Sole 24Ore - Sanità - 17.04.2008
Ed. n. 15 del 15-21 aprile 2008 - Medicinae (pag. 29)Barbara Gobbi
Il vademecum dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali sui casi gravi e lievi
Raccomandazioni per garantire ai pazienti uniformità di trattamento
Nella gestione del trauma cranico, evento per definizione drammatico nella vita di un individuo, manca ancora uniformità di approccio clinico e organizzativo.Da qui nasce la decisione dell’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, di mettere a punto linee guida sul trattamento degli eventi, minori e severi.Il vademecum, illustrato martedì scorso a Roma, ovviamente non è vincolante per gli operatori, ma si propone come guida - tanto per gli addetti ai lavori quanto per le amministrazioni - sui modelli da realizzare in base a una revisione della letteratura scientifica internazionale.Di taglio molto tecnico, il testo (www.assr.it) prende in considerazione i tre “percorsi” assistenziali da seguire per altrettanti livelli di gravità: lieve, moderata, grave.«Oggi - ha spiegato il direttore Agenas Aldo Ancona - le modalità di affrontare l’assistenza sono diversificate sul territorio nazionale. Le implicazioni sono decisive e anche costose: si pensi all’emergenza, al coordinamento con il 118, con i diversi reparti ospedalieri. Per questo il trauma cranico è un esempio paradigmatico dei percorsi assistenziali interprofessionali e multidisciplinari, che richiedono forti sforzi organizzativi».Sforzi giustificati anche dal peso epidemiologico dell’evento: il trauma cranico è la terza causa di morte nei Paesi occidentali e la prima per gli under 45. Ogni anno in Italia sono ricoverati per trauma cranico 250 pazienti ogni 100mila abitanti.Secondo gli esperti si registrano due picchi: uno tra i 16 e i 35 anni (traumi spesso legati a incidenti stradali) e uno, dopo i 70 anni, con eventi causati soprattutto da cadute in casa.Negli anni l’incidenza del trauma grave tra i giovanissimi, grazie all’imposizione per legge dell’uso del casco per guidatori di ciclomotori e motocicli, è in decremento; cresce invece il picco tra gli anziani, che rappresentano ormai il 25% di tutti i traumatizzati cranici e richiedono ospedalizzazioni quattro volte maggiori dei pazienti in età pediatrica.«Negli anziani - ha confermato Roberto Villani, past president della Società italiana di neurochirurgia e coordinatore scientifico delle linee guida - spesso la gestione si complica, perché ci troviamo in presenza di diverse patologie legate all’età, con implicazioni cardiologiche, respiratorie e altro. Di conseguenza aumentano i pazienti che vanno trattati in terapia intensiva, nella fase post traumatica, con un recupero difficile e un peso sociale alto, anche perché il paziente sopravvive ma spesso non è autosufficiente».Le linee guida fanno esplicito riferimento alla complessa “catena del trattamento”: va dall’assistenza sul luogo dell’incidente al trasporto all’ospedale appropriato, al primo intervento in ospedale “periferico” alla diagnosi specialistica, alle cure in acuzie fino alla riabilitazione.A tutte le Regioni si consiglia di dotarsi di un modello organizzativo per la gestione del trauma maggiore. Solo in caso di grave instabilità cardio-respiratoria non gestibile in fase preospedaliera, vanno prima stabilizzate le funzioni vitali. Le linee guida dettano un iter operativo in tre fasi: primo inquadramento generale dell’infortunato sul campo, con riconoscimento delle lesioni e delle priorità terapeutiche; capacità di istituire sul campo e durante il trasporto eventuali manovre di supporto di base e avanzato della funzione respiratoria e circolatoria; avvio del paziente alla struttura più adeguata (non necessariamente la più vicina).Sono tre anche gli scenari di cura prospettati, in base alle condizioni del paziente e alla “rete” disponibile. In condizioni ottimali, l’incidentato andrà cogestito - in un’area geografica coincidente con quella di competenza della Co 118 e con i suoi Dea di riferimento - da una rete di ospedali per la fase acuta, detti Centri trauma (Dea di II e I livello tra loro connessi), e da una rete di riabilitazione di alta specializzazione.Da rendere disponibile per la pronta presa in carico, superata la fase acuta.
http://www.medpress.it/rass_stampa/rstampa.php?id=842
17.04.2008
Barbara Gobbi
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