La Sicilia
Ed. del 08.07.2011 - Agrigento - pag. 37
Giuseppe Recca
Articolo letto 6 volte
Nelle ore pomeridiane, in caso di emergenza, viene sospeso il servizio di Triage
AGRIGENTO - La stagione estiva riporta prepotentemente alla ribalta i problemi di sovraffollamento nell’area di emergenza dell’ospedale Giovanni Paolo II e le carenze di risorse umane della struttura. Lo stato di precari età del Pronto Soccorso, soprattutto per ciò che concerne il personale disponibile, viene segnalato ogni giorno dagli utenti e confermato anche dalle stesse autorità sanitarie. Il manager Salvatore Olivieri alcuni giorni fa riferiva di problemi che sono identici a quelli del resto d’Italia e di sacrifici da parte del personale sanitario.
Un episodio verificatosi nei giorni scorsi conferma le difficoltà in cui opera l’assistenza sanitaria: nelle ore pomeridiane l’area di emergenza non ha potuto usufruire dell’infermiere addetto al triage, costretto salire su un’ambulanza che trasportava un paziente a Palermo. L’assenza del primo contatto tra l’utenza e il reparto ha determinato una gran confusione e la difficoltà del personale che era impegnato ad assistere gli utenti, costretto anche ad aprire la porta a chiunque bussava per un caso di emergenza che non era stato opportunamente valutato all’ingresso.
Durante le ore diurne, il problema personale, anche se con difficoltà, viene comunque risolto fino a quando il triade è funzionante. Il difficile arriva durante la notte, quando nel reparto il personale medico e paramedico si dimezza. Nella fascia oraria che va dalle 18 alle 8, è impossibile garantire una indispensabile assistenza a diverse persone contemporaneamente.
Ed accade che si attende per ore il proprio turno. L’assistenza, con tutta la buona volontà dei sanitari, sottoposti ad una continua pressione, rischia di essere quindi frettolosa, con tutti i pericoli del caso. Se il personale fosse adeguato, si potrebbe garantire costantemente il triade, che è uno strumento indispensabile per garantire che un paziente in pericolo di vita venga preso in carico dal medico.
Un episodio verificatosi nei giorni scorsi conferma le difficoltà in cui opera l’assistenza sanitaria: nelle ore pomeridiane l’area di emergenza non ha potuto usufruire dell’infermiere addetto al triage, costretto salire su un’ambulanza che trasportava un paziente a Palermo. L’assenza del primo contatto tra l’utenza e il reparto ha determinato una gran confusione e la difficoltà del personale che era impegnato ad assistere gli utenti, costretto anche ad aprire la porta a chiunque bussava per un caso di emergenza che non era stato opportunamente valutato all’ingresso.
Durante le ore diurne, il problema personale, anche se con difficoltà, viene comunque risolto fino a quando il triade è funzionante. Il difficile arriva durante la notte, quando nel reparto il personale medico e paramedico si dimezza. Nella fascia oraria che va dalle 18 alle 8, è impossibile garantire una indispensabile assistenza a diverse persone contemporaneamente.
Ed accade che si attende per ore il proprio turno. L’assistenza, con tutta la buona volontà dei sanitari, sottoposti ad una continua pressione, rischia di essere quindi frettolosa, con tutti i pericoli del caso. Se il personale fosse adeguato, si potrebbe garantire costantemente il triade, che è uno strumento indispensabile per garantire che un paziente in pericolo di vita venga preso in carico dal medico.
Nessun commento:
Posta un commento
imposta qui i tuoi commenti