Giornale di Sicilia - 30.05.2008
Ed. Sicilia (pag. 8)Gia. Pi.
CROCE ROSSA. La sodetà contesta a una dipendente «una falsa malattia». Salgono così a oltre cento i lavoratori non più in servizio. L'ufficio legale adesso apre il fronte dei neo-assunti diventati invalidi
PALERMO. Via alle procedure per il licenziamento di un'altra dipendente. La Sise, società che gestiscè il 118 in Sicilia per conto della Croce Rossa, inasprisce il braccio di ferro contro i «fannulloni»: con quello appena avviato, la società supera i cento licenziamenti. Inoltre, i vertici della Sise hanno anche deciso di resistere - attivando un altro giudizio - alle ordinanze del tribunale del lavoro che obbligavano al reintegro di 5 dipendenti licenziati nel novembre scorso.Ieri l'ufficio legale della Sise ha inviato una lettera a una dipendente con cui viene contestata la sua richiesta di malattia: «Siamo in grado di dimostrare - ha spiegato Federico Aquilotti, responsabile dell'ufficio legale - che questa dipendente era falsamente malata. Aveva chiesto di non lavorare dal 12 gennaio al 16 aprile. Il 9 aprile, il medico fiscale da noi attivato ha accertato che era in condizioni di lavorare fissandone il rientro in servizio per tre giorni dopo. Lei però si è rivolta al medico di famiglia e ha ottenuto un certificato di "continuazione di malattia" chiedendo di assentarsi fino al 28 aprile. Ma come è possibile che la ma1attia prosegua se un medico ne aveva già accertato la fine? Da qui l'attivazione della procedura di licenziamento».Casi analoghi la Sise aveva contestato per tutto l'autunno, quando aveva troncato il rapporto con soccorritori coinvolti in risse durante il servizio o che si erano dichiarati in malattia e poi avevano preso parte a manifestazioni sportive. Altri invece erano stati licenziati perchè assenti - secondo la Sise - per un numero eccessivo di giorni e dunque per «scarso rendimento». Ma 5 dei dipendenti licenziati - assistiti da Cgil, Cisl e Uil - hanno ottenuto nelle scorse settimane una pronuncia del tribunale del lavoro di Palermo in loro favore. Secondo l'ordinanza del tribunale, la Sise «non ha minimamente dimostrato la sussistenza del giustificato motivo di licenziamento». Inoltre il tribunale ha ritenuto decisive due circostanze: «Il licenziato vive con la moglie disoccupata e ha un mutuo da pagare, sicchè la mancata percezione della retribuzione sarebbe un danno irreparabile». Per questo motivo è stata accolta la domanda cautelare di reintegro «in attesa del giudizio di merito». Ma proprio su questo ha giocato la Sise: «Questa ordinanza - spiega ancora Aquilotti -fa riferimento a una procedura d'urgenza, che ci ha visto effettivamente perdenti. Il giudice però non è entrato nel merito della questione e quindi c'è un ulterio regrado di giudizio. Noi ci atterremo solo alla sentenza di merito, per il momento quindi non riassumeremo i licenziati».Tuttavia lo scontro legale si infiamma, come spiega Pietro Vizzini, legale di uno dei licenziati: «Nel caso del mio assistito la Sise è stata anche condannata al pagamento delle mensilità non erogate durante la pendenza del giudizio. Il tribunale ha dichiarato che il mio cliente "non ha commesso alcuna violazione". Inoltre, la Sise non ha attivato il giudizio di merito, dunque dovrà ottemperare all'ordinanza del tribunale del lavoro che dà ragione al mio assistito».La Sise ha anche attivato un altro braccio di ferro con una categoria particolare di assenteisti: «Nei mesi scorsi - ha concluso Aquilotti - abbiamo licenziato una quindicina di persone che immediatamente dopo l'assunzione hanno presentato certificati che attestavano vari tipi di invalidità. È un fenomeno in grande crescita che, come abbiamo registrato guardando i dati, punta solo al cosiddetto "imboscamento" negli uffici. Ma siccome questo personale è stato assunto solo per le ambulanze e la Sise non ha uffici dove trasferirlo, in certi casi abbiamo potuto troncare il rapporto. E a quel punto, come per miracolo, le certificazioni di invalidità sono drasticamente diminuite».
30.05.2008
Gia. Pi.
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