
Facile visibilità; facilità di applicazione; tracciabilità del percorso della vittima, possibilmente con codici prenumerati; conoscenza e condivisione, almeno regionale, da parte degli operatori dell’emergenza, sia sanitari che laici; resistenza a eventi atmosferici e potenziali agenti lesivi; disponibilità in quantitativi adeguati su tutti i mezzi di soccorso.Sono queste le caratteristiche che dovrà avere la scheda triage - e con essa tutti i dispositivi di individuazione del paziente, come braccialetto e cartellino colore e così via - da introdurre nella gestione delle grandi emergenze. È quanto prevede la direttiva del presidente del Consiglio dei ministri del 13 dicembre scorso, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 91 del 17 aprile.L’obiettivo del provvedimento - corredato di una tabella sinottica che sintetizza la connessione tra bisogni dell’assistito e operatori da chiamare in campo - è dettare uno schema certo per il soccorso ai pazienti in entrambi i casi di calamità.Sia in quello, più facilmente gestibile, di un evento prevedibile sia nella situazione di uno scenario non pianificato.La gestione dei soccorsi dovrà in ogni caso essere improntata alla massima chiarezza, considerando che soprattutto in una prima fase potrebbero essere coinvolti soccorritori meno esperti.Il triage andrà poi realizzato in ogni fase della catena dei soccorsi: sul sito dell’evento, al punto medico avanzato (pma) in entrata e a quello in uscita; all’ingresso in ospedale.In attesa che il paziente giunga presso il pma, le operazioni di soccorso si realizzeranno in tre fasi:1. la squadra di soccorso esegue il triage delle vittime con l’attribuzione di codici-colore di gravità utilizzando algoritmi semplici e veloci (Gu 12 maggio 2001, n. 109);2. prime operazioni di stabilizzazione dei parametri vitali, di solito in un punto di raccolta prossimo al focolaio incidentale, in attesa che il pma venga installato;3. giunti nel pma, rivalutazione del triage per verificare la congruità del codice-colore prima assegnato e integrare le informazioni cliniche iniziali.Qui saranno anche effettuate e registrate le procedure diagnostico-terapeutiche erogate.La “scheda paziente” conterrà tre sezioni:- Sezione anagrafica: nome, cognome, età, sesso, indicazione della sede di recupero, dati cronologici dell’evento, codice colore di gravità. Un sistema di identificazione, anche di tipo numerico è utile soprattutto in caso di difficoltà alla compilazione dei dati anagrafici;- sezione clinica: dati parametrici di valutazione e trattamento (parametri vitali, indici come Gcs e Rts - versione da triage, incannulamento di vasi venosi, controllo delle emorragie, immobilizzazione di fratture, inserzione di tubo endotracheale, sondino nasogastrico, catetere vescicale, esame obiettivo orientato al problema principale, somministrazione di liquidi, ossigeno, farmaci ecc). È fondamentale indicare la possibile evoluzione del codice colore e le procedure (rianimazione, decontaminazione ecc.) eventualmente eseguite;- sezione evacuazione: dati relativi al trasporto verso l’ospedale di destinazione, mezzo utilizzato, dati cronologici, dati identificativi degli operatori.
30.04.2008
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