Il sistema unificato, istituito nel 1992, funziona ovunque dal 2004. E con differenze tra Regioni. Ecco dove di Anna Rita Cillis
Cinquemila ambulanze attraversano ogni giorno l'Italia. Corrono da una parte all'altra delle città, si inerpicano sulle strade montane, si addentrano nelle campagne: salvano vite umane. Perché il sistema di emergenza 118 ha di fatto migliorato i tempi d'intervento riducendo, secondo gli esperti, il numero dei decessi per infortuni, incidenti stradali (le morti evitabili, dunque) e le eventuali disabilità. Questo è un primo punto, e lo è in linea generale. Restano però molte cose ancora da fare perché il 118 possa dirsi "a pieno regime" se si considera che il servizio funziona, nonostante siano passati sedici anni dalla sua nascita, "a macchia di leopardo anche per le modalità organizzative", secondo il giudizio di Mirella Triozzi, tra le coordinatrici di un libro bianco sull'argomento realizzato nel 2004 dell'allora sindacato Cumi-Aiss. Triozzi - che di mestiere fa il dottore in Abruzzo e lo fa sulle ambulanze ed è la responsabile nazionale del 118 dello Smi, Sindacato Medici Italiani - aggiunge: "La situazione in Italia in quattro anni è migliorata ma la rete per le emergenze non è uniforme come avremmo sperato e come prevedeva la legge. Esistono Regioni che garantiscono un livello ottimo di prestazioni come il Piemonte, l'Abruzzo, l'Emilia Romagna, le Marche, la Toscana e il Lazio e altre come la Campania, parte della Puglia, la Sicilia, dove questo non sempre accade". Linguaggio comuneNon più tardi di cinque mesi fa, ad ottobre scorso, l'Agenzia per i servizi sanitari regionali metteva nero su bianco i risultati del "Progetto mattoni". Quindici grandi temi sanitari per i quali realizzare un sistema informativo centrale e uniforme per tutte le regioni. Tra i "quindici" c'era anche una dettagliata analisi del "Sistema 118 e pronto soccorso" e di come rendere omogeneo l'intervento di soccorso, partendo dal luogo dell'evento alle centrali operative, sino alla presa in carico del paziente da parte degli ospedali. Si tratta di un programma nato sotto l'egida del ministero della Salute al quale hanno lavorato sinergicamente Stato e Regioni. Al riguardo, Giovanna Baraldi, coordinatrice del progetto per Assr, Agenzia per i servizi sanitari regionali spiega che "i risultati hanno già permesso di definire il sistema informativo del 118 e pronto soccorso, condiviso tra tutte le Regioni, che verrà presto reso attuativo da un provvedimento del dicastero". Solo per le emergenzeVa ricordato che il 118 è stato regolarizzato dal Dpr del 27 marzo del 1992 che demandava alla Regioni indirizzo e coordinamento del servizio attribuendo al Servizio Sanitario Nazionale la competenza sulle attività che dovevano essere di tipo uniforme su tutto il territorio nazionale, e alle successive linee guida emanate nel 1996. Ed è un numero telefonico gratuito, uguale da qualsiasi parte d'Italia si chiami, attivo 24 ore su 24, al quale rivolgersi per le situazioni di emergenza. Eppure su oltre 15 milioni di chiamate alle quali hanno risposto gli operatori delle centrali (dati 2005 del ministero della Salute) sei milioni e mezzo non erano di "competenza" del 118. Un dato conforme con quelli forniti al "Sistema 118" della Regione Lazio, l'unica al momento ad avere un'azienda territoriale completamente dedicata all'emergenza sanitaria. "Su 1500 chiamate giornaliere", spiegano dalla direzione di ARES 118, "settecento sono quelle che hanno bisogno dell'intervento di un'ambulanza, il resto telefona per chiedere informazioni, a volte anche solo per solitudine". Regioni e CentraliLa centrale ARES di Roma si trova accanto all'ospedale San Camillo. Una palazzina a un piano dove lavorano 15 infermieri e un medico a turno. Il lavoro è diviso a zone: da una parte gli infermieri che rispondono alle chiamate, dall'altra i colleghi che si occupano di contattare le ambulanze da mandare sul luogo e infine un gruppo che controlla lo stato dell'intervento: il tutto avviene attraverso computer . "Inviamo sempre il mezzo più vicino al luogo dove si trova il paziente e quello più idoneo per patologia", spiega un'infermiera. Gravità ed emergenza sono stabilite secondo le risposte di chi chiama attraverso standard identici in tutta Italia. Le risposte dell'utente sono l'unica "base" per gli operatori; da qui anche la scelta dell'ambulanza da inviare con o senza medico a bordo. Tempi d'interventoI tempi di intervento restano uno dei punti nevralgici. Come dimostra la decima "Relazione Pit Salute del Tribunale per i diritti del malato" redatta analizzando i dati pervenuti all'associazione nel 2006: su 100 cittadini che nel chiamare il 118 hanno