MEDICINA. Ritardi nelle cure impediscono la salvezza o il recupero dei pazienti
Di 4 «stroke unit», a pieno regime solo Caltanissetta
La nostra regione è una di quelle con più alti tassi di mortalità cerebrovascolare: occorrerebbe una unità di 5-8 posti letto ogni centomila abitanti.
CATANIA. L’ictus agisce in fretta ma, di contro, le autorità sanitarie siciliane non fanno altrettanto. Sino a qualche anno addietro, infatti, non si parlava neppure delle «stroke unit» già in funzione da tempo – sia pure a macchia di leopardo – nel resto d’Italia.Alcuni mesi fa, finalmente, è stato emesso un decreto assessoriale per l’istituzione di tali strutture a Catania (al Cannizzaro nella divisione di Neurologia), a Palermo (al Civico), a Messina (al Papardo) e a Caltanissetta (al Sant’Elia). Ma di tali unità di terapia intensiva, solo quella di Caltanissetta funziona a pieno regime, mentre per le altre occorre ancora aspettare.A Catania si sta facendo di tutto affinché le stroke unit siano raddoppiate: candidata alla nuova unità è la divisione di Neurologia del nuovo Garibaldi di Nesima, il cui personale medico e paramedico ha fatto uno stage alla Sapienza di Roma. Nelle more, i malati di ictus vengono curati senza gli accorgimenti di ultima generazione che risultano determinanti ai fini della prognosi.Eppure, paradossalmente, la Sicilia si colloca tra le regioni italiane con valori più alti di mortalità cerebrovascolare: sarebbero una ventina al giorno i morti per ictus. Gli ultimi dati disponibili rivelano, per esempio, che a Catania negli anni 2003-2004 sono stati ricoverati circa 1.400 casi di ictus all’anno e circa mille in provincia, mentre i casi di ischemia transitoria (Tia) sono stati 1.200 per il 2002 e oltre 2.000 nel 2003: nell’arco di due anni, quindi, un totale di 8.333 di ricoveri. Stando sempre ai dati epidemiologici, nell’isola occorrerebbe una stroke unit di 5-8 posti letto ogni centomila abitanti.L’importanza e l’utilità del ricovero dei pazienti con ictus in una stroke unit è ampiamente documentata dalla letteratura scientifica. Secondo la dichiarazione di Helsinborg del 1955 espressa dall’European Stroke Council e dalla Organizzazione Mondiale della Sanità, i pazienti con ictus dovrebbero essere rigorosamente ospedalizzati in stroke unit o in ospedali con unità operative dedicate all’ictus.Ma cosa è una «stroke unit»? Si tratta di una unità di quattro o più posti letto in cui i pazienti sono seguiti da un apposito gruppo interdisciplinare di medici (neurologi, internisti, cardiologi, fisiatri)oltre che di infermieri e fisioterapisti. Tutti i componenti del gruppo devono avere una specifica competenza nel trattamento delle patologie cerebrovascolari acute. Gli interventi fondamentali da mettere in atto in tali strutture sono l’esecuzione immediata di una Tac, la valutazione altrettanto tempestiva da parte del personale medico, l’eventuale trombolisi (somministrazione per via endovena di apposito farmaco che induce lo scioglimento del trombo), e la valutazione da parte dei terapisti della riabilitazione entro 24-48 ore.Queste strutture, infine, devono far parte di presidi ospedalieri forniti di pronto soccorso, un servizio di Neuroradiologia in servizio 24 ore su 24, un laboratorio analisi anch’esso in funzione 24 ore su 24, un servizio di Neurosonologia disponibile in regime di continuità e una rapida accessibilità all’unità operativa di Neurochirurgia per un eventuale svuotamento chirurgico di un ematoma. Una tale organizzazione comporta indubbiamente costi alti che in Sicilia possono apparire esorbitanti. Ma non è così rapportandoli ai benefici.Stando ai risultati di 23 recenti studi effettuati dalla Stroke Unit Trialist Colaboration, l’efficacia delle stroke unit viene dimostrata dalla riduzione di circa il 18% della mortalità e dal ritorno a una vita normale di un paziente ogni 16 casi trattati. In Sicilia il momento critico è quello della riabilitazione che è una tappa fondamentale per riacquistare le normali funzionalità. A Catania, per esempio, non esistono unità operative di Neuroriabilitazione né posti letto di riabilitazione nelle strutture pubbliche: tutto il settore è affidato al privato. Fanno eccezione il presidio Santo Pietro Gravina di Caltagirone e l’ospedale di Acireale, mentre al Cannizzaro c’è un servizio di riabilitazione generica.
