catastrofici. Questi incidenti di percorso (le morti sospette) mettono non pochi dubbi sull’emergenza “urgenza” inter ed intraprovinciale di Milano. Ed in molti si chiedono spiegazioni che vanno oltre la “rendicontazione delle attività per la remunerazione delle funzioni svolte in materia di emergenza urgenza extraospedaliera”. Si chiedono, a fronte dei 155 milioni di euro, perché il 118 lombardo faccia ancora acqua.http://www.opinione.it/pages.php?dir=naz&act=art&edi=274&id_art=10392&aa=2008
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