segnalato dei disservizi il 12,2% lamentava proprio un'eccessiva attesa dell'ambulanza sul luogo dell'incidente o a domicilio del paziente; il 10,7% parlava di un non adeguato comportamento degli operatori della sala operativa, e il 9% ha riferito di aver verificato il rifiuto da parte degli operatori del 118 di prendere in carico il paziente per trasferirlo in ospedale. Non mancano poi altre segnalazioni: un 8,5% ha constatato che mezzi e strumenti erano insufficienti e il 6,6% afferma che operatori della centrale hanno sottovalutato i sintomi riferiti. E sempre sui tempi d'intervento una recente indagine di ARES 118 rivela come quello percepito durante l'attesa dell'ambulanza sia in realtà molto dilatato (su stessa ammissione degli utenti ricontatti dopo alcune setimane)."Le risorse da destinare al servizio 118 non sono ancora sufficienti, ma le cose sono migliorate ovunque, in ogni Provincia esiste una centrale, e i tempi di soccorso rientrano, in generale, con quelli previsti dalle linee guida", spiega Mario Costa, presidente della Società italiana centrali 118, tra i massimi esperti del settore emergenza-urgenza. Sempre Costa, che rimarca come il 118 abbia radicalmente migliorato l'assistenza, conclude: "Certo, esistono ancora realtà diverse tra loro. Però non dobbiamo dimenticarci che è un servizio sanitario giovane. Basti pensare che l'ultima Regione, la Basilicata, è entrata a regime nel 2004. Ora è necessario che anche i cittadini partecipino attivamenteall'emergenza: da un parte attraverso un uso corretto del 118, dall'altra imparando a prestare un primo soccorso in attesa dell'arrivo dei professionisti: e questo andrebbe insegnato nelle scuole. L'obiettivo è sempre lo stesso: salvare la vita".
preso da:http://www.repubblica.it/supplementi/salute/2008/03/13/primopiano/006mac5716.html
il 118 in sicilia
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Rimuovere i graffi dai cd in cinque minuti
Eccovi alcuni metodi casalinghi, mediante i quali dovreste essere in grado di rimuovere i graffi dalla superficie dei cd.Le superfici dei cd o dei dvd sono molto delicate. Infatti, basta una scorretta conservazione, ed ecco che la superficie di esso si striscia. Se avete sperimentato tutto quanto era nelle vostre conoscenze, ma non avete ancora risolto il problema, vi indichiamo altri metodi, mediante cui dovreste essere in grado di rimettere in sesto i vostri cd o dvd. Tuttavia, sia bene chiaro, quelle sotto riportate devono essere intese come "ultime spiagge", ossia soluzioni utilme al problema, cui ricorrere soltanto quando non c'è proprio più niente da fare. Di conseguenza, non ci assumiamo nessuna responsabilità nel caso in cui non riusciste a pervenire al risultato sperato. In sostanza, non vi assicuriamo che i vari metodi proposti possano effettivamente funzionare. Primo metodo – Il dentifricio Cosa vi serve: Un cd da pulire Dentifricio (possibilmente a pasta bianca e non colorata, senza granuli) Acqua di rubinetto Un batuffolo di cotone Un panno morbido Dieci minuti di tempo Sul mercato esistono dei costosissimi kit di riparazione, ma con questo metodo non servono. Prendiamo il supporto da pulire e mettiamoci sopra del dentifricio. Con un batuffolo di cotone leggermente inumidito (o con le mani, se preferite) spalmiamo per bene il dentifricio lungo tutta la superficie del cd, anche se ne è strisciata solo una piccola parte. Lasciamo agire il dentifricio per cinque minuti. Quindi prendiamo il cd e, sotto l’acqua corrente, togliamo con le mani ogni residuo di dentifricio. Quando abbiamo rimosso tutto il dentifricio, asciughiamo il supporto con un panno morbido e, voilà, la superficie ora è ben levigata! Ovviamente, devo ricordarvi che se la superficie presenta graffi profondi, questi potrebbero non venir via, neppure se lasciaste agire il dentifricio per giorni e giorni. Secondo metodo – La banana E' possibile rimuovere i graffi dai cd anche con questo frutto esotico, ma la procedura è un po’ più lunga. Cosa vi serve: Un cd da pulire Un pezzo di banana (con la sua buccia, da utilizzare in seguito) Un panno morbido Acqua di rubinetto Quindici minuti del vostro tempo Prendiamo il supporto da pulire e strofiniamoci sopra la polpa della banana con movimenti circolari. E' necessario strofinare tutta la superficie del cd. Lasciamo agire la polpa sul support per 5 minuti. Ripuliamo la superficie con la parte interna della buccia . Laviamo il supporto con acqua e asciughiamolo con un panno morbido.Anche per quanto riguarda questo metodo, è nostro dovere segnalare che i graffi molto profondi potrebbero non sparire, anche dopo giorni e giorni di duro lavoro.
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