11.05.2008
Angelo Torrisi
Di 4 «stroke unit», a pieno regime solo Caltanissetta
La nostra regione è una di quelle con più alti tassi di mortalità cerebrovascolare: occorrerebbe una unità di 5-8 posti letto ogni centomila abitanti.
CATANIA. L’ictus agisce in fretta ma, di contro, le autorità sanitarie siciliane non fanno altrettanto. Sino a qualche anno addietro, infatti, non si parlava neppure delle «stroke unit» già in funzione da tempo – sia pure a macchia di leopardo – nel resto d’Italia.Alcuni mesi fa, finalmente, è stato emesso un decreto assessoriale per l’istituzione di tali strutture a Catania (al Cannizzaro nella divisione di Neurologia), a Palermo (al Civico), a Messina (al Papardo) e a Caltanissetta (al Sant’Elia). Ma di tali unità di terapia intensiva, solo quella di Caltanissetta funziona a pieno regime, mentre per le altre occorre ancora aspettare.A Catania si sta facendo di tutto affinché le stroke unit siano raddoppiate: candidata alla nuova unità è la divisione di Neurologia del nuovo Garibaldi di Nesima, il cui personale medico e paramedico ha fatto uno stage alla Sapienza di Roma. Nelle more, i malati di ictus vengono curati senza gli accorgimenti di ultima generazione che risultano determinanti ai fini della prognosi.Eppure, paradossalmente, la Sicilia si colloca tra le regioni italiane con valori più alti di mortalità cerebrovascolare: sarebbero una ventina al giorno i morti per ictus. Gli ultimi dati disponibili rivelano, per esempio, che a Catania negli anni 2003-2004 sono stati ricoverati circa 1.400 casi di ictus all’anno e circa mille in provincia, mentre i casi di ischemia transitoria (Tia) sono stati 1.200 per il 2002 e oltre 2.000 nel 2003: nell’arco di due anni, quindi, un totale di 8.333 di ricoveri. Stando sempre ai dati epidemiologici, nell’isola occorrerebbe una stroke unit di 5-8 posti letto ogni centomila abitanti.L’importanza e l’utilità del ricovero dei pazienti con ictus in una stroke unit è ampiamente documentata dalla letteratura scientifica. Secondo la dichiarazione di Helsinborg del 1955 espressa dall’European Stroke Council e dalla Organizzazione Mondiale della Sanità, i pazienti con ictus dovrebbero essere rigorosamente ospedalizzati in stroke unit o in ospedali con unità operative dedicate all’ictus.Ma cosa è una «stroke unit»? Si tratta di una unità di quattro o più posti letto in cui i pazienti sono seguiti da un apposito gruppo interdisciplinare di medici (neurologi, internisti, cardiologi, fisiatri)oltre che di infermieri e fisioterapisti. Tutti i componenti del gruppo devono avere una specifica competenza nel trattamento delle patologie cerebrovascolari acute. Gli interventi fondamentali da mettere in atto in tali strutture sono l’esecuzione immediata di una Tac, la valutazione altrettanto tempestiva da parte del personale medico, l’eventuale trombolisi (somministrazione per via endovena di apposito farmaco che induce lo scioglimento del trombo), e la valutazione da parte dei terapisti della riabilitazione entro 24-48 ore.Queste strutture, infine, devono far parte di presidi ospedalieri forniti di pronto soccorso, un servizio di Neuroradiologia in servizio 24 ore su 24, un laboratorio analisi anch’esso in funzione 24 ore su 24, un servizio di Neurosonologia disponibile in regime di continuità e una rapida accessibilità all’unità operativa di Neurochirurgia per un eventuale svuotamento chirurgico di un ematoma. Una tale organizzazione comporta indubbiamente costi alti che in Sicilia possono apparire esorbitanti. Ma non è così rapportandoli ai benefici.Stando ai risultati di 23 recenti studi effettuati dalla Stroke Unit Trialist Colaboration, l’efficacia delle stroke unit viene dimostrata dalla riduzione di circa il 18% della mortalità e dal ritorno a una vita normale di un paziente ogni 16 casi trattati. In Sicilia il momento critico è quello della riabilitazione che è una tappa fondamentale per riacquistare le normali funzionalità. A Catania, per esempio, non esistono unità operative di Neuroriabilitazione né posti letto di riabilitazione nelle strutture pubbliche: tutto il settore è affidato al privato. Fanno eccezione il presidio Santo Pietro Gravina di Caltagirone e l’ospedale di Acireale, mentre al Cannizzaro c’è un servizio di riabilitazione generica.
11.05.2008
Angelo Torrisi